In questo articolo cercheremo di vedere come comunicano tra loro i neuroni affrontando la tematica in modo da avvicinare il mondo del lavoro dello psichiatra andando a comprendere il fenomeno della depressione in un ottica biochimica.
I neuroni comunicano tra di loro attraverso strutture altamente specializzate chiamate sinapsi. Queste sinapsi possono essere elettriche o biochimiche.
Nel caso degli psicofarmaci facciamo riferimento a sinapsi biochimiche.
La sinapsi è composta da alcuni elementi principali:
- il bottone presinaptico (sul neurone che manda il messaggio) che contiene delle vescicole al cui interno si trovano i neurotrasmettitori
- uno spazio intersinaptico o vallo sinaptico
- una membrana post-sinaptica (sul neurone che riceve il messaggio) che ha una serie di fessure chiamate recettori che raccolgono i neurotrasmettitori. Dopo aver esplicato la loro funzione, le monoamine si legano ai recettori responsabili della loro ricaptazione (SERT per il reuptake della serotonina e NET per il reuptake della noradrenalina) e vengono riportate all’interno della terminazione nervosa presinaptica. Una volta ricaptate, le monoamine vengono metabolizzate da specifici enzimi, le monoamino ossidasi (MAO) e le catecol-O-metil transferasi (COMT).
- Tale interazione dà origine a una cascata di segnali che porta a una determinata risposta biologica.
I neurotrasmettitori possono essere eccitatori (dopamina, noradrenalina, serotonina) oppure inibitori (GABA).
QUALI SONO LE CAUSE BIOCHIMICHE DELLA DEPRESSIONE?
Dal punto di vista biochimico, è ormai comprovato da numerose ricerche scientifiche che la causa della depressione sia imputabile al ruolo svolto dai neurotrasmettitori. Questi neurotrasmettitori, come abbiamo visto, sono le monoamine serotonina (o 5-HT), noradrenalina (o NA) e dopamina (o DA). Sulle cause biochimiche , sono state formulate varie ipotesi:
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Ipotesi monoaminergica
Secondo quest’ipotesi, la depressione sarebbe causata da un deficit di serotonina, noradrenalina e dopamina. A supporto di questa teoria sta il fatto che i farmaci antidepressivi aumentano la trasmissione di queste monoamine. Tuttavia, gli antidepressivi alterano molto rapidamente le concentrazioni di monoamine, ma l’effetto terapeutico s’instaura solo a distanza di settimane. Inoltre, non è detto che un farmaco in grado di aumentare molto la concentrazione di monoamine nel vallo sinaptico abbia migliori proprietà antidepressive. Pertanto, appare evidente che il deficit di serotonina, noradrenalina e dopamina non può essere l’unica causa scatenante la depressione.
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Ipotesi della sensibilità recettoriale
Questa ipotesi afferma che la depressione non è causata semplicemente da un deficit di monoamine, ma anche da un’alterata sensibilità dei recettori postsinaptici nei confronti di questi stessi neurotrasmettitori. Il concetto che sta alla base di questa teoria è che nei pazienti affetti da depressione, i recettori postsinaptici serotoninergici e noradrenergici sono diventati ipersensibili nei confronti dei loro rispettivi neurotrasmettitori, in seguito alla loro deplezione dal vallo sinaptico. I farmaci antidepressivi, pertanto, indurrebbero un’iposensibilità di questi stessi recettori e ciò spiegherebbe perché l’effetto terapeutico s’instaura solo dopo qualche settimana dall’inizio del trattamento.
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Ipotesi permissiva
Con questa ipotesi si mette in evidenza l’importanza che riveste il bilancio reciproco di serotonina e noradrenalina nei processi regolatori dell’umore. Infatti, se il livello di serotonina è troppo basso, si perde la regolazione noradrenergica e ciò può generare alterazioni dei livelli di noradrenalina. Tali alterazioni possono condurre alla mania. Se, invece, è il livello di noradrenalina ad abbassarsi, si perde la regolazione serotoninergica con conseguente alterazione dei livelli di serotonina. Ciò porta alla comparsa dei sintomi tipici della depressione.
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Ipotesi ormonale
Questa ipotesi afferma che l’alterazione dell’asse ipotalamico-pituitario-surrenale (HPA) possa essere in grado di incidere sui livelli di serotonina e noradrenalina rilasciate dai rispettivi neuroni, compromettendo, quindi, il loro funzionamento.
In ogni caso, le varie ipotesi formulate dimostrano che la depressione dal punto di vista biochimico è dovuta – direttamente o indirettamente – ad alterazioni dei livelli di serotonina e noradrenalina. Questa scoperta porta alla certezza che, ove ci sia una modificazione biochimica patologia, vi possa essere anche la cura per ristabilirne l’equilibrio. Ecco che entrano in gioco gli antidepressivi.
Seguitemi al prossimo articolo e scoprirete come funzionano, quando si usano e quali sono…
Articolo scritto dalla dott.ssa Gaia Guggeri Medico Psichiatra presso la sede di Saronno