Che cos’è il perdono?

Il perdono è definibile come un cambiamento prosociale verso un altro individuo che ci ha recato un danno fisico e/o morale, oppure verso sé stessi: questo include la riduzione dei sentimenti negativi provati verso l’autore del danno e, in alcuni casi, l’aumento di emozioni e pensieri positivi, che può comportare un avvicinamento nei suoi confronti (Fehr et al., 2010).

Il perdono, attraverso diverse culture e religioni, è da sempre considerato come un fenomeno fondamentale ed in qualche modo portatore di sollievo e benessere, sia che questo avvenga tra due persone, sia che questo sia concesso da una presunta divinità.

Perdono e psicoterapia cognitiva

La psicoterapia cognitiva lo inquadra come un processo, da attraversare in modo attivo ed impegnato, che comprende la trasformazione di pensieri ed emozioni. Al termine di tale processo la persona che perdona si ritrova arricchita a livello di salute psichica ed alleggerita da sovraccarichi emotivi.

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I benefici del perdono

In letteratura diversi studi affermano come rimanere bloccati in uno stato di rabbia e rancore causi diversi problemi fisici e psichici, a breve e lungo termine. Diversamente, lasciare andare tali emozioni e concedere a sé stessi il perdono porta a vari benefici:

  • una pressione cardiaca più bassa;
  • un sistema immunitario ed endocrino più in salute;
  • minori livelli di stanchezza, rabbia, tristezza, solitudine;
  • minor incidenza di disturbi dell’ansia e dell’umore;
  • il mantenimento di uno stile di vita più salutare, con minor ricorso a farmaci, alcool, fumo, sostanze psicoattive;
  • una visione della vita più ottimistica;
  • un incremento dell’autostima e della soddisfazione di sé.

Tali benefici sono riscontrabili qualunque sia l’oggetto del perdono: infatti, se si parla di un contesto interpersonale le emozioni negative ed i pensieri ricorrenti riferiti a quanto subito dalla persona con cui si è in relazione comportano un malessere che perpetrato nel tempo può portare a problemi di salute fisica e mentale, ed il perdono dell’altro può solo alleviarlo; se tali emozioni sono riferiti a se stessi, allora il processo che sarà di aiuto è l’auto perdono.

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 Le fasi del perdono

La terapia del perdono promuove la risoluzione del conflitto favorendo la presa di prospettiva altrui. Secondo tale modello, il perdono si ottiene attraverso quattro fasi (Enright e Human Development Study Group, 1996):

  1. scoperta e l’osservazione dei propri vissuti emotivi: infatti, una delle difficoltà legate al perdono è proprio l’evitamento della consapevolezza e del vissuto pieno delle emozioni che sono presenti in un contesto difficile, poiché se ne è spaventati. Diventa quindi utile e terapeutico concedersi di lasciare andare le barriere che si costruiscono per proteggersi dalle emozioni negative, la cui esperienza, se regolata, è comunque funzionale e catartica.
  2. L’analisi delle metacognizioni e dei valori che supportavano fino a quel momento il rifiuto del perdono. Riflette in merito all’utilità del serbare attivamente rancore a se stessi o ad altri da la possibilità di individuare delle distorsioni cognitive su cui lavorare in ambