BAMBINI ED EMOZIONI
Sul blog del nostro sito abbiamo parlato spesso di emozioni , in questo articolo vogliamo prendere in esame le emozioni nei bambini.
Le emozioni sono dei processi che tutti noi sperimentiamo. Hanno basi fisiologiche, originano nel sistema nervoso, precisamente “partono” da una rete di strutture corticali e sottocorticali definite “sistema limbico”, sito nel nostro cervello.
Quando viviamo un’emozione, è segnale che sta accadendo qualcosa che ci riguarda e le emozioni ci permettono proprio di predisporci dinnanzi a ciò: l’emozione dell’ansia per esempio ci porta a sperimentare una sensazione di allarme in vista di qualcosa che stimiamo come pericoloso o minaccioso. Se non provassimo ansia, non saremmo mai nella condizione di gestire eventi di questo tipo.
In generale, pertanto, le emozioni sono così importanti perché ci aiutano a sopravvivere nella nostra quotidianità.
Proviamo emozioni sin dai primissimi mesi di vita. I bambini e le bambine modificano il proprio modo di sperimentare le emozioni durante la crescita, poiché con il passare del tempo acquisiscono maggiore conoscenza rispetto al mondo che li circonda.
Ciò avviene mediante esplorazione dei contesti di vita con cui entrano in contatto e, soprattutto, mediante la relazione con i propri caregiver, ossia attraverso le figure adulte per loro significative (solitamente i genitori). I caregiver biologicamente hanno la funzione di garantire una sopravvivenza alla propria prole, ad esempio rispondendo ai bisogni primari quali l’alimentazione, il sonno, l’igiene; tuttavia i caregiver svolgono anche un ruolo fondamentale per quanto riguarda lo sviluppo emotivo del bambino/della bambina.
In questo senso, i genitori sono responsabili nel rispondere anche a bisogni emotivi quali il bisogno di vicinanza, di contatto fisico, di gioco, supportando e mostrando comprensione e responsività rispetto alle necessità emotive del bambino.
Per i bambini imparare a riconoscere le proprie emozioni, nominarle, comprendere come si manifestano nel corpo e “all’esterno” (es. sentire calore e urlare nella rabbia) sono apprendimenti basilari per la loro salute, poiché gettano le fondamenta per la strutturazione di un adeguato benessere psicologico: sapere cosa provo, sapere come modularlo e saperlo comunicare in maniera socialmente accettabile sono aspetti che consentono infatti di stare bene con sé e con le altre persone.
BAMBINI E AUTOSTIMA
Da quanto descritto finora discende che l’esperienza di autoefficacia che il bambino sin da piccolissimo vive è strettamente implicata negli scambi relazionali con il/i caregiver: sin dalle primissime relazioni con i genitori, infatti, il bambino/la bambina segnala un bisogno (ad esempio piangendo) e il caregiver è in grado di interpretarlo e di rispondervi, osservando le reazioni del figlio/della figlia.
Il bambino pertanto impara a regolare le proprie emozioni all’interno della comunicazione emotiva con il caregiver, apprendendo qualcosa su se stesso, sull’altro e sul mondo.
Ad esempio, un adulto che interpreta il pianto del proprio figlio come manifestazione di un bisogno di “coccole” sarà portato a prestare affetto e cura al bambino; quest’ultimo smetterà di piangere, dimostrazione che sta imparando a regolare le proprie emozioni in funzione della risposta del proprio caregiver. Avendo ricevuto una risposta da parte del genitore, il bambino imparerà e percepirà di avere un’influenza sulle persone e, in generale, sul mondo esterno che lo circonda.
L’autoefficacia è proprio la percezione di sé in quanto capace: so di potermi esprimere, so di poter fare qualcosa, so di poter agire, so di essere in grado di fare cose. Si tratta di un ampio e complesso sistema di credenze rispetto a cosa ci si sente capace di fare.
L’autoefficacia rientra nel generale concetto di autostima, la quale riguarda una serie di idee e convinzioni che la persona ha di sé; essa si riferisce alla percezione di quanto ciascuno di noi ritiene di avere valore.
L’autostima viene determinata anche dal confronto e dalle interazioni che l’individuo ha con l’esterno: le esperienze con i caregiver per i bambini sono il contesto primario maggiormente cruciale per favorire lo sviluppo di credenze rispetto al proprio valore in quanto persone. Interagendo con le persone che ci circondano, traiamo informazioni su di noi, come se ci trovassimo di fronte allo specchio: quello che sperimentiamo durante l’infanzia influenza ciò che pensiamo di noi.
CONCLUSIONI
La costruzione di una solida autostima parte anche dalla capacità di riuscire a riconoscere le emozioni proprie e altrui e dalla capacità di modularle. Tali competenze emotive provengono innanzitutto dallo scambio che i bambini e le bambine hanno con i propri caregiver, ossia figure significative nella loro crescita.
Nell’interazione primaria con le persone che si prendono cura di noi impariamo infatti a capire noi stessi/e e apprendiamo che suscitiamo una reazione nel mondo esterno, ricavando informazioni su di noi che influenzano molto la percezione del nostro valore e della nostra efficacia personali.
BIBLIOGRAFIA
- Bandura A. (1997, ed. it. 2000b). Autoefficacia: teoria e applicazioni. Erickson Ed.
- Goleman D. (2011). Intelligenza emotiva. Che cos’è e perché può renderci felici. Rizzoli.