Le cene e i pranzi in famiglia possono essere un momento spiacevole per molti individui.
Tuttavia, è qualcosa che può dare anche degli effetti benefici?
Mangiare in famiglia: un momento di raccoglimento
Mangiare in famiglia può essere un momento di raccoglimento, affetto e calore, ma in altri casi può rappresentare una sfida non da poco: per alcuni i continui piatti che fanno il loro ingresso sulla tavola imbandita e parenti che ripropongono in maniera automatica sempre lo stesso tipo di domande possono rappresentare una forte situazione di disagio. I pranzi o le cene in famiglia, alle volte, possono sembrare delle convenzioni sociali da rispettare poche volte all’anno, eppure vi sono diversi studi che dimostrano come questi momenti di convivialità familiare possano essere benefici su diversi fronti.
I benefici di mangiare in famiglia
Una delle prime cose sulle quali diverse ricerche sembrano concordare è che mangiare in famiglia regolarmente sia associato a una dieta più equilibrata sia nei bambini che negli adulti (Dallacker et al., 2018; Fulkerson et al., 2014). Consumare un pasto assieme sembrerebbe esser associato in maniera positiva allo stato di salute, alla riduzione comportamenti rischiosi (Goldfarb et al., 2015) e alla funzione protettiva nel ridurre comportamenti tipici dei disturbi alimentari negli adolescenti (Harrison et al., 2015).
In letteratura vi sono diversi esempi di correlazioni (Peat et al., 2002) che indicano i benefici di consumare i pasti assieme alla famiglia, ma ancora risulta poco chiaro quali siano i fattori causali, come evidenziato anche da Middleton e collaboratori (2020).
Mangiare in famiglia: abitudini alimentari e benessere
Middleton e collaboratori (2020) si sono occupati di svolgere una revisione della letteratura proprio per andare ad indagare la relazione esistente tra stare a tavola in famiglia, abitudini alimentari e benessere, cercando di comprendere quali siano i fattori che sono coinvolti in questa correlazione positiva.
I risultati ottenuti però non sono stati così chiari, poiché la maggior parte degli articoli analizzati ha riportato risultati statisticamente non significativi. Tuttavia, tra le componenti chiave che sembravano giocare un ruolo in questa correlazione vi era la frequenza con cui si mangia in famiglia (DeBar et al., 2012). Dallo studio di DeBar e collaboratori, infatti si può evincere come, tramite l’utilizzo di strumenti di misurazione del peso, la frequenza e la regolarità dei pasti svolti in famiglia riducessero l’indice BMI (indice di massa corporea) in adolescenti con problemi di obesità. Altri articoli invece riportano come i genitori svolgano un ruolo cruciale nello strutturare le prime esperienze adolescenziali con il cibo, andando ad influenzare gli aspetti sociali e comportamentali che porta con sé l’assunzione di cibo (Savage et al., 2007).
Benessere psicologico
Ad ogni modo le ricerche individuate, per lo più, si concentravano sugli aspetti nutrizionali dell’alimentazione in famiglia, lasciando ancora da indagare quali siano gli effettivi fattori che conducano ad una maggiore benessere psicologico.
Inoltre è interessante osservare come le ricerche qualitative puntino l’attenzione su fattori comunicativi e di connessione sociale, più che sulla qualità dell’alimentazione (Middleton et al., 2020).
Nonostante alle volte il tempo speso “inchiodati” al tavolo con la famiglia possa sembrare una situazione difficile, i dati sopra citati possono dare una sintetica visione sui possibili effetti benefici che questa pratica porta con sé. Forse il pranzo o la cena di Natale non rientra nelle condizioni che i precedenti autori hanno identificato salutari per l’indice di massa corporea, ma potrebbero comunque, insieme a una pratica regolare di condivisione dei pasti, contribuire a migliorare il benessere e il senso di appartenenza,creando un ambiente aperto alla comunicazione e interconnesso, quindi protettivo soprattutto per bambini e adolescenti.
Infatti, quando gli adolescenti sono seduti allo stesso tavolo di mamma e papà hanno maggiori occasioni di esternare le proprie paure.
Mangiare in famiglia migliora la comunicazione
Pranzare e cenare regolarmente in famiglia migliora la comunicazione e la sicurezza dei più giovani, secondo una ricerca del 2013 pubblicata sul Journal of Adolescent Health. Si riducono, inoltre, i rischi di obesità.
Secondo una ricerca del 2013, pubblicata sul Journal of Adolescent Health, avere pasti regolari in famiglia ridurrebbe i rischi per la salute mentale degli adolescenti: i giovani che consumano i pasti in famiglia hanno mostrato una maggiore sicurezza in sé stessi e una minore propensione verso i disturbi alimentari come l’obesità.
I benefici negli adolescenti
I ricercatori della Mcgill University di Montreal, infatti, hanno constatato benefici indipendentemente dal sesso, età e livello socio-economico. Tutti gli adolescenti che pranzano e cenano in famiglia hanno una minore inclinazione verso problemi emotivi e comportamentali, mostrando una maggiore fiducia e comunicazione verso gli altri.
Quando gli adolescenti sono seduti allo stesso tavolo di mamma e papà hanno maggiori occasioni di esternare le proprie paure, sapendo che i genitori sono lì per ascoltare. Affrontare i problemi legati alla scuola o alle relazioni con i coetanei durante il momento dei pasti può aiutare i ragazzi ad acquisire maggiore sicurezza e soddisfazione.
Padri e madri, d’altra parte, devono comprendere l’importanza che hanno questi momenti per i propri figli e costruire passo a passo una comunicazione genitore-adolescente. In questo modo, oltre a prevenirli, si possono individuare eventuali pratiche disfunzionali e affrontarle rapidamente (ad esempio, usare il cellulare a tavola).
Il ruolo importante della famiglia
Paola Vinciguerra, presidente dell’Associazione Europea Disturbi da Attacchi di Panico, ha così commentato la ricerca pubblicata sul Journal of Adolescent Health: «In un momento storico come quello che stiamo vivendo la famiglia assume un ruolo ancora più importante nel controllo dei comportamenti ossessivi sempre più diffusi tra i ragazzi. Dobbiamo frequentare i nostri figli per poterne individuare i comportamenti che non vanno bene e quindi intervenire. Basta solo pensare all’uso esagerato che i ragazzi fanno di Internet, quindi del computer e del cellulare, troppo presenti nella vita quotidiana, con una serie di rischi di cui non sono e non vogliono essere consapevoli”.
Infine, mangiare in casa riduce i rischi di problemi alimentari: durante l’adolescenza, infatti, si inizia a mangiare fuori casa e ciò spesso si traduce nel consumo di cibo economico del fast-food. In casa, invece, si ha una maggiore probabilità di mangiare meno cibo spazzatura e si migliora la consapevolezza verso gli alimenti sani, i sapori e la condivisione del cibo. Naturalmente, tutto ciò sarà possibile se i genitori proporranno modelli alimentari, relazionali e comunicativi positivi ai propri figli.
Articolo scritto dalla dott.ssa Elisa Bezze Psicologa e Psicoterapeuta nella sede di Saronno
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