In accordo con il DSM-5 (APA, 2013), il manuale statistico e diagnostico dei disturbi mentali, definiamo la fobia come una paura, spropositata rispetto alle comuni paure, che si manifesta in modo marcato e persistente in presenza di un oggetto o in relazione a specifiche situazioni (Cole & Wilkins, 2013; Le, Cole & Wilkins, 2015).
Differenza tra paura e fobia
La parola “fobia” deriva dal greco “phobos” che vuol dire proprio paura ma è importante considerare che vi sono delle differenze sostanziali:
la paura è un’emozione innata e limitata nel tempo che si sperimenta di fronte a situazioni di reale pericolo. Tale emozione attiva tutta una serie di risposte immediate utili alla nostra sopravvivenza, ad esempio l’attacco o la fuga.
Se proviamo a pensare ad una situazione paurosa, che effettivamente potrebbe mettere a rischio la nostra vita, ad esempio l’essere coinvolti in una rapina o in una sparatoria, e immaginiamo tutto questo mentre siamo comodamente seduti, al sicuro, sul divano di casa nostra, questo pensiero, per quanto pauroso e raccapricciante, non sarà sufficiente a scatenare alcun tipo di reazione fisica, ne tanto meno a farci vivere un intenso stato di agitazione, ancor meno ci impedirà di uscire per andare a lavoro o per un aperitivo con gli amici.
Ecco, la paura è un’emozione che si sviluppa e si manifesta proprio nel momento in cui entriamo in contatto con la situazione o lo stimolo pauroso e realmente minaccioso della nostra incolumità.
Le fobie hanno caratteristiche molto diverse:
innanzi tutto sono paure intense e persistenti provate per qualche cosa che tuttavia non rappresenta un reale pericolo. Nonostante ciò, il fobico sperimenta una manifestazione emotiva intensa, sproporzionata di fronte ad un qualche stimolo che, pur non rappresentando una reale minaccia, viene percepito come tale scatenando un forte reazione sintomatica (es. sudorazione, tachicardia, vertigini).
Le fobie possono inoltre avere degli effetti condizionanti anche in assenza dell’oggetto o della situazione temuta. Questo accade perché sostanzialmente la fobia appartiene ai così detti “disturbi d’ansia” ovvero a quella categoria di disturbi che agiscono generando un allarme preventivo che porta il soggetto che ne soffre a temere ed evitare ciò che viene percepito come minaccioso
Se una fobia diventa molto grave, la persona può arrivare ad organizzare la propria vita in modo da limitare e/o evitare ciò che causa la sua ansia.
Se non si viene a contatto con frequenza con la causa della fobia, la vita di tutti i giorni potrebbe non risentirne. Se, invece, si ha una fobia complessa, come ad esempio l’agorafobia, può risultare molto difficile condurre una vita normale.
Il circolo vizioso dell’evitamento
I fobici sono sostanzialmente degli ansiosi e come tali tendono ad evitare le situazioni che generano loro un vissuto negativo.
L’evitamento è un comportamento adattivo nella misura in cui permette di allontanarsi da una situazione di pericolo o di minaccia reale ma perde di funzionalità quando si trasforma in una soluzione coercitiva, che limita le possibilità di esplorazione (Sassaroli et al., 2006).
Inoltre, l’evitamento, sebbene fornisca un momentaneo sollievo, non fa altro che confermare ripetutamente la necessità di evitare.
Quindi, ogni volta che un ansioso evita, conferma a sé stesso di non poter fare a meno di evitare e ciò dà luogo a un circolo vizioso che renderà più probabile in futuro l’evitamento di altre situazioni affini ma soprattutto non permetterà al soggetto di sperimentarsi in condizioni diverse da quelle temute. Non potrà dunque dare smentita del pericolo percepito e avviarsi così verso un processo di cambiamento necessario per superare la fobia.
Pensiamo ad esempio ad un soggetto che ha la fobia di percorrere dei tratti di strada dove sono presenti delle gallerie. Il soggetto eviterà allora di recarsi in quei posti che prevedono l’attraversamento di tunnel. L’evitamento della situazione percepita come pericolosa genera uno stato di sollievo nel fobico e tale sollievo andrà a rinforzare la strategia dell’evitamento come soluzione alla minaccia generando così un circolo vizioso nel quale si resta intrappolati.
Quali e quante fobie
Esistono diverse tipologie di fobie, differenziate in base al tipo di stimolo fobico:
- Animale (ne sono un esempio i cani, i ragni e/o gli insetti);
- Ambiente naturale (come le altezze, i temporali o l’acqua);
- Sangue-iniezioni-ferite (comuni sono le paure rispetto agli aghi o relative ad alcune procedure mediche invasive);
- Situazionale (ad esempio gli aerei, gli ascensori o i luoghi chiusi);
- Fobia sociale
- Altro (tutti gli altri stimoli in grado di generare fobie).
Sia chiaro che una fobia non esclude l’altra, anzi, è molto frequente che un soggetto possa avere più fobie concomitanti, ad esempio si può avere paura di volare ma anche dei ragni, oppure si può essere fobici sia rispetto all’acqua che ai temporali.
Da cosa è generata la fobia
Le fobie non hanno una causa unica, ma sono frutto di una serie di fattori associati tra loro.
Ad esempio possono essere:
- associate o conseguenti a un particolare incidente o trauma
- risposte o comportamenti appresi da un genitore o da un fratello/sorella (In tal senso a volte si può parlare di trasmissione intergenerazionale della fobia)
- derivare da caratteristiche genetiche, prove scientifiche infatti indicano come alcune persone presentino una tendenza innata ad essere più ansiose di altre
Non c’è un’età di insorgenza prevista per le fobie, ben sì possono svilupparsi durante l’infanzia, l’adolescenza o la prima età adulta. Spesso sono collegate a uno spavento, ad un evento traumatico o a una situazione particolarmente stressante; tuttavia non sono sempre chiare le cause all’origine di alcune fobie.
Soprattutto le fobie che hanno insorgenza durante l’infanzia o la prima adolescenza, possono essere fobie transitorie, ovvero che andranno naturalmente ad estinguersi grazie alle esperienze che il soggetto avrà modo di maturare. Le fobie che insorgono in età adulta invece hanno una maggiore tendenza a cronicizzare.
In tutti i casi è essenziale tenere a mente che più esperienze si accumulano, legate a vissuti di panico, ansia e disagio percepiti a seguito di una specifica esposizione fobica, più tali vissuti si radicheranno e saranno condizionanti delle nostre esperienze future.
Per tale motivo è fondamentale riconoscere le fobie ed eventualmente chiedere il supporto di un professionista per affrontarle.
Autore
Articolo a cura della dott.ssa Laura Lamponi psicologa e psicoterapeuta presso la sede di Monza del centro di psicologia interapia, per chi volesse maggiori informazioni o prenotare un colloquio può trovare tutte le info sulla nostra pagina dei contatti.