Gioco d’azzardo patologico, quando diventa preoccupante? Il gioco è una pratica che spesso è presente nella nostra vita e che ha effetti positivi sul nostro sviluppo e sul nostro benessere. Ha un ruolo fondamentale nell’infanzia, rispetto allo sviluppo cognitivo, sociale ed emotivo del bambino, e nelle fasi successive del ciclo di vita è utile per concedersi un passatempo ricreativo, per abbassare i livelli di stress, per regolare le emozioni, per nutrire i bisogni di affiliazione e di appartenenza ad un gruppo. 

Definizione del gioco d’azzardo patologico

Un tipo particolare di gioco è il gioco d’azzardo: è definito dall’enciclopedia Treccani Attività ludica in cui ricorre il fine di lucro e nella quale la vincita o la perdita è in prevalenza aleatoria, avendovi l’abilità un’importanza trascurabile”. Sono dunque giochi il cui scopo è la vincita di una somma di denaro, e la cui probabilità è affidata al caso. Il gioco d’azzardo può essere più o meno presente nelle nostre vite, in diverse misure e ambiti: la tradizionale tombola di Natale, piuttosto che qualche scommessa sportiva al centro scommesse o qualche gratta e vinci al tabacchi. Ma qual è il confine tra gioco “sano” e patologico?

Gioco d’azzardo patologico: comportamento problematico persistente

Il limite tra i due è delineato dallo sviluppo della dipendenza da questo comportamento. Quando si diventa dipendenti dal gioco d’azzardo questo diventa progressivamente prioritario nella nostra vita, stravolgendola.

Il Manuale Diagnostico Statistico dei Disturbi mentali (DSM 5) definisce il Disturbo da Gioco d’Azzardo come un disturbo caratterizzato da un comportamento problematico persistente e ricorrente legato al gioco, che porta disagio significativo e compromissione del funzionamento. Questo nell’ultima versione del manuale è stato inserito tra i disturbi di dipendenza, poiché le ricerche più recenti hanno trovato alla base di tale disturbo meccanismi cerebrali analoghi a quelli sottostanti i disturbi da dipendenza da sostanze. Si può quindi considerare a tutti gli effetti un disturbo da dipendenza, legata al comportamento di gioco.

Criteri di diagnosi

Tra i criteri diagnostici del disturbo troviamo:

  • bisogno di giocare quantità crescenti di denaro per ottenere l’eccitazione desiderata
  • irritabilità o irrequietezza se vi è un tentativo di ridurre o smettere di giocare d’azzardo
  • storia di ripetuti sforzi per controllare, ridurre, o smettere di giocare
  • preoccupazioni costanti rispetto al gioco
  • rincorsa alle perdite, tornando a giocare dopo aver perduto denaro
  • menzogne per occultare l’entità del coinvolgimento nel gioco d’azzardo
  • compromissione del funzionamento nelle sfere di vita come lavoro, relazioni, famiglia a causa del gioco d’azzardo
  • prestiti di denaro per risollevarsi dai debiti causati dal gioco

(American Psychiatric Association, APA, 2013)

Craving e gioco d’azzardo patologico

Come nei disturbi di dipendenza da sostanze, il disturbo da gioco d’azzardo è caratterizzato da craving: desiderio impellente, incontrollabile, di assumere una sostanza psicoattiva, un cibo o di mettere in atto un qualunque comportamento gratificante.

Tale desiderio viene spesso innescato da stimoli appresi attraverso il processo di condizionamento. Ad esempio, nel caso del giocatore la vista dell’insegna del bar dove gioca di solito, oppure possedere dei contanti in tasca possono essere degli stimoli che innescano un forte impulso di andare a giocare, vissuto come incontrollabile. Gli stimoli “insegna” e “contanti” sono stati associati al gioco dopo ripetute esperienze in cui tali elementi precedevano sempre tale comportamento.

Il craving porta il giocatore a sentire l’urgenza di mettere in atto un comportamento di gioco, e, soddisfacendola, ne sostiene l’uso compulsivo e la dipendenza. Mentre durante il gioco solitamente si prova un senso di gratificazione immediata e di eccitazione, dopo aver giocato si riprende contatto con la realtà, in cui è frequente un sentimento di colpa, rimorso e vergogna.

