L’aggressività è parte dell’essere umano. Questa può manifestarsi in comportamenti socialmente accettabili o, al contrario, evolvere in comportamenti violenti.

La parola aggressività viene dal latino ad-gredere con il significato di “andare, camminare verso” qualcuno o qualcosa. Inizialmente, quindi, vi era un connotato positivo, veniva sottolineato il raggiungimento di qualcosa o qualcuno al fine della sopravvivenza.  Tuttavia, nella concezione più comune ci si riferisce a un comportamento che ha come obiettivo quello di procurare sofferenza ad un altro individuo della stessa specie.

Quindi si può parlare di diversi tipi di aggressività?

 

Bisogna distinguerne due tipi: quella fisiologica e quella patologica. Quella fisiologica è presente anche negli animali e ha la funzione di difesa, ha l’obiettivo di garantire la propria sopravvivenza. Invece l’aggressività patologica è un comportamento difensivo ma senza una reale minaccia o provocazione.

Quali sono le cause di una aggressività patologica?

 

Il mancato soddisfacimento e appagamento di un bisogno provoca frustrazione. Il protrarsi nel tempo di questo stato di attivazione può condurre a reazioni aggressive.

Tuttavia, come anticipato, l’aggressività patologica e il suo uso frequente nelle interazioni sociali ha spesso la funzione di strategia difensiva. Alcune persone quando si sentono vulnerabili o percepiscono “minacce” nel rapporto con l’altro tendono a usare tale comportamento per fronteggiare e distanziarsi dalla loro sofferenza.

Nonostante l’aggressività sia parte dell’essere umano, la frequenza di questa modalità relazionale può essere stata esacerbata da un contesto familiare in cui l’aggressività è lo stile relazionale prevalente o da un gruppo sociale in cui le interazioni sono estremamente violente.

Quale è la differenza tra violenza e aggressività?

 

La parola violento deriva dal latino violentus, la radice vis riporta al concetto di distruggere, vincere e opprimere. Si sottende quindi una forza prepotente con l’obiettivo di distruggere senza considerare l’Altro nella relazione. Si differenzia quindi dal concetto di aggressività che ha la funzione di sopravvivenza con un fine difensivo.

Tuttavia, questi due aspetti non si escludono a vicenda: ci sono persone aggressive e violente ma anche persone aggressive e non violente.

Come si può usare come risorsa?

 

L’aggressività, essendo parte della natura umana e un impulso vitale di sopravvivenza, può diventare una risorsa se gestita adeguatamente. Trasformarla in entusiasmo, assertività e grinta può aiutarci ad affermare noi stessi, a creare confini per difenderci e sviluppare relazioni più funzionali comunicando all’altro le nostre idee, bisogni e propensioni.

Al contrario, un atteggiamento passivo dove l’aggressività viene soppressa può influenzare negativamente le relazioni. Queste potrebbero risultare poco “stimolanti”, l’altro potrebbe invadere i nostri confini e non rispettare i nostri bisogni perché non sono stati condivisi. Non dire quello che non ci piace o che ci fa soffrire, in maniera adeguata, rischia di diventare un messaggio implicito di accettazione e accordo all’altro. Così le modalità per noi disturbanti verranno reiterate nel tempo alimentando la nostra sofferenza.

Come trasformarla?

 

Comunicando assertivamente! L’assertività è la capacità di esprimere in maniera efficace, comprensibile e puntuale le proprie idee ed emozioni senza sovrastare l’altro.

Questa modalità comunicativa garantisce un buon equilibrio nei rapporti interpersonali. Ci permette di comunicare le nostre emozioni, di esercitare i propri diritti senza interferire con quelli altrui, di perseguire i nostri obiettivi e di difendere i nostri confini. Il primo passo è quello di definire l’obiettivo che vogliamo raggiungere e validarlo a noi stessi.

Una comunicazione assertiva deve contenere tre aspetti:

  • validare le emozioni dell’altro: riconoscere e validare esplicitamente il vissuto emotivo dell’altro comprendendo il suo punto di vista;
  • affermare in maniera chiara e definita il nostro pensiero e le nostre emozioni;
  • favorire un confronto cooperativo: chiedere esplicitamente di trovare una soluzione comune.
Giada-Sera-Psicologa

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