Per i bambini con Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA), il momento dei compiti può generare stress e frustrazione, rendendo importante una gestione emotiva adeguata. Questo articolo esplora il caso di Marco, un bambino che manifesta segnali di disagio durante i compiti, e propone strategie per supportarlo con pazienza e tecniche mirate, aiutandolo a vivere l’apprendimento con serenità.
Gestione emotiva bambini con DSA: il caso di Marco
Marco è un bambino di sette anni che frequenta la scuola primaria. Due giorni la settimana viene seguito da una maestra di sostegno per i compiti. Durante queste attività, la maestra nota che, quando la fatica aumenta e arriva il momento della lettura, Marco mette in atto dei comportamenti preoccupanti: spesso si sdraia a terra, grida aiuto o pronuncia parole senza senso, affermando che il compito è “troppo difficile.” In altri casi, sembra perdere concentrazione e fatica a riconoscere le lettere, sia nella lettura sia nella scrittura.
L’atteggiamento di Marco di fronte alla stanchezza o a un compito percepito come troppo complesso potrebbe essere indicativo di un disturbo specifico dell’apprendimento (DSA). Mentre i compiti sono parte della routine scolastica di tutti gli studenti, per i bambini con DSA rappresentano un doppio sforzo. Di conseguenza, possono manifestare forti segnali di stress e frustrazione, poiché ogni esercizio può rappresentare una sfida impegnativa, compromettendo spesso la loro autostima e il rapporto con lo studio. Questo diventa uno dei motivi per il quale il Decreto Ministeriale 5669/2011 e le relative linee guida stabiliscono la necessità di ridurre i compiti a casa per gli studenti con DSA.
Quindi, le domande che emergono sono: in primo luogo, come si può distinguere una reazione legata alle difficoltà di apprendimento e, in secondo luogo, come gestire al meglio il bambino quando reagisce in questo modo di fronte ai compiti?
Riconoscere i segnali
Di norma i bambini con evidenti difficoltà fonologiche durante la lettura devono essere segnalati in anticipo dai docenti, per permettere un intervento logopedico mirato sin dal primo anno di scuola primaria e una collaborazione attiva tra famiglia, scuola e specialisti per alleviare l’ansia e supportare il bambino anche a casa.
Purtroppo, gli insegnanti di prima elementare incontrano difficoltà nell’individuare queste problematiche perché spesso utilizzano un metodo d’insegnamento globale, che non considera adeguatamente l’acquisizione dei prerequisiti fonologici e l’automatizzazione dei meccanismi fonema-grafema, processi che risultano particolarmente difficoltosi per i bambini con dislessia.
È quindi essenziale che gli insegnanti, docenti di sostegno e genitori che aiutato i figli durante i compiti prestino attenzione a eventuali segni associati al disturbo e procedano alla segnalazione.
Segnali più caratteristici
Tra i segnali più caratteristici che si evidenziano nell’età della scuola elementare per i bambini con difficoltà di apprendimento sono i presenti:
- Difficoltà di riconoscimento e memorizzazione delle lettere dell’alfabeto.
- Problemi nella sintesi fonemica, nell’unione dei suoni per formare sillabe.
- Difficoltà fonologiche, nel linguaggio orale e scritto.
- Errori nella pronuncia dovuti a inversioni, eliminazioni o sostituzioni, povertà di vocabolario e costruzioni grammaticalmente errate.
- Lettura lenta e incerta con errori, spesso legati a difficoltà fonologiche.
- Comprensione del testo inadeguata a causa di stanchezza rapida e confusione tra parole simili.
- Errori frequenti nella scrittura, che possono riguardare aspetti fonologici, ortografici e morfologico-grammaticali.