Sviluppo della patologia del gioco

Lo sviluppo di questa patologia si articola in più fasi, definite da Custer (1982):

  • vincente: in questa fase la persona è esposta a giocate occasionali, per motivi sociali; mentre gioca prova un senso di eccitazione che lo porta ad aumentarne progressivamente la frequenza e la somma di denaro giocata;
  • perdente: in questa fase il gioco è perlopiù solitario e, nonostante ripetute perdite, il giocatore si scopre incapace di smettere di giocare. Inizia inoltre a sentire il bisogno di nascondersi e coprire il suo comportamento di gioco a familiari ed amici con menzogne, ed il gioco frequente ed intenso inizia a creare difficoltà economiche;
  • disperazione: il giocatore gioca sempre più frequentemente e sempre più denaro, alienandosi completamente dalla sua rete sociale.  L’indebitamento lo spinge a ricercare denaro attraverso prestiti o atti illegali;
  • crollo: il gioco crea conseguenze negative importanti: grave dissesto finanziario, problemi giudiziari, problemi familiari, separazioni. In questa fase si intensificano i sintomi ansioso depressivi secondari al comportamento di gioco, dai quali alcuni giocatori cercano sollievo abusando di altre sostanze psicoattive, come l’alcol;
  • critica: in questa fase il giocatore, a seguito di una valutazione più lucida della situazione e di un bilancio delle perdite subite, chiede aiuto ai servizi preposti.
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I pensieri del giocatore

Un fattore che contribuisce a mantenere vivo il disturbo è il funzionamento cognitivo del giocatore, cioè lo schema di pensieri e di credenze sul gioco che sostengono il ripetersi del comportamento. È possibile individuare alcune distorsioni cognitive tipiche dei giocatori, ossia l’insieme di idee e pensieri distorti o irreali che li spingono a valutare il comportamento di gioco erroneamente come un comportamento utile e funzionale.

Distorsioni cognitive del gioco d’azzardo patologico

Sopravvalutazione: la tendenza del giocatore a riporre una fiducia smisurata nelle proprie capacità. Esempio: riconoscere macchinetta vincente, indovinare numeri vincenti

Tendenze dei numeri: la tendenza del giocatore a elaborare teorie su fatti numerici casuali. Esempio: “il 7 è già uscito la settimana scorsa; quindi, è meno probabile che esca questa settimana”.

Correlazione illusoria: la credenza che due fatti casuali concomitanti possano essere associati. Esempio: comprare i gratta e vinci in un tabacchi dove hanno vinto il superenalotto.

Vittoria di altri giocatori: la credenza per cui, se in tanti vincono, allora vincere capita spesso e a chiunque.

Polarizzazione della memoria: la tendenza a recuperare più facilmente ricordi che confermano un’alta probabilità di vincita, o che supportano una continuazione o un aumento del comportamento di gioco. Esempio: giocate basate su vincite passate o ipotetiche.

Illusione di poter controllare la situazione e poter smettere in qualsiasi momento. Esempio: “Massì oggi vado a giocare ma solo 5 euro”.

Interventi per trattare il disturbo

Le caratteristiche dell’intervento nell’ambito del disturbo da gioco d’azzardo patologico dipendono fortemente dalla gravità del singolo caso. Poiché tale condizione determina difficoltà e problematiche in tanti ambiti di vita dell’individuo (sociale, lavorativo, familiare, di salute, penale, etc.), l’approccio più indicato è di tipo multidisciplinare: tale modalità prevede la presa in carico del paziente da un’equipe di professionisti, che possano occuparsi in modo sincrono dei diversi aspetti.

Nell’equipe di lavoro è essenziale una presa in carico di tipo psicologico. Attraverso una psicoterapia cognitivo-comportamentale, è possibile rinforzare la motivazione e l’aderenza al trattamento, educare il paziente al disturbo ed alle sue caratteristiche, lavorare sulle idee e i pensieri che alimentano il gioco d’azzardo e costruire delle strategie comportamentali per ridurre il comportamento problematico.

Sara-Angelicchio

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