Il suo significato
Cosa si intende con il termine empatia? La parola empatia deriva dal greco “en-pathos” e, tradotto letteralmente, significa “sentire dentro”. Questo termine è stato infatti utilizzato, fin dall’antica Grecia, per indicare il legame emozionale che veniva a crearsi tra l’aedo (il cantore professionista) e il pubblico. Provare empatia verso gli altri significa quindi “mettersi al loro posto” per comprenderli meglio.
Caratteristiche dell’empatia
L’empatia, nel suo significato psicologico, ha tre componenti fondamentali:
- empatia cognitiva: è la capacità di comprendere a livello “razionale” il punto di vista e le emozioni dell’altro;
- empatia affettiva o emotiva: è l’abilità di “sentire come sente l’altro”, senza farsi travolgere dalle sue emozioni e mantenendo da esse il distacco necessario per potergli essere d’aiuto.
- empatia motivazionale: è la spinta ad agire comportamenti prosociali sulla base della comprensione di ciò che sente un altro essere umano.
Il suo sviluppo
Martin Hoffman ha studiato lo sviluppo dell’empatia ed ha riscontrato le prime manifestazioni di essa già nel neonato: bambini molto piccoli, che non distinguono ancora tra sé e gli altri, piangono in risposta all’angoscia degli altri (il cosiddetto “contagio emotivo”) e, non appena riescono a controllare il proprio corpo, rispondono a chi ne ha bisogno, per confortare o offrire qualcosa. L’empatia vera e propria si sperimenta quando il bambino riesce a comprendere che l’altro ha degli stati mentali differenti dai propri (mentalizzazione); questa capacità compare intorno al secondo anno di vita del bambino e si perfeziona grazie allo sviluppo del linguaggio.
Bambini ed empatia
I bambini variano nel grado in cui sono empatici; sembra che ci sia una componente genetica e una base ormonale nell’empatia. Mentre il progesterone aumenta l’empatia, il testosterone no. Ma non ci sono chiare differenze di genere nella capacità empatica nelle prime fasi della vita. Per quanto la capacità di empatia sia insita nel sistema nervoso, viene anche appresa, in particolare da genitori affettuosi e amorevoli che manifestano i propri sentimenti.
A cosa serve l’empatia
L’empatia è una competenza importantissima per sviluppare e mantenere le relazioni sociali: una “sensibilità” empatica è un importante requisito in diversi ambiti relazionali.
- Lavorativo: ci sono diverse professioni come quelle di aiuto (insegnanti, infermieri, medici, psicologi, OSS etc.) in cui una buona dose di empatia è molto utile per poter svolgere al meglio il proprio lavoro. In generale l’empatia è una competenza utile in tutti i gli ambienti di lavoro perché favorisce la collaborazione tra colleghi e migliora la relazione tra manager e collaboratori; non a caso lo psicologo Daniel Goleman ha inserito l’empatia tra le cinque componenti base dell’intelligenza emotiva.
- Relazionale: nelle relazioni di coppia imparare a mettersi nei panni dell’altro può migliorare tante dinamiche disfunzionali. Quante incomprensioni nella coppia sono legate al fatto che non ci si sente capiti dall’altro?
- Rapporto genitori-figli: Quasi tutti i genitori fanno tesoro del momento in cui un bambino offre spontaneamente il suo giocattolo preferito per alleviare la tristezza. Ironicamente, però, molti genitori smettono di “vedere” la gentilezza dei propri figli intorno ai due anni e mezzo, e i comportamenti empatici si stabilizzano nei bambini quando i genitori iniziano a premiare comportamenti più cognitivi e orientati al successo. Da un certo momento in poi l’empatia passa in secondo piano e spesso anche i genitori faticano a mettersi nei panni dei propri figli perché li vorrebbero ubbidienti e comprensivi delle proprie esigenze. A volte i bambini sono spinti a vedere le cose attraverso gli occhi di un genitore o di un fratello; per esempio, mettendo da parte i propri interessi per fare qualcosa che non gli va tanto di fare. A molti bambini viene regolarmente chiesto di ignorare i propri sentimenti per “essere presenti per gli altri”. Ci vorrebbe però un equilibro: i bisogni e le emozioni dei bambini vanno sempre riconosciuti, attraverso l’empatia, così come quelli dei genitori e a questo punto va trovata una soluzione per rispettare i bisogni di tutti (per quanto possibile). Questo favorisce la relazione ed è un comportamento rispettoso nei confronti del bambino.
