Incontrare lo psichiatra
Nell’accezione comune è possibile notare come i ruoli che assumono i professionisti della salute mentale, psicologi, psicoterapeuti e psichiatri, diventino interscambiabili. Questo causa un diffuso disorientamento nello scegliere, in base a ciascuna competenza, lo specialista che risponde meglio alle proprie esigenze.
Lo psichiatra è un medico che sulla base di conoscenze acquisite e capacità empatiche, si relaziona ai pazienti attraverso dei colloqui clinici volti alla diagnosi e prescrizione farmacologica. Ciascun paziente si rivolge allo psichiatra volontariamente o sotto suggerimento del medico di base e/o dello psicoterapeuta. E’ una scelta tuttavia questa che risulta ancora oggi pregna di dubbi e timori legati a stereotipi e false credenze.
L’importanza della diagnosi
In psichiatria, come in tutti i campi della medicina, è di fondamentale importanza riconoscere tempestivamente il disturbo, per questo nella prima fase del colloquio il medico valuta generalmente le condizioni mentali del paziente per fornire una corretta diagnosi; lo psichiatra raccoglie le informazioni ed osserva direttamente atteggiamenti e comportamenti messi in atto dal paziente, indispensabili per una valutazione accurata e pertinente.
È opportuno ai fini diagnostici considerare due dimensioni ben integrate l’una all’altra: una diagnosi medico-psichiatrica ed una psicodinamica che indaghi le componenti psicologiche e relazionali alla base del disagio.
È necessario, inoltre, che il colloquio avvenga in un clima sereno ed accogliente e che si stabilisca una buona relazione tra medico e paziente affinché quest’ultimo si senta libero di esprimere gli aspetti più intimi di sé stesso. Un ambiente caotico e poco riservato o un atteggiamento da parte del clinico reticente o ambiguo potrebbero compromettere l’esito del colloquio.
Vivere un disagio e manifestare sofferenza significa scavare su fatti e avvenimenti che hanno a che fare con i vissuti del paziente; non sempre questo “salto nel passato” e la “presa di coscienza” risultano gradevoli, tuttavia sono necessari a garantire un benessere psicologico al paziente.
Talvolta, per compiere un’analisi anamnestica dettagliata o per valutare le modalità di interazione familiare, lo psichiatra rileva informazioni dai parenti che partecipano al colloquio per volontà del paziente. Quest ultimo, infatti, concorda preventivamente con il medico l’eventuale coinvolgimento nella terapia dei familiari.
Per una diagnosi accurata, inoltre, è opportuno valutare che i sintomi non siano riconducibili a patologie organiche, pertanto sarà necessario delle volte effettuare degli esami allo scopo di indagare lo stato generale di salute.
Nella fase conclusiva del colloquio, il medico presenta il piano di cura, definisce gli obiettivi e condivide con il paziente eventuali dubbi ed incertezze. In questi casi, per mantenere una buona relazione terapeutica, è compito del medico supportare e rassicurare il paziente.
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