Ruolo che possono avere i farmaci psichiatrici nel COVID-19
Farmaci psichiatrici e COVID-19: dall’inizio della pandemia generata dal coronavirus SARS-CoV-2 ad oggi sono stati effettuati numerosi studi scientifici volti a meglio comprendere la natura del virus e le caratteristiche della malattia (Coronavirus Disease 19, il cui acronimo è COVID-19) ad esso associata e ad analizzare i possibili trattamenti. Parallelamente, si sono affacciate altre ricerche, alcune delle quali hanno messo in luce possibili relazioni tra il COVID-19 e alcuni aspetti nell’ambito della psichiatria.
Oltre a valutare l’influenza che una preesistente malattia mentale può’ avere sul decorso della malattia da SARS-CoV-2 e, viceversa, l’impatto che l’infezione da SARS-CoV-2 e le limitazioni imposte dalla pandemia possono generare su preesistenti malattie psichiatriche, gli studi scientifici si sono rivolti anche ad analizzare il ruolo che possono avere i farmaci psichiatrici nel COVID-19. Sono stati analizzati gli effetti sia favorevoli che potenzialmente peggiorativi di tali farmaci.
Farmaci psichiatrici e terapia
Uno degli aspetti di primaria importanza quando si imposta una terapia farmacologica è quello di valutare le possibili interazioni che intercorrono tra i vari farmaci. Riguardo a tale aspetto, in uno studio del 2020 sono state analizzate le interazioni tra i farmaci psichiatrici, antidepressivi, antipsicotici, stabilizzanti dell’umore e ansiolitici, e quelli utilizzati per la terapia del COVID-19 (Drug interactions of Psychiatric and COVID-19 medications, Niayesh Mohebbi et al, Basic Clin Neurosci, 2020).
I ricercatori hanno evidenziato diversi livelli di potenziali interazioni tra farmaci psichiatrici e anti COVID-19, da quelli minori a quelli che possono produrre problematiche di ordine grave o perdita di efficacia del trattamento. La maggior parte delle interazioni si esplica a livello del sistema enzimatico citocromo P450, una famiglia di proteine presenti nel fegato che si occupano di metabolizzare i farmaci assunti. Dallo studio emerge che i trattamenti psicofarmacologici possono essere utilizzati in maniera sicura in combinazione con i farmaci per la cura del coronavirus, pur che venga svolta una accurata scelta di farmaci con il minor rischio di interazioni ed effettuato un monitoraggio accurato del paziente.
Altro punto cruciale è stato comprendere se i farmaci utilizzati per il trattamento delle malattie mentali possano influenzare o meno il decorso della malattia infettiva.
Effetti benefici dei farmaci psichiatrici come gli antidepressivi
Un recente studio del Careggi di Firenze (Can SSRI/SNRI antidepressants decrease the ‘cytokine storm’ in the course of COVID-19 pneumonia? Fei et al., Panminerva Medica, luglio 2021) ha posto l’attenzione sugli effetti potenzialmente benefici di alcuni antidepressivi sulla reazione infiammatoria indotta da COVID-19. Nello specifico, Fei e colleghi hanno riscontrato livelli significativamente inferiori di fattori infiammatori implicati nell’infezione da COVID-19 nei pazienti trattati con antidepressivi; è stata, inoltre, riscontrata una minore incidenza di difficoltà’ respiratoria acuta sempre nei pazienti in terapia antidepressiva, sostenendo l’ipotesi di un’azione favorente di tali farmaci nei confronto del decorso della malattia.
Migliore andamento clinico
Un anno fa (Lenze et, Fluvoxamine vs placebo and clinical deterioration in outpatients with symptomatic COVID-19: a randomized clinical trial. JAMA 2020) era già stato osservato che i pazienti che stavano assumendo fluvoxamina, un antidepressivo comunemente utilizzato nel trattamento della depressione e del disturbo ossessivo compulsivo, mostravano un migliore andamento clinico della malattia legata al coronavirus.
L’effetto positivo degli antidepressivi è stata recentemente confermata anche da un ulteriore studio (Hoertel et al. Association between antidepressant use and reduced risk of intubation or death in hospitalized patients with COVID-19: results from an observational study. Mol Psychiatry 2021), che ha analizzato diversi antidepressivi, riscontrandone un meccanismo protettivo nei confronti della malattia infettiva. Viene sempre ipotizzato un possibile effetto modulatore del sistema immunitario che gli antidepressivi esplicherebbero, risultando cosi’ maggiormente protettivi nei confronti del COVID-19.
Covid e rischio di conseguenze gravi
Infine, diversi studi hanno riscontrato che persone con un preesistente disturbo psichiatrico, in particolare della sfera psicotica, hanno un aumentato rischio di conseguenze gravi a seguito dell’infezione da SARS-CoV-2. Una ricerca da poco pubblicata (Mental disorders and risk of COVID-19-related mortality, hospitalisation, and intensive care unit admission: a systematic review and meta-analysis, Vai et al, The Lancet Psychiatry, settembre 2021) ha confermato tale osservazione cercando di indagare quali fattori possano essere in gioco nel determinare il peggior decorso della malattia. Dallo studio è emersa una correlazione tra la assunzione di ansiolitici e antipsicotici e il decorso negativo del COVID-19.
Gli antipsicotici possono complicare le problematiche cardiache e tromboemboliche correlate all’infezione, interferire con la risposta immune e interagire con i farmaci utilizzati nel trattamento della malattia da coronavirus, mentre gli ansiolitici, nello specifico le benzodiazepine, possono peggiorare la funzionalità’ respiratoria. In questo studio non è emerso una chiara azione protettiva degli antidepressivi nei confronti della malattia infettiva, tuttavia tale classe di farmaci non pare comunque peggiorare il decorso dell’infezione.
I dati fin qui descritti offrono una panoramica, seppure incompleta e preliminare, delle possibili influenze dei farmaci psichiatrici sul trattamento e sul decorso della malattia da SARS-CoV-2. Seppure di notevole interesse clinico, tali studi necessitano ad oggi di ulteriori approfondimenti che possano meglio chiarire i meccanismi che sottendono il legame tra farmaci psichiatrici e COVID 19 al fine di adeguare nel miglior modo possibile la terapia farmacologica.
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