Siamo entrati nella tanto discussa “fase 2” della “lotta al coronavirus”. Quello che sappiamo con certezza è che non è ancora finita, non è stata ancora trovata una soluzione e dobbiamo continuare ad unire le forze per proteggerci e proteggere chi ci sta a fianco, l’intera comunità…ma possiamo affrontare tutto questo assieme!
Siamo stati investiti da quest’ondata, quasi all’improvviso. Ci sembrava che la minaccia fosse lontana e poi il primo caso, il rapido dilagare del contagio.
Le reazioni di ognuno di noi sono state assolutamente personali: ogni evento acquisisce significato alla luce di quella che è la nostra storia di vita, di quelle che sono le nostre credenze circa noi stessi, gli altri e il mondo, a seconda delle risorse che sentiamo di poter mobilitare. Eppure, tutti abbiamo attraversato diverse fasi, emozioni e vissuti. Qualcuno, inizialmente, avrà pensato fosse un’esagerazione, come se la mente si rifiutasse proprio di credere alla presenza di un pericolo così insidioso; altri avranno iniziato a sentirsi fortemente minacciati, spaventati, in preda al panico.
Poi sono arrivate le misure restrittive, il lockdown, l’isolamento.
Quarantena…un po’ ti temo (ed è normale!)
Le nostre routine quotidiane, le abitudini, le certezze si sono frantumate. Un evento improvviso, non prevedibile, ci ha obbligati a riorganizzare la nostra intera vita: dall’andare a fare la spesa, agli incontri con le persone più care, dagli hobby e le attività sportive al lavoro. Nuove regole, nuove modalità, nuove procedure.
Alla paura del contagio, o di contagiare si sono aggiunti le preoccupazioni circa il lavoro, i timori per l’economia, il terrore di perdere persone care o di subire discriminazioni perché associati al virus.
Molti di noi avranno avuto pensieri quali “Non ce la farò ad affrontare tutto questo!”, “È terribile!”, “Perché è dovuto succedere?”, “Come farò a gestire i bambini a casa?!?”.
La nostra quarantena dura ormai da circa 2 mesi e ancora non abbiamo una chiara idea di quando ci riavvicineremo al “mondo” che conoscevamo prima. Qualcuno sta riprendendo le attività lavorative, qualcuno è ancora “confinato” a casa. I congiunti possono incontrarsi, ma ci sono persone che sono nella loro abitazione sole, con famiglie lontane e che possono ricercare la vicinanza degli amici solo online.
È arrivato il pericolo, il nostro sistema nervoso si è attivato per fronteggiarlo, ora siamo (giustamente!) affaticati dallo stress accumulato. Molti di noi sperimentano sensazioni di impotenza, mancanza di energie, frustrazione. Si tratta di vissuti assolutamente comprensibili alla luce di ciò che stiamo vivendo, della situazione protratta di stress che stiamo affrontando.
Una revisione recentemente pubblicata su The Lancet (2020), che analizza l’impatto psicologico della quarantena prolungata, evidenzia come l’isolamento, pur costituendo un importante strumento di protezione fisica, possa avere ripercussioni importanti sul benessere mentale delle persone. In particolare, il lockdown favorirebbe sintomi associati al disturbo post traumatico da stress (come disturbi del sonno, apatia, iper-allerta, agitazione, pensieri ed immagini disturbanti e intrusivi, anestesia emotiva…), ansia, disturbi dell’umore, abuso di sostanze.
L’isolamento “forzato” (pur per il nostro bene) ha privato molti del contatto sociale con le persone care. Per noi essere umani il bisogno di affiliazione e di appartenenza è primario ed è intimamente connesso con la sopravvivenza.
Come suggerito da Lorberbaum e collaboratori (2002), l’essere soli e isolati attiva negli esseri umani le stesse aree corticali associate al dolore fisico, questo perché la connessione e la protezione sociale sono indispensabili tanto quanto l’essere al riparo da pericoli fisici. Inoltre, quando percepiamo di “non essere al sicuro” una delle strategie che utilizziamo per regolare la nostra attivazione psicofisiologica è proprio la regolazione relazionale, ovvero la ricerca di supporto, conforto, aiuto, sintonizzazione. Se però l’altro non è accessibile, ecco che la modalità più raffinata di gestione dell’emozione e dell’arousal (attivazione fisiologica) viene meno.
Finito il lockdown passerà ogni disturbo?
Come evidenziato dagli studi sopra citati, il lockdow ha effetti anche a medio e lungo termine, quindi ben oltre il termine delle misure restrittive.
La quarantena è stato il mezzo più efficace per garantirci e garantire agli altri la maggior sicurezza possibile in termini di salute fisica, ciò non significa che vadano trascurati gli effetti psicologi.
Se vogliamo affrontare al meglio la fase due, abbiamo bisogno di considerare quello che è il nostro vissuto, concederci uno spazio per individuare modalità efficaci per gestire al meglio le nostre risonanze emotive.
Siamo arrivati alla fase due con un’elevata quota di stress sulle spalle, come se stessimo facendo un lungo trekking e ad ogni tappa aggiungessimo qualche peso al nostro sacco… ad un certo punto ci sentiremo stremati, sopraffatti, senza più fiato!
Con la fine della quarantena, la nostra mente non cancellerà la nostra esperienza, non si resetterà. Non sarà un punto a capo. Un po’ perché il pericolo permane e rimane comunque indispensabile rispettare nuove norme al fine di tutelare noi stessi e gli altri, un po’ perché abbiamo bisogno di trovare modalità efficaci per ridurre almeno in parte lo stress accumulato.
