Il ghosting (letteralmente “sparire come un fantasma”) è un fenomeno emotivamente difficile, che si è diffuso sempre più tra le relazioni interpersonali nell’era digitale. Secondo alcune ricerche basate su interviste a utilizzatori di app di dating, il ghosting è un fenomeno che non ha genere e coinvolge principalmente persone tra i 18 e i 30 anni.
E’ interessante esplorare il ghosting sotto una lente terapeutica, cercando di comprendere le ragioni dietro questo comportamento e come affrontarlo in modo.
Il ghosting è un comportamento in cui una persona interrompe bruscamente ogni forma di comunicazione con un’altra, di solito in una relazione o un’ approssimarsi a una relazione, non necessariamente sentimentale, talvolta anche amicale.
Questo può includere la cessazione di messaggi, chiamate e persino la rimozione dai social media, senza alcuna spiegazione o chiarimento.
Comprendere a fondo le motivazioni del ghosting è complesso perché, di fatto, le cause possono essere molteplici.
La prima variabile da considerare è, banalmente, la semplicità di questo comportamento: il ghosting avviene perché è facile metterlo in atto in quanto non si danno spiegazioni e non si devono affrontare conversazioni difficili; inoltre, archiviare un rapporto evitando le proprie responsabilità è più facile e meno doloroso.
Così come è semplice sfruttare le modalità interattive dei social network per trovare nuovi contatti, è altrettanto semplice ed immediato cancellare la chat, bloccare il contatto e non farsi più sentire. Alla base della psicologia del ghoster c’è dunque la volontà di evitare un confronto diretto e una scarsa abilità nel comunicare.
Cosa prova un ghoster, cioè una persona che fa ghosting? La scelta di sottrarsi a un dialogo con l’altro e di parlare apertamente può essere legata a diverse dinamiche interiori:
- mancanza di interesse oattrazione: in alcuni casi la decisione nasce dalla sensazione, da parte del ghoster, di uno scarto tra il proprio coinvolgimento emotivo e quello dell’altra persona
- incertezza riguardo ai propri sentimenti o intenzioni: talvolta le persone che fanno ghosting non sanno decifrare i propri sentimenti nei riguardi dell’altro e preferiscono non indagarli. La loro scarsa gestione emotiva li rende incapaci di instaurare relazioni profonde e li orienta verso rapporti di breve durata.
- sensazione di essere sopraffatti ostressati: il ghoster può essere assalito da una sensazione di ansia connessa all’andamento della relazione e maturare così un istinto di fuga.
- volontà di evitare di ferire i sentimenti dell’altra persona: può sembrare contraddittorio, ma a volte chi fa ghosting è animato proprio dalla paura di ferire l’altro e pensa che sia meglio sparire senza dare spiegazioni piuttosto che avere un confronto spiacevole.
Elemento comune di queste personalità è dunque un’immaturità emotiva che si traduce in una carente consapevolezza di sè e capacità di autoanalisi.
Il ghosting è la strada più semplice per chi preferisce agire di impulso piuttosto che fermarsi a riflettere sulle proprie azioni e sul modo in cui queste si ripercuotono sugli altri. Non solo: spesso il ghoster è una persona che a sua volta, in passato, ha subito un abbandono e ripropone quello schema di comportamento, fuggendo dai legami affettivi.
Quali sono le emozioni che possono scatenarsi nella vittima di ghosting? Questa esperienza può scatenare una serie di emozioni intense in chi ne è vittima: confusione, ansia, rabbia e tristezza sono solo alcune delle più comuni. Dal punto di vista esistenziale, il ghosting può far emergere nella vittima domande sull’ autostima e il proprio valore come individui: il ghosting, infatti, può essere visto come una negazione dell’altro come essere umano; infatti, l’atto di tagliare ogni forma di comunicazione senza spiegazione può far emergere domande profonde sulla nostra esistenza e sul nostro posto nel mondo.
È un’azione che nega la possibilità di connessione e significato nelle relazioni umane. Comprendere le motivazioni di chi attua questa modalità di “non-relazione” può aiutare a mettere in prospettiva questa esperienza. Alcune persone possono farlo per evitare confronti difficili o per paura di ferire l’altro. Tuttavia, dal punto di vista esistenziale, questo comportamento può essere visto come una fuga dalla responsabilità delle proprie azioni. Affrontare questa “negazione relazionale” in modo sano richiede un’auto-riflessione profonda: è importante ricordare che il valore di un individuo non è determinato dal comportamento dell’altro. Dopo il ghosting, molte persone si trovano alla ricerca di significato di quest’esperienza. Questo stato mentale può:
- aumentare le insicurezzenelle relazioni
- minare la fiducia verso l’altro (“Di chi potrò fidarmi la prossima volta?”)
- minare l’autostima (“Ho fatto io qualcosa di sbagliato, è colpa mia!”)
- produrre comportamenti di ricerca ossessiva dell’altro.
Questo, talvolta, spinge la vittima a fare dell’altra persona il punto fisso dei propri pensieri, a chiedersi dove sia, con chi, cosa stia facendo. Il ghosting, insomma, ha gli effetti di una vera e propria violenza psicologica: mina l’integrità emotiva e psicologica del soggetto che lo subisce, portandolo a dubitare del proprio valore.
Come difendersi dal ghosting?
Per difendersi dal ghosting, la prima cosa da fare è accettare che è normale sentirsi confusi e destabilizzati: le emozioni che si provano non sono certo piacevoli o desiderabili; il processo di elaborazione potrebbe essere lungo e potrebbe richiedere una buona dose di accettazione e cura verso sè stessi.
Bisognerebbe evitare il rimuginio e l’autocritica:sarebbe meglio non continuare a cercare la persona che ha fatto ghosting e non continuare a pensare a cosa si sarebbe potuto fare di diverso.
È preferibile dedicarsi a coltivare altre relazioni che possano farci stare meglio o intraprendere nuove attività che possano dare sollievo e far ritrovare un senso di gratificazione. A volte succede di rimanere così tanto agganciati all’idea di avere una relazione, alla speranza di essere desiderati e ricercati da un’altra persona che si rischia di perdere di vista i propri bisogni.Capita quindi di non riuscire a staccarsi dall’idea dell’altro, di non riuscire a dedicarsi ad altre relazioni e di chiudersi in sè stessi.
In questi casi farsi aiutare da un professionista permette di prendere consapevolezza del proprio stile relazionale e ottenere informazioni aggiuntive su sè stessi, oltre che esplorarne il significato e trovare modi per guarire emotivamente da questa esperienza.
Articolo a cura della dott.ssa Elisa Bezze psicologa e psicoterapeuta presso il centro di Saronno