Terapia Ansia
Cos’è l’ansia e come trattarla
L‘ansia è un’emozione utile, che ci serve, ma che, quando diventa troppa, rende la vita molto difficile. Un pizzico di sale rende un piatto più gustoso, troppo sale lo rende immangiabile.
L’ansia mobilita il nostro organismo a difenderci, fa irrigidire i nostri muscoli, aumentare il battito del cuore, rende il respiro più veloce. Ci prepara ad agire.
Indubbiamente abbiamo avuto bisogno dell’ansia nel corso della nostra evoluzione e ne abbiamo ancora bisogno; se una macchina non ci ha visti mentre stiamo attraversando sulle strisce (o se da dietro un albero della savana spunta un leone) dobbiamo avere una reazione che ci permetta di salvarci la vita.
Il nostro cuore deve battere più velocemente (deve portare il sangue ai muscoli), il respiro si fa più rapido (bisogna accumulare ossigeno per i muscoli), i muscoli sono tesi (per prepararci a lottare o scappare), le mani sono fredde e sudate (a causa del sangue che va verso i gruppi muscolari maggiori), abbiamo nausea, “farfalle nello stomaco” e bocca asciutta (il sangue lasca il sistema digerente che in quel momento non serve), ci sentiamo storditi o con le vertigini (se non usiamo tutto questo ossigeno extra che abbiamo accumulato possiamo sentirci confusi).
Questa reazione è chiamata “risposta di attacco\fuga” (Fight or flight, per gli anglofoni) ed è indubbiamente indispensabile nelle situazioni di pericolo fisico come la macchina o il leone.
Diventa invece problematica davanti ai pericoli del mondo moderno, come la scadenza del mutuo, fare una presentazione sul lavoro, sostenere un esame all’università o gestire le difficoltà dei figli.
In questi casi, abbiamo la stessa identica attivazione fisica del pericolo fisico, ma non possiamo sfogarla con il corpo: non possiamo fuggire dalle rate del mutuo o attaccare la prof. all’università. In questo modo, da una parte, il meccanismo evolutivo non può scaricarsi come dovrebbe, dall’altra tutte queste modificazioni del nostro corpo, se non le conosciamo, possono spaventarci, facendo iniziare il circolo vizioso dell’ansia.
Concetti fondamentali dell’ansia
- L’ansia è una reazione normale e necessaria al pericolo
- Aiuta a migliorare le nostre prestazioni
- Le reazioni fisiche sono reali, non immaginarie
- Non possiamo eliminare l’ansia, ma possiamo imparare a gestirla in modo più efficace
L’ansia oggi
Quindi il meccanismo dell’ansia è molto antico ed è codificato nella nostra storia evolutiva per rispondere alle minacce del nostro ambiente, come mai allora ne soffriamo ancora, ora che il pericolo fisico è molto minore?
La risposta risiede nel fatto che le percezione di minaccia non parte dalla situazione reale nel mondo, ma dal pensiero che facciamo rispetto a quella situazione. Certo, se c’è un leone è facile che le due cose combacino, può diventare molto diverso di fronte ai pericoli del mondo moderno.
Una persona può avere un’attivazione di ansia molto intensa per una scadenza di lavoro perchè pensa che sarà una catastrofe se non riuscirà a consegnare tutto in tempo, oppure può pensare che il dolore allo stomaco sia il segno dell’inizio di una malattia terminale, e via dicendo.
In questi casi è il pensiero che trasforma un problema sul lavoro in una catastrofe o un dolore intestinale in un tumore; da una base di realtà, il pensiero costruisce un castello di paure che possono non essere basate sui fatti.
Il trattamento e terapia ansia
La psicoterapia cognitiva lavora proprio sul pensiero.
Nel corso del trattamento, lo psicologo lavora assieme al paziente per identificare i pensieri automatici che portano alla sofferenza, i cicli di pensieri e metapensieri (i “pensieri sui pensieri”) che sostengono questi pensieri e le emozioni prevalenti associate.
La persona inizia a riconoscere questi pensieri veloci e automatici che provocano l’ansia così elevata e impara delle strategie per modificarli e per modificare il suo comportamento.
Disturbo d’ansia generalizzato
Quando mi capita di ripensare a tutte queste preoccupazioni, mi ricordo della storia dell’uomo anziano che sul suo letto di morte racconta che nella vita ha dovuto affrontare molti problemi, molti dei quali non sono mai accaduti. (winston churchill)
Il disturbo d’ansia generalizzato (DAG) colpisce circa una persona su 20. Il DSM-V definisce il DAG con la presenza di ansia eccessiva e rimuginio per almeno sei mesi.
Il nucleo del DAG è la difficoltà a controllare le preoccupazioni e il rimuginio, che girano intorno a un ampio numero di eventi e attività, come il lavoro, la situazione finanziaria o la salute.
La persona può sperimentare uno dei seguenti sintomi:
- Tremori
- Irrequietezza, agitazione
- Tensione muscolare
- Sudorazione abbondante
- Fiato corto
- Batticuore o accelerazione dei battiti
- Mani fredde e sudate
- Accelerazione del respiro
- Bocca secca
- Vampate di calore o brividi di freddo
- Nausea
- Sensazione di nodo allo stomaco
A volte, le persone con DAG soffrono anche di altri disturbi, come depressione, attacchi di panico o ipocondria.
Rimuginio
Il rimuginio è una preoccupazione ripetuta continuamente; la persona ripete mentalmente a sé stesso che qualcosa di brutto potrebbe capitare da un momento all’altro o che le cose stanno andando male, senza però entrare nel dettaglio del pensiero.
È simile alla ruminazione di una mucca, che mastica continuamente l’erba, senza però mandarla giù.
Le persone con DAG cercano attivamente le preoccupazione (“E se…?”) e tendono a interpretare le informazioni ambigue come minacciose. Coloro che soffrono di DAG sovrastimano le possibilità che qualcosa di brutto possa accadere e sottostimano la loro capacità di fronteggiarle; questo le porta a utilizzare delle strategie di coping inefficaci, come il controllo o l’evitamento.
Psicoterapia cognitiva del Disturbo d’Ansia Generalizzata
Cos’è più importante, quello che una persona pensa (il contenuto) o come si preoccupano (il processo)?
Una parte del lavoro include mettere alla prova pensieri specifici, come ad esempio “Andrà male” con delle domande specifiche:
- Cosa penso che accadrà?
- Che prove ho per questo?
- Ho la giusta prospettiva?
- Quali sono i miei punti di forza per affrontare la situazione?
- Che alternative ci sono?
- Cosa direi a un’altra persona che mi raccontasse questa preoccupazione?
Tuttavia, lavorare esclusivamente sul contenuto delle preoccupazioni è simile a cercare di pescare a mani nude in un torrente: sembra quasi di riuscire a prendere un pesce, ma all’ultimo questo riesce a sfuggire. Quando questo accade, il paziente deve fare un passo indietro e lavorare sul processo che lo porta a preoccuparsi, ossia sulle proprie credenze circa il suo stesso rimuginio. Molto spesso infatti le persone hanno sia delle credenze positive su rimuginio, ossia che sia di aiuto (“Rimuginare mi aiuta a risolvere i problemi”, “Se rimugino non faccia accadere le cose brutte”), sia delle credenze negative, ossia che sia dannoso (“Se continuo a rimuginare impazzirò”).
In realtà, il rimuginio è semplicemente una strategia che non funziona: non è utile per risolvere i problemi e non provoca danni di sé.