“Scienza, metodo e passione” è il motto di InTerapia e in queste poche parole sono racchiusi i valori su cui fondiamo il nostro lavoro ed il nostro modo di intendere la psicoterapia, che non può prescindere dal sapere scientifico.
I professionisti di InTerapia sono tutti formati secodo il modello cognitivo – comportamentale (CBT), ritenuto dalla comunità scientifica il più efficace per il trattamento di numerosi disturbi, soprattutto di ansia ed umore.
Attraverso il lavoro svolto presso i nostri Centri stiamo conducendo uno studio scientifico, in collaborazione con un altro partner del settore del benessere psicologico (Centro Crisalide), avente lo scopo di dimostrare l’efficacia degli approcci scientifici alla psicoterapia. Intendiamo offrire il nostro contributo al sapere scientifico, perché crediamo che in questo modo la psicoterapia tutta possa evolvere verso una sempre maggiore efficienza (cioè un mix di efficacia e rapidità), al fine di garantire cure accessibili a tutti e contribuire ad umentare il benessere della popolazione.
Background della Ricerca
Negli individui che ne soffrono, i sintomi ansiosi e depressivi sono in grado di ridurre sensibilmente la produttività e incrementare il bisogno di richiedere assistenza sanitaria; questo ha necessariamente un impatto sulla spesa pubblica. Negli ultimi decenni numerosi dati scientifici hanno evidenziato l’efficacia della Terapia Cognitivo-Comportamentale (CBT) e della Schema Therapy (ST) nel trattamento di numerosi disturbi psicologici, inclusi i disturbi d’ansia e i disturbi depressivi. I dati scientifici hanno anche supportato l’ipotesi che esista una correlazione tra la gravità dei sintomi ansiosi e depressivi e la capacità individuale di regolazione emotiva; in particolare è supportata l’ipotesi secondo la quale una maggiore capacità di regolazione emotiva sia correlata a una riduzione dell’intensità dei sintomi.
I dati epidemiologici mostrano un aumento allarmante della prevalenza di disturbi psicologici, soprattutto di tipo ansioso e depressivo, nella popolazione generale dei paesi occidentali (Organization W. H., 2001; Lim G. Y. et al, 2018; Lépine J-P., 2002). Questo fenomeno rischia di assumere la forma di un grande costo sociale, come si legge in letteratura (Lépine JP., 2002): le persone che soffrono di disturbi d’ansia e di depressione tendono infatti a perdere più giorni di lavoro a causa della malattia e ad accedere ai servizi sanitari locali più frequentemente, consumano psicofarmaci e sono a maggior rischio di suicidio. Tutto ciò genera di conseguenza un aumento della spesa pubblica e una riduzione della capacità produttiva individuale. In questo contesto, è fondamentale fornire risposte efficaci alla domanda di aiuto psicologico strutturato che le persone rivolgono spontaneamente ai centri territoriali di sanità privata specializzati in trattamenti psicoterapeutici e psicofarmacologici.
Come evidenziato da numerose revisioni scientifiche e studi di meta-analisi, la psicoterapia cognitivo-comportamentale (CBT), la Schema Therapy (ST) e la psicofarmacologia sono considerati approcci efficaci nel trattamento di numerosi disturbi psichiatrici e dello stress psicologico (Churchill R, Hunot V, Corney R et al., 2001; Carter JD, 2013; Puetz TW et al., 2015). Come evidenziato negli studi di Jarrett RB e Anderson RA, è dimostrato che 10 settimane di queste terapie sono sufficienti per avere un risultato clinicamente significativo in termini di riduzione dei sintomi (Jarrett RB et al., 1999; Anderson RA et al, 2007; Simpson GS et al, 2010); allo stesso modo, gli studi di Lambert MJ e Trowell J. evidenziano l’efficacia della psicoterapia dopo 30 sedute per la maggior parte dei disturbi psicologici (Lambert MJ et al., 1994; Trowell J. et al., 2018), ma l’efficacia specifica della CBT, della ST e della farmacoterapia per i disturbi psichiatrici dopo 30 sedute non è stata ancora adeguatamente indagata nella letteratura scientifica.
La letteratura scientifica sottolinea anche come la regolazione emotiva sia una competenza importante per il benessere psicologico; rappresenta la capacità individuale di rispondere ai continui e numerosi stimoli che provengono dall’ambiente circostante, al fine di favorire il miglior adattamento individuale (Frijda N. H., 1988).
Nello specifico, la letteratura suggerisce, come negli studi di Sloan E. e Aldao A., che nei pazienti con sintomi ansioso-depressivi e, in generale nelle persone con disturbi psicologici, la gravità del disagio è correlata proprio alla disregolazione emotiva (Sloan E. et al., 2017; Aldao A. et al., 2010). È quindi ragionevole presumere che migliorando la capacità di regolazione emotiva si possa ottenere un miglioramento sintomatico, come già evidenziato in alcuni studi scientifici sull’argomento (Compare A. et al., 2014; Hinton D. E. et al., 2009).
Il presente studio si propone di misurare l’efficacia a breve termine (10 settimane) e poi a lungo termine (30 settimane) di CBT, ST e psicofarmacologia nella riduzione dei sintomi ansioso-depressivi, assumendo che questo miglioramento sia correlato ad un aumento della capacità individuale di regolazione emotiva in quei pazienti che si rivolgono spontaneamente alla sanità privata. Vogliamo anche indagare come ogni approccio sia correlato all’aumento della capacità di regolazione emotiva nel tempo.
Metodi e Partecipanti
90 pazienti dei centri “InTerapia” e “Crisalide” di Saronno (VA), con sintomi di ansia e depressione, che necessitano di trattamento psicoterapeutico o farmacologico, randomizzati a gruppi sperimentali.
Metodo di valutazione:
“Misura semplificata dello stato sociale”, Will Barrat, Ph.D., 2006: per valutare lo stato socio-economico del paziente;
“TAS-20 – Toronto Alexithymia Scale”, Taylor G. J., Bagby R. M., Parker J. D. A., 1992: per valutare la presenza e il grado di alessitimia nel paziente;
“DERS-36 – Difficoltà nella scala di regolazione delle emozioni”, Gratz K. L, Roemer L., 2004: per misurare la capacità di regolazione emotiva del paziente;
“BAI – Beck Anxiety Inventory”, Beck A. T. et al., 1988: per misurare la presenza e la gravità dei sintomi ansiosi nel paziente;
“BDI-II – Beck Depression Inventory – II”, Beck A. T. et al., 1996: per misurare la presenza e la gravità dei sintomi depressivi nel paziente;
“TEC – Traumatic Experiences Checklist”, Nijenhuis E. R. S. et al., 2002: per valutare la presenza di traumi e il loro impatto soggettivamente percepito sulla vita del paziente.
Si tratta di strumenti di autovalutazione, convalidati in termini di proprietà dei test psicometrici in campioni di pazienti psichiatrici.