La depressione è una malattia a forte valenza socio-sanitaria, purtroppo sempre più diffusa.

Attualmente la depressione interessa 350 milioni di persone e causa 850mila morti ogni anno, inoltre circa il 10% della popolazione adulta ha avuto almeno un episodio di depressione maggiore nel corso della vita.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ipotizza che nel 2020 arriverà a essere la seconda causa di disabilità lavorativa, subito dopo le malattie cardiovascolari, con pesanti ricadute a livello individuale, sociale ed economico.

Per questa ragione diventa importante il trattamento di questa psicopatologia, meglio se ancora non si è aggravata (cosa che generalmente accade quando la si trascura): in questo modo il trattamento diventa meno complesso e meno costoso, oltre ad evitare che la persona arrivi a sperimentale alti livelli di sofferenza.

quali sono le principali forme di trattamento della depressione.

Terapia farmacologica

Spesso fattori genetici e biologici giocano un ruolo importante nel determinare la manifestazione di un disturbo depressivo maggiore; per questo motivo nella maggior parte dei casi il trattamento farmacologico è necessario, poiché va ad agire sulle cause organiche della malattia riducendone gli effetti.  I farmaci preposti alla terapia di questo tipo di disturbo sono gli antidepressivi, che comprendono diversi tipi di molecole.

Tuttavia anche fattori ambientali, psicologici o determinate caratteristiche di personalità possono incidere in maniera notevole sullo sviluppo di tale psicopatologia; inoltre non bisogna dimenticare che l’uso prolungato di antidepressivi, spesso necessario per evitare ricadute, espone la persona a diversi effetti collaterali.

 
A la depressione interessa 350 milioni di persone e causa 850mila morti ogni anno, inoltre circa il 10% della popolazione adulta ha avuto almeno un episodio di depressione maggiore nel corso della vita. 

Per questo sarebbe auspicabile integrare il trattamento farmacologico con interventi di altro tipo, come la psicoterapia o la mindfulness, permettendo alle persone di comprendere le cause ambientali e personologiche che hanno contribuito allo sviluppo e mantenimento del disturbo, modificare la definizione di sé e apprendere risorse che consentano loro di avere maggiore fiducia in se stesse e sentirsi più efficaci rispetto alla gestione dei sintomi.

Psicoterapia cognitivo-comportamentale

Diversi studi dimostrano in modo ormai consolidato l’efficacia della psicoterapia cognitivo-comportamentale nel trattamento della depressione maggiore.

È stato Aaron T. Beck ad apportare il più grande contributo al trattamento della depressione in ambito della psicoterapia cognitiva. Egli, lavorando con pazienti depressi, scoprì l’esistenza di pensieri negativi, costituiti da un’idea di se stessi come fragili e incapaci, del mondo come crudele e del futuro senza speranza.

Questi pensieri negativi influiscono parecchio sull’umore e spesso la persona fa fatica a metterli in discussione, poiché sono radicati da talmente tanto tempo da essere diventati automatici: cioè non solo la persona non ne è consapevole ma non contempla assolutamente la possibilità che possano essere falsi e, dunque, messi in discussione.

Dunque l’intervento psicoterapeutico rispetto al disturbo depressivo maggiore si focalizza soprattutto sull’individuare e mettere in discussione il modo in cui la persona interpreta gli eventi passati, presenti o futuri e valuta se stesso e il mondo che lo circonda, andando a rompere quel circolo vizioso di pensieri negativi che contribuiscono a mantenere ed esacerbare la sofferenza emotiva.

Il paziente viene incoraggiato a sostituire le valutazioni distorte ed estremamente pessimistiche riguardanti se stesso, gli altri, il futuro e la propria vita con pensieri più realistici e adattivi e questo porta poi spontaneamente anche alla riduzione della sofferenza sul piano emotivo e all’abbandono di quei comportamenti che tipicamente caratterizzano il disturbo depressivo, come l’inattività e l’isolamento sociale.

Mindfulness

Mindfulness è una parola inglese che vuol dire consapevolezza. Jon Kabat Zinn descrive l’esperienza della mindfulness come il “porre attenzione al momento presente, in modo intenzionale e non giudicante”.

I principali interventi basati sulla mindfulness sono il protocollo MBSR e il protocollo MBCT.

Il protocollo MBSR (Mindfulness-Based Stress Reduction) è un programma scientifico di riduzione dello stress basato sulla meditazione di consapevolezza, sviluppato nel 1979 da Jon Kabat Zinn, professore presso la Medical School dell’Università del Massachussets (USA).

Il protocollo MBCT è stato messo a punto da Segal, Williams e Teasdale presso la clinica per la depressione di Washington e unisce alla classica pratica di meditazione di consapevolezza alcuni strumenti tratti dalla terapia cognitiva per interrompere il circolo vizioso della depressione.

la depressione interessa 350 milioni di persone e causa 850mila morti ogni anno, inoltre circa il 10% della popolazione adulta ha avuto almeno un episodio di depressione maggiore nel corso della vita.  #depressione #oms #psicologia Share on X

A partire dai numerosissimi studi condotti a riguardo, si può ritenere ormai certa l’efficacia degli interventi basati sulla mindfulness rispetto a diversi disturbi (ansia, depressione, stress, dolore cronico, insonnia  e sofferenza emotiva): la pratica costante della mindfulness dà luogo infatti a considerevoli cambiamenti in aspetti specifici della psicopatologia, come i pregiudizi cognitivi, la disregolazione emotiva e l’efficacia interpersonale.

La premessa teorica generale degli interventi basati sulla mindfulness è che, praticando la meditazione di consapevolezza, le persone diventeranno meno reattive a fenomeni interni spiacevoli e più riflessive: questo conduce a risultati psicologici positivi.

Beck, A. T., Alford, B. A. (2009) Depression: Causes and Treatment. Second Edition. Philadelphia: University of Pennsylvania.

Hofmann, S.G, Gomez, A.,F (2017). Mindfulness-Based Interventions for Anxiety and Depression. Psychiatr Clin North Am. 2017 Dec; 40(4), 739–749.

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dott.ssa Annarita Scarola

inizia la sua attività terapeutica nell’ambito della disabilità grave e del fine vita, effettuando sostegno psicologico ai malati di SLA e accompagnamento alla morte. Psicologa Psicoterapeuta Cognitivo Comportamentale.

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dott.ssa Elena Cristina

inizia la sua attività clinica occupandosi di psicologia dell’invecchiamento sano e patologico, neuropsicologia e psicologia del malato oncologico (psico-oncologia). Psicologa Psicoterapeuta Cognitivo Comportamentale

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dott.ssa Laura Grigis

inizia la sua attività come psicologa nell’ambito del sostegno e potenziamento delle abilità scolastiche, anche in situazioni di Disturbo Specifico dell’Apprendimento. Psicologa Psicoterapeuta Cognitivo Comportamentale

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