A tutti noi è capitato di voler dire di no, di volerci ribellare a qualcosa che non ci andava bene, di voler esprimere disappunto o di voler chiedere chiarimenti su qualcosa che non avevamo ben compreso, ma di non aver avuto il coraggio di esporci per esprimere il nostro pensiero.
Perché è difficile dire di no?
Perché è difficile esprimere e mantenere la propria posizione quando sappiamo che gli altri potrebbero non condividerla?
- Le ragioni potrebbero essere tante:
- la paura di ferire gli altri,
- la paura di rompere una relazione,
- la paura di una ritorsione,
- la paura di disattendere le aspettative degli altri,
- la paura di essere giudicati negativamente dagli altri,
- di non essere accettati,
- di venire esclusi dal gruppo,
- la paura di non essere capaci di sostenere una posizione in condizioni stressanti, per esempio di fronte ad una richiesta pressante o di fronte ad un intero gruppo di persone che ti spinge a cambiare idea su qualcosa.
Capita spesso quindi di chiudere un occhio, di fare un favore a un amico o ad un collega anche se non ne avevamo voglia, di adeguarci al pensiero comune, certi che in questo modo la vita sarà un po’ più semplice.
Eppure dopo ci tocca fare i conti con qualcuno che non avevamo preso in considerazione: noi stessi.
Accade infatti di frequente che dopo l’ennesimo sì che non avremmo voluto pronunciare iniziamo a ruminare su cosa avremmo potuto o avremmo voluto dire, proviamo rabbia perché in fondo quello che è successo ci sembra ingiusto ma ci siamo sentiti impotenti, manipolati , e perché ancora una volta abbiamo messo in secondo piano i nostri bisogni per accontentare gli altri.
Cosa facciamo allora? Ci rimbocchiamo le maniche, aggrottiamo le sopracciglia, stringiamo i denti e con passo deciso andiamo da quella persona e diciamo: “Basta! Da oggi cambia la storia! Non sono più disposto a fare quello che mi chiedi!”.
Quella persona alza il sopracciglio, ci guarda stupita e senza scomporsi più di tanto risponde: “Ma stai bene? L’hai sempre fatto! Cosa ti è successo oggi?”.
Eh no, non era proprio questo il risultato desiderato. Non solo abbiamo stoicamente subito una situazione per così tanto tempo, ma quando proviamo a ribellarci veniamo anche presi per pazzi.
L’assertività, un diritto che spesso si dimentica di avere
Assertività vuol dire esprimere il proprio pensiero o manifestare il proprio bisogno senza prevaricare gli altri, mostrandosi decisi ma al tempo stesso aperti al dialogo e al confronto, rispettando i propri diritti e quelli degli altri, ascoltando anche altri punti di vista e mostrandosi aperti al cambiamento o alla ricerca di compromessi, considerando le eventuali critiche come stimoli per migliorare, tollerando che l’altro possa pensarla in maniera diversa da noi senza giudicarlo e non permettendo agli altri di essere aggressivi o manipolatori nei nostri confronti.
L’assertività si colloca a metà strada tra la passività e l’aggressività.
Passività vuol dire arrendersi al volere altrui e reprimere i propri desideri, usando come criterio di scelta per l’azione ciò che farebbe piacere agli altri.
Da un lato sembra molto semplice: paradossalmente basta fare ciò che gli altri si aspettano per avere la garanzia di essere sempre accettati e benvoluti.
Dall’altro lato però, come abbiamo visto, questo tipo di risposta genera rabbia, frustrazione, insicurezza, senso di colpa, ansia. Inoltre diamo per scontato che l’altro non voglia accettarci così come siamo, anche se forse a volte siamo noi a voler essere diversi e quindi crediamo di conseguenza che anche gli altri pensino la stessa cosa; chiaramente però non c’è nesso logico tra le due cose.
Altre volte si è passivi per paura di ferire gli altri, ma ricordiamo: noi non siamo responsabili delle emozioni altrui e il modo in cui l’altro reagisce a ciò che noi diciamo o facciamo non dipende da noi.
Noi siamo liberi di dire di no, e di fronte a questo l’altro può liberamente mettere il broncio e non rivolgerci più la parola, oppure può provare a comprendere il perché della nostra scelta, provando insieme a cercare una soluzione che possa andare bene ad entrambi o addirittura riconoscere le nostre ragioni e accettare di doversi arrangiare senza di noi.
Il comportamento aggressivo invece è tipico di chi, per raggiungere i propri obiettivi, si afferma con violenza svalutando, minimizzando i bisogni degli altri e non riconoscendo il valore altrui.
La persona aggressiva è molto rigida e ferma sulle proprie posizioni, è convinta di avere sempre ragione, non prende in considerazione punti di vista diversi dal proprio e attribuisce i fallimenti agli altri o alle circostanze esterne.
Inoltre, come abbiamo visto, a volte una reazione aggressiva e rabbiosa può essere una controreazione istintiva quando ci si comporta generalmente in modo passivo ma non si tollera più la situazione e si ha la percezione che gli altri ci stiano mettendo i piedi in testa.
I 10 diritti della persona (assertiva)
Tante volte si pensa all’assertività come ad una qualità o ad una tecnica difficile da apprendere, che tutti vorremmo avere ma in pochi ci riescono. Se invece impariamo a pensare all’assertività come ad un diritto e non ad una tecnica, metterla in pratica risulterà molto più semplice.
Vediamo quali sono i 10 diritti della persona, che rendono chi li mette in pratica una persona assertiva:
- Voi soli avete il diritto di giudicare il vostro comportamento, i vostri pensieri e le vostre emozioni, e di assumervene la responsabilità accettandone le conseguenze;
- Avete il diritto di non giustificare il vostro comportamento adducendo ragioni, scuse o spiegazioni;
- Avete il diritto di decidere se occuparvi dei problemi degli altri o se non assumervi la responsabilità di risolvere i problemi altrui;
- Avete il diritto di cambiare parere e opinione e di cambiare il vostro modo di pensare;
- Avete il diritto di sbagliare, assumendovi la responsabilità delle eventuali conseguenze negative;
- Avete il diritto di essere illogici nelle vostre scelte;
- Avete il diritto di rifiutare una richiesta che porta via troppo tempo o risorse dai vostri impegni;
- Avete il diritto di dire: “Non so” quando vi si chiede una competenza che non avete;
- Avete il diritto di dire: “Non capisco” a chi non dice chiaramente che cosa si aspetta da voi;
- Avete il diritto di dire: “Non mi interessa” quando gli altri vi vogliono coinvolgere nelle loro iniziative.
È fondamentale riconoscere il proprio valore ed essere noi stessi i primi a rispettare i nostri bisogni, esprimendoli in modo equilibrato, cioè non imponendoli agli altri con violenza né lasciandosi invadere dalle necessità e dalle opinioni altrui: questo ci rende persone consapevoli e rispettose verso noi stessi e verso gli altri, capaci di creare relazioni soddisfacenti e di raggiungere i nostri obiettivi attraverso una comunicazione sincera ed efficace.
Anchisi, R., & Gambotto Dessy, M. (2013). Manuale di assertività. Teoria e pratica delle abilità.
Articolo scritto dalla dr.ssa Annarita Scarola, Psicologa e Psicoterapeuta