Cogito ergo soffro. Quando pensare troppo fa male è un saggio scritto da Giorgio Nardone e Giulio De Santis nel 2011, in cui ci viene spiegato cosa succede nella nostra mente quando si insinua un dubbio.
Nardone affronta così un problema tipico del mondo occidentale, ovvero il “cogitocentrismo”. L’analisi del dubbio, e la ricerca del suo superamento sono strumento di indagine e metodo privilegiato, di cui si sono avvalse discipline come la filosofia e la scienza. Ma cosa succede quando si tenta di applicare il “cogito” e la logica per la risoluzione di problemi che non sono riducibili alla logica e al ferreo razionicinio? Il libro inizia con un excursus nei meandri della filosofia del dubbio, dove risulta evidente (anche se di non semplice lettura e comprensione) che i dilemmi indecidibili dell’uomo moderno altro non sono che il prodotto del tentativo di controllare l’incontrollabile, grazie all’illusorio potere della conoscenza. Si passa poi alla psicologia del dubbio, dove oltre al pensare ci si occupa anche dell’agire e del sentire. Come può l’eccesso di pensiero generare malessere, fino ad arrivare alla psicopatologia? In che modo è possibile sconfiggere il dubbio? Interessante è la spiegazione di come la paura, generata dall’insicurezza e tenuta illusoriamente a freno dalla ricerca della certezza, venga amplificata proprio da questo tentativo: “[…] il tentativo di usare la ragione per gestire sensazioni ed emozioni che si attivano attraverso canali percettivi e reazioni psicofisiologiche non mediate dalla cortecca cerebrale, bensì dal paleoencefalo, fa si che la paura, anziché ridotta, cresca fino al panico.” Ci si può trovare quindi immersi in un turbinoso dialogo interno, costretti a delegare la responsabilità delle scelte ad altri, perché incapaci di decidere e agire, oppure vittime di autoinganni cognitivi. “Se il lettore volesse, con un proposito autolesionista, sciuparsi costantemente la vita, potrebbe semplicemente sforzarsi di riflettere sul senso profondo di ogni cosa che sta vivendo”. E poi arriva il dubbio come patologia: Nardone espone sei casi clinici attraverso i quali ci mostra le varie sfumature del dubbio patologico e le diverse strade per affrontarlo, gestirlo in termini psicoterapeutici e sconfiggerlo. Conosceremo quindi Riccardo, che perde il lume della ragione nella ricerca ossessiva di una risposta alla domanda “come faccio a essere sicuro di essere perfettamente sano di mente?”; poi c’è Davide, che pretendeva la sicurezza di ogni sua decisione in merito alle operazioni in borsa di cui si occupa; è poi il turno di un uomo innocente che si autodenuncia al commissariato di Arezzo, nel dubbio di poter essere l’assassino di due bambini; incontriamo anche Elena, brillante ragazza che non riesce a scegliere cosa diventare da grande: ingegnere, ballerina, medico o architetto?; anche Marco è un giovane ragazzo di talento, che però si è arenato nel momento in cui avrebbe dovuto iniziare a mettere in pratica le conoscenze apprese all’università, domandandosi “sarò all’altezza?”; e per ultima incontriamo la mamma di Luca che, con la necessità di trovare “lo sport migliore” per il figlio, lo condanna all’infelicità.

Quale sarà l’epilogo di queste sei storie?

La conclusione che ci presenta Nardone è questa: “Al dubbio patologico si deve opporre il dubbio terapeutico, che smonta le trappole semantiche del primo avvilendone il meccanismo formale disfunzionale. In altri termini, mettendo in discussione la correttezza degli interrogativi si può bloccare il circolo vizioso della ricerca di risposte corrette a domande scorrette. L’intelligente dà risposte esatte, il saggio fa le domande giuste”. Nardone affronta così un problema tipico del mondo occidentale, ovvero il “cogitocentrismo”. Share on X
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dott.ssa Annarita Scarola

inizia la sua attività terapeutica nell’ambito della disabilità grave e del fine vita, effettuando sostegno psicologico ai malati di SLA e accompagnamento alla morte. Psicologa Psicoterapeuta Cognitivo Comportamentale.
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dott.ssa Elena Cristina

inizia la sua attività clinica occupandosi di psicologia dell’invecchiamento sano e patologico, neuropsicologia e psicologia del malato oncologico (psico-oncologia). Psicologa Psicoterapeuta Cognitivo Comportamentale

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dott.ssa Laura Grigis

inizia la sua attività come psicologa nell’ambito del sostegno e potenziamento delle abilità scolastiche, anche in situazioni di Disturbo Specifico dell’Apprendimento. Psicologa Psicoterapeuta Cognitivo Comportamentale
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