In questa fase potrebbero affacciarsi nuove preoccupazioni, problemi logistici, pensieri disturbanti e ricorrenti, emozioni…abbiamo bisogno di poter recuperare le energie fisiche e mentali per affrontare questa sfida.
Quali disagi ho sperimentato o sperimento ora?
Abbiamo detto che i vissuti possono essere stati diversi. Di seguito proviamo ad elencare i principali. È possibile che siano molti quelli che ci risuonano, che sentiamo come nostri. Probabilmente ci capita di oscillare da uno stato emotivo e mentale all’altro, come se fossimo sulle montagne russe.
È semplicemente il nostro sistema nervoso alle prese con lo stress, con la minaccia. Il primo passo che possiamo compiere è proprio quello di provare a riconoscere cosa sentiamo.
Vissuti e disturbi frequenti relativi all’emergenza sanitaria e alle misure contenitive:
- disturbi del sonno: difficoltà ad addormentarsi, incubi, risvegli frequenti nel corso della notte, risvegli precoci
- rabbia, irritabilità
- sensazioni di spossatezza e mancanza di energie
- difficoltà a concentrarsi e a prendere decisioni
- difficoltà di memoria
- preoccupazioni relative alla possibilità di contagiarsi o di contagiare
- timori circa la perdita o la riduzione del lavoro
- ansia per l’impatto economico
- paura del futuro e pensieri catastrofici
- impotenza, mancanza di controllo
- noia, apatia
- difficoltà nella gestione dei rapporti familiari o di coppia durante la quarantena, conflitti
- senso di vuoto
- solitudine
- tristezza
- paura della perdita di persone care
- lutti
- senso di colpa
Qualsiasi cosa abbiamo provato o stiamo provando va bene. Uno studio condotto in Cina ha mostrato come quasi il 54% della popolazione abbia considerato l’impatto psicologico su di sé della pandemia Covid-19 come moderato o grave (Wang et al., 2020).
Non esiste un modo giusto o sbagliato di sentirsi, ma esistono modi efficaci ed adeguati per dare spazio e gestire il proprio vissuto.
Il gruppo di supporto come risorsa
Per gestire l’impatto della pandemia in corso sulla salute mentale, il Centro InTerapia ha deciso di istituire uno spazio apposito per dar voce alle proprie emozioni, preoccupazioni, sensazioni e pensieri relativi all’emergenza.
Si è così stabilito di creare appositi gruppi di supporto psicologico online che diano l’opportunità di connettersi in modo protetto con i propri vissuti, condividerli e sintonizzarsi sulle proprie risorse, al fine di contenere la portata emotiva degli eventi che stiamo affrontando e individuare modalità di gestione efficaci per le situazioni difficili.
Ci sono eventi che sfuggono al nostro controllo, ma possiamo focalizzarci su quello che possiamo fare e farlo al meglio. Possiamo prenderci cura di noi, del nostro mondo interiore, per avere le energie per continuare ad affrontare ciò che accade in modo responsabile e adattivo.
Connettendoci con noi stessi e con gli altri (anche a distanza!) possiamo affrontare questa emergenza, insieme!
Eventi in Programma
Breve Webinar : “Come il Coronavirus ha cambiato il nostro stato d’animo”.
Quando: Martedì 19/05, dalle 17:30 alle 18:00.
Obiettivo: Offrire contenuti, incuriosire, stimolare a sperimentare step 2: il gruppo gratuito.
link all’evento: https://www.eventbrite.it/e/biglietti-come-il-coronavirus-ha-cambiato-il-nostro-stato-danimo-105256358602
Gruppo Supporto Online Gratuito: Riprende le tematiche trattate nel webinar, focalizzandosi sugli stati mentali problematici favorire la consapevolezza e l’integrazione degli stessi, negoziare nuovi significati.
Quando: Sabato 23/05, ore 11:15 – 12:15.
Richiedi il link per partecipare a: [email protected]
Obiettivo: Far sperimentare la psicoterapia di gruppo online, far vivere ai partecipanti un’esperienza positiva,
Successivi gruppi a pagamento a tema specifico
Tematiche:
- “Stati d’ansia e preoccupazione per il futuro”
- “Depressione e senso di solitudine”
- “Rabbia e difficoltà relazionali”
- “Genitorialità e supporto ai propri figli”
Quando: Martedì 26/05, ore 18:00 – 19:30;
Martedì 09/06, ore 18:00 – 19:30; Martedì 16/06, ore 18:00 – 19:30;
Martedì 30/06, ore 18:00 – 19:30.
Obiettivo: Promuovere il benessere, stimolare al prosieguo di un percorso di psicoterapia gruppale o eventualmente individuale.
- Costo: 30 Euro/h
- Max partecipanti per gruppo: 6
per iscrizioni scrivere a: [email protected]
Riferimenti bibliografici
Brooks, S.; Smith, L.; Webster, R.; Woodland, L. (2020). The psychological impact of quarantine and how to reduce it: rapid review of the evidence. The Lancet, 395, 30460-30468
Li, S., Wang, Y., Xue, J., Zhao, N., & Zhu, T. (2020). The Impact of COVID-19 Epidemic Declaration on Psychological Consequences: A Study on Active Weibo Users. International Journal of Environmental Research and Public Health, 17(6), 2032.
Lorberbaum, J.P.; Newman, J.D.; Horwitz, A.R.; Dubno, J.R.; Lyriard, R.B.; Hammer, M.B.; Bohning, D.E. & George, M.S. (2002). A potential role for thalamocingulate circuitry in human maternal behavior. Biological Psychiatry, 51, 431-445.