Gestire le difficoltà emotive del bambino con DSA
In situazioni come quella di Marco, è fondamentale riconoscere la crisi che il bambino sta attraversando e rispondere con pazienza e comprensione. Nei momenti di blocco, rifiuto o panico, il bambino ha bisogno di sentirsi accolto e sostenuto. La prima azione è consentirgli una pausa per alleviare il carico emotivo e permettergli di calmarsi. Durante questi momenti, l’uso di rinforzi positivi, come lodi o piccoli premi, si rivela particolarmente efficace. Ogni passo avanti – anche un tentativo, più che il risultato perfetto – merita di essere riconosciuto.
Punizioni o rimproveri, invece, rischiano di generare effetti negativi, aumentando la frustrazione e la riluttanza del bambino verso i compiti. Comunicare l’idea di essere una squadra che lavora insieme per superare le difficoltà aiuta il bambino a sentirsi capito e sostenuto nel suo percorso di apprendimento.
Gestione emotiva bambini con DSA: utili strategie per prevenire i momenti di crisi
Per i bambini con Disturbi Specifici dell’Apprendimento, il momento dei compiti può diventare una sfida impegnativa, ma con alcuni accorgimenti è possibile renderlo più gestibile:
- Suddividere i compiti in piccole parti con pause prefissate: Suddividere non solo gli esercizi ma anche i testi in sezioni più piccole aiuta a ridurre il senso di sovraccarico. Un’altra strategia efficace è quella di stabilire delle pause brevi (per esempio, 5 minuti ogni 15-20 minuti di attività) dove si respira, si rilascia o si fa una piccola attività piacevole.
- Concordare con il bambino dei “segnali di pausa”: Quando il bambino sente di non riuscire più a gestire lo stress, può usare un segnale (un movimento oppure un segno) per indicare il bisogno di fermarsi. L’idea di usare un segnale ha lo scopo di colmare la confusione che sente il bambino DSA quando viene stressato dal compito ma non sa ancora come esprimere questa tensione. In aggiunta, il “compito” di segnalare il disagio promuove l’automonitoraggio e il riconoscimento delle sensazioni corporee indicative della stanchezza, dell’ansia prestazionale ecc.
- Utilizzare strumenti compensativi: Per un bambino di sette anni con difficoltà nella lettura potrebbe essere utile l’utilizzo di facilitatori di lettura come le strisce di cartoncino colorate, oppure l’uso di un righello per ogni striscia di testo. Strumenti aggiuntivi possono essere le tabelle, le mappe concettuali, e gli audiolibri.
- Incoraggiare e premiare il progresso: Per i bambini con difficoltà allo studio, la motivazione è essenziale. Sottolineare i piccoli traguardi raggiunti e premiare il progresso con una piccola pausa, una caramella oppure con parole di incoraggiamento può fare una grande differenza. È importante premiare l’alunno non solo di fronte alle prestazioni positive ma prima di tutto di fronte all’impegno.
- Insegnare e utilizzare tecniche di autoregolazione: L’autoregolazione implica l’uso di strategie che si fondano su l’introspezione e sulla consapevolezza del sé. In situazioni come quella di Nicolò, insegnare tecniche come la respirazione profonda o l’utilizzo di un oggetto rilassante, può aiutare a sostituire le reazioni di panico con risposte più efficaci per attenuare la tensione. In aggiunta, promuovere l’uso di affermazioni neutre al posto di convinzioni disfunzionali può portare lo studente a ridurre l’uso di strategie inefficaci nel lungo termine. Ad esempio, anziché pensare “non posso farcela,” può imparare a dirsi: “Ora mi trovo in difficoltà, prendo una pausa e poi riprovo”.
Conclusione
È importante che genitori e insegnanti comprendano che il momento dei compiti rappresenta un’opportunità di crescita per il bambino, non una sfida da superare. Questo concetto, tuttavia, può non essere così evidente per il bambino, il quale vive con la convinzione che deve soddisfare le aspettative sia degli insegnanti che dei genitori. Spetta all’insegnante rendere chiaro il valore educativo dei compiti, mentre il ruolo del genitore e del docente di sostegno è quello di orientare il figlio verso la curiosità e il desiderio di conoscere, piuttosto che verso la competizione o il bisogno di ottenere riconoscimenti.