Come sviluppare l’empatia
Abbiamo visto come essere empatici sia un’importante competenza sociale. Al contrario una carenza di empatia può essere alla base di condotte aggressive o antisociali. Ma è possibile diventare più ematici? La buona notizia è che l’empatia può essere sviluppata e per questo è importante lavorare su sé stessi. Ecco alcuni suggerimenti.
- Aumenta la tolleranza alle emozioni. È importante imparare ad accettare le proprie emozioni. A volte ci creano disagio ma possiamo essere in grado di sopportarle. Le emozioni non sono degli ostacoli ma strumenti utili nella nostra vita. Bisogna imparare a gestirle in maniera appropriata: possiamo ad esempio immaginarle come nuvole nel cielo. Possiamo immaginare che ogni nuvola sia uno stato d’animo e che gli stati d’animo neutri siano il cielo aperto nel mezzo. Andranno avanti se semplicemente osserviamo e non ci fissiamo su di loro. Se siamo travolti da più stati d’animo contemporaneamente, accettiamoli come se fosse una giornata tempestosa. Evitiamo di reagire a tutti gli stati d’animo. Cerchiamo solo di riservare loro spazio.
- Evita di cercare di risolvere le emozioni: Non è possibile risolvere gli stati d’animo. Si possono risolvere i problemi, ma gli stati d’animo vanno e vengono secondo i loro tempi. Quindi, non lasciamo che gli stati d’animo ci travolgano, non pensiamo di poter proteggere noi stessi o gli altri dalle emozioni. Va bene essere curiosi e cercare di individuare quale problema ha modificato il nostro umore ma una volta che lo abbiamo capito risolviamo il problema, se possibile, non l’emozione.
- Accetta il disagio. Imparare ad accettare il disagio intrinseco causato da alcuni stati emotivi aiuta a diventare più abili nell’affrontare il disagio causato dagli stati d’animo degli altri. quando si è in grado di gestire il proprio disagio si sarà capaci di sopportare quello dell’altro, senza scappare. Quando ti trovi vicino a qualcuno che sta provando disagio puoi dire: “Sono qui per te finchéé avrai bisogno di me”, “Possiamo stare in silenzio o parlare”, “Se c’è qualcosa che posso fare diversamente man mano che i tuoi sentimenti evolvono, fammelo sapere.” Ricorda, non serve offrire soluzioni per modificare il loro stato d’animo, si tratta di esprimere empatia e vicinanza nei loro confronti. Non si tratta di dover risolvere i problemi degli altri ma piuttosto di far sentire che ci siamo per loro.
- Rimani fedele alla narrazione. Uno degli aspetti più difficili dell’essere empatico è evitare di ribaltare la narrazione per concentrarla su sé stessi. Facciamo capire all’altro di aver compreso come si sente senza integrare con dettagli sulle nostre esperienze. Ad esempio: “Capisco la vergogna che provi”, “Mi dispiace per te e per il dolore e l’angoscia che stai affrontando.” Mostriamo, empaticamente, alla persona che apprezziamo e rispettiamo la sua situazione emotiva e atteniamoci alla sua storia.
- Allenati all’ascolto attivo prestando attenzione ai dettagli della comunicazione, sia livello verbale che non verbale (tono di voce, linguaggio del corpo), mostrando comprensione sia attraverso brevi espressioni verbali che con la postura, i gesti ed i sorrisi.E’ possibile inoltre fare domande di approfondimento ed infine rispecchiare cioè riformulare con parole tue quello che hai capito anche a livello emotivo.
La trappola dell’empatia
Come abbiamo visto l’empatia è una competenza innata e fondamentale per sviluppare e mantenere le relazioni sociali ma, come in tutte le cose, ci vuole un equilibrio. Fa parte dell’esperienza umana anteporre i sentimenti di qualcun altro ai propri di tanto in tanto, ma se questo diventasse la norma potrebbe non essere un bene. Nelle relazioni adulte equilibrate, il flusso di empatia dovrebbe essere reciproco: i partner condividono equamente il potere e si muovono avanti e indietro tra il dare e il ricevere. Quando un partner dona di più, tuttavia, è probabile che cresca il risentimento e l’insoddisfazione.
La socializzazione di genere può contribuire allo squilibrio empatico. Gli uomini che sono stati incoraggiati a “resistere” al conflitto possono diventare eccessivamente dominanti o, al contrario, ritirarsi di fronte ai forti sentimenti di qualcuno, non sapendo come rispondere senza prendere il sopravvento o arrendersi. Molte donne sono educate a credere che l’empatia, di per sé, è sempre appropriata e diventa la loro modalità predefinita di risposta agli altri. L’alta considerazione in cui sono tenute le persone empatiche oscura il fatto che troppa empatia potrebbe portare a trascurare i propri bisogni e sentimenti.
Situazioni di potere ineguale possono anche creare squilibrio tra i partner nel dare o ricevere empatia.
Purtroppo, nelle relazioni caratterizzate da una disparità di potere, coloro che occupano una posizione di basso potere hanno maggiori probabilità di rimettersi ai bisogni di coloro che occupano una posizione di alto potere. Alcune persone possono sottomettersi agli altri per mantenerli vicini a discapito dei propri bisogni e questo non è salutare. I propri bisogni sono importanti e vanno riconosciuti e soddisfatti per quanto possibile. Il fatto di non dare spazio ai propri bisogni, di tanto in tanto, deve essere una scelta razionale non una strategia per tenere vicini gli altri, per essere elogiati od evitare le critiche.
Rischio di rimanere intrappolati
Come si fa a sapere se si corre il rischio di rimanere intrappolati nell’empatia? Una risposta sì a una qualsiasi delle seguenti domande dovrebbe sollevare un campanello d’allarme.
- Trascorri più tempo a pensare ai sentimenti del tuo partner che ai tuoi?
- Concentri la tua attenzione su ciò che l’altra persona dice durante una discussione, escludendo ciò che vuoi dire?
- Ti capita spesso di essere così preso dai sentimenti di qualcuno che ami quando è depresso o ferito che i suoi sentimenti sembrano diventare i tuoi?
- Dopo aver terminato una discussione, ti preoccupi di ciò che stava pensando l’altra persona?
- Trascorri più tempo cercando di capire perchéé qualcuno ti ha deluso piuttosto che decidere se le sue ragioni sono più importanti delle tue emozioni.
Controllare l’eccessiva empatia
Controllare l’eccessiva empatia richiede intelligenza emotiva; la sua abilità di base è l’autoconsapevolezza. Devi sempre essere pronto a esplorare e soddisfare le tue esigenze. Dal momento che non sei abituato a pensarci, potresti non essere nemmeno pienamente consapevole di quali siano questi bisogni. Ogni volta che la tua empatia si attiva, consideralo come un segnale per accendere i riflettori sui tuoi sentimenti. Fai una pausa (fare un respiro profondo aiuta) per portare l’attenzione su di te: come mi sento in questo momento? Di cosa ho bisogno adesso?
Una volta che sai di cosa hai bisogno, puoi prendere una decisione consapevole su quanto dare a un altro e quanto chiedere per te stesso. Delle volte dovrai correre anche il rischio di apparire “un pò egoista” soprattutto se hai abituato gli altri ad essere sempre disponibile. Naturalmente coltivare relazioni con persone attente ai bisogni degli altri aiuta. Se senti di fare fatica a trovare questo equilibrio rivolgersi ad un professionista può aiutarti a comprenderne le ragioni e modificare i comportamenti problematici.
Articolo scritto dalla dott.ssa Alice Mazza Psicologa e Psicoterapeuta a Monza