Che cos’è la dislessia?
La dislessia è uno disturbo del neurosviluppo che si colloca all’interno della categoria DSA, ovvero Disturbi Specifici dell’Apprendimento. I DSA comportano una serie di difficoltà nella capacità di leggere, scrivere e fare i calcoli che generalmente si manifestano nei primi anni di scuola primaria. Tali difficoltà non intaccano però il funzionamento cognitivo globale: infatti l’intelligenza non è in alcun modo compromessa.
La dislessia interessa nello specifico la lettura che risulta scorretta, imprecisa, molto lenta e di difficile comprensione. Infatti ciò che caratterizza la dislessia è una mancata automatizzazione della corrispondenza grafema-fonema ovvero il fatto che ad ogni segno scritto corrisponde un determinato suono. È bene ricordare che la dislessia non è una malattia ma una neurodiversità che caratterizza coloro che hanno un diverso modo di processare le informazioni.
Esistono due tipi di dislessia:
Dislessia acquisita:
questa tipologia di dislessia può presentarsi anche in età avanzata ed è causata da eventi traumatici o patologici, tra cui trauma cranico e ictus, o dall’invecchiamento delle cellule celebrali. La dislessia acquisita comporta, quindi, una perdita della capacità di lettura in un soggetto che in precedenza aveva normale abilità.
Dislessia evolutiva:
si tratta di una dislessia presente fin dalla nascita e non determinata da cause di tipo ambientale, patologico o socio-educazionale. Le difficoltà nell’apprendimento sono quindi legate ad uno sviluppo neurologico atipico e ad un differente modo di percepire ed apprendere.
Quali sono le cause?
Le difficoltà di un dislessico non sono legate a svogliatezza, poca attenzione o scarse capacità ma si tratta di un disturbo di origine neurobiologica e genetica.
Esistono diversi geni associati alle capacità di lettura e linguaggio e l’alterata espressione di questi geni compromette la funzione di quelle aree cerebrali correlate al saper leggere e al saper abbinare correttamente le lettere ai suoni corrispondenti.
Inoltre risulta di fondamentale importanza la familiarità: la presenza di disturbi specifici dell’apprendimento nei genitori di bambini con dislessia evolutiva è molto frequente e raggiunge circa il 70% dei casi. Per tali motivi si è concordi nel ritenere che questo disturbo abbia un carattere ereditario.
Inoltre la dislessia è con molta probabilità correlata ad un’attività cerebrale atipica.
La conferma di ciò arriva da diversi studi scientifici sull’attività del cervello dei dislessici, da cui è emerso che:
- L’emisfero sinistro del cervello, il quale normalmente è l’emisfero che governa la capacità di scrittura e lettura, e il saper parlare, è meno attivo del normale;
- L’emisfero destro del cervello è più attivo del normale, come se dovesse compensare le mancanze dell’emisfero sinistro;
- Il lobo temporale sinistro, che è l’area cerebrale che dirige l’elaborazione fonologica (ossia l’elaborazione delle parole) e la percezione e interpretazione dei suoni, è meno attivo che nelle persone normali.
Quali sono le principali caratteristiche e difficoltà?
I bambini e ragazzi con dislessia hanno un deficit nella competenza meta-fonologica ovvero nella capacità di cogliere le sequenze di suoni, riconoscere i suoni all’interno delle parole, riconoscere le rime e ricordare suoni in sequenza. Tale deficit comporta:
- lentezza nell’apprendere la corrispondenza tra una lettera e il suono;
- difficoltà nel separare la parola in suoni e a ricostruire la parola dai suoni;
- fatica nel contare le sillabe di una parola;
- difficoltà nel memorizzare le lettere dell’alfabeto e a confonderle tra loro (in particolare, le lettere con caratteristiche visive simili, come “p” e “q” o “d” e “b”, oppure con suoni simili, come “v” e “f”);
- imprecisione e lentezza nella lettura;
- difficoltà nel riconoscere parole con suoni simili;
- difficoltà nella comprensione del testo;
A questo si aggiunge una scarsa competenza nei processi visivo-percettivi: chi ha una dislessia ha la sensazione che le lettere si affollino o si muovano sul foglio e ciò determina la difficoltà nel seguire il rigo durante la lettura.
Ecco cosa vede un bambino dislessico quando legge:
Fonte: AID
Inoltre la dislessia, essendo caratterizzata da una mancata automatizzazione della lettura, altera la capacità di riconoscere le parole alla vista, con un veloce colpo d’occhio. Questa capacità riguarda i termini familiari, che un individuo ha già incontrato in altri testi.
Tutte queste difficoltà portano la persona con dislessia ad avere capacità di lettura e scrittura più basse rispetto a quanto ci si aspetta in base all’intelligenza e alla curiosità, a fare fatica a verbalizzare i pensieri e ad avere un rendimento scolastico basso soprattutto nelle prove scritte.
È importante però ricordare che il processo di apprendimento dei bambini con dislessia ha tuttavia numerosi punti di forza: infatti i bambini e ragazzi con DSA ragionano in modo dinamico e hanno un’incredibile flessibilità di pensiero, hanno una visione più ampia e universale di ciò che imparano e apprendono molto velocemente dall’esperienza.
Quali sono i campanelli d’allarme?
La diagnosi di Dislessia, come quella di tutti i DSA, può essere fatta solo a partire dalla conclusione della classe seconda primaria, quindi sono necessari due anni di esposizione all’apprendimento della letto-scrittura prima di effettuare una valutazione specifica. Nonostante ciò esistono dei segnali o campanelli di allarme che possono indicare un sospetto di dislessia. I principali segnali a cui prestare attenzione sono:
- ritardo nell’imparare a parlare;
- difficoltà nell’imparare nuove parole ed ampliare il proprio vocabolario;
- difficoltà nel pronunciare alcune parole, specie quelle più lunghe e complessa;
- confusione nel riconoscere il significato di alcune parole;
- difficoltà nel ricordare oggetti o elementi in ordine;
- poca coordinazione nei movimenti;
- difficoltà nell’apprendere alcune abilità, come allacciarsi le scarpe.
Quali sono le conseguenze psicologiche di una mancata diagnosi?
Spesso succede che a scuola, bambini con dislessia non vengano individuati immediatamente e quindi vengano descritti dalle maestre come svogliati, pigri o che non si impegnano abbastanza. In questi casi, oltre al disagio legato alla difficoltà di apprendimento, nel bambino può comparire un senso di frustrazione, demoralizzazione e una svalutazione delle proprie capacità personali con conseguenze negative sulla propria autostima. Questo può creare un circolo vizioso che porta a non voler più andare a scuola, evitare qualsiasi contesto di apprendimento e rifiuto nel fare i compiti.
La mancanza di fiducia verso di sè può inoltre, nel tempo, favorire un precoce abbandono scolastico, una forte demotivazione all’apprendimento e favorire la comparsa di problematiche psicologiche come una forte inibizione e isolamento sociale, aggressività, disturbi comportamentali in classe e in alcuni casi sviluppare disturbi d’ansia e depressione.
Alla luce di ciò appare di fondamentale importanza una diagnosi precoce nell’ambito dei Disturbi Specifici dell’Apprendimento.
Come si fa la diagnosi di dislessia?
L’età minima in cui è possibile effettuare la diagnosi di dislessia coincide con la conclusione del secondo anno della scuola primaria. La diagnosi viene fatta da specialisti esperti mediante specifici test che permettono di comprendere a fondo le problematiche. Le figure professionali che si occupano della diagnosi clinica sono il neuropsichiatra infantile, lo psicologo e il logopedista.
L’iter di valutazione prevede:
- valutazione della presenza o assenza di patologie neurologiche, deficit uditivi e della visione;
- colloquio psicodiagnostico per la valutazione del percorso di apprendimento del bambino;
- valutazione neuropsicologica con prove standardizzate su:
- livello intellettivo;
- lettura nelle componenti della correttezza e della rapidità sia di un brano che di parole e non parole;
- comprensione del testo scritto
- valutazione delle competenze linguistiche e metafonologiche;
A tali prove si aggiungono quelle che vanno a indagare l’eventuale presenza di altri Disturbi Specifici dell’Apprendimento vista l’elevata comorbilità tra essi: infatti dislessia, disgrafia, disortografia e discalculia spesso si presentano insieme nello stesso soggetto.
Articolo scritto dalla dott.ssa Arianna Castelnovo psicologa presso il centro DSA di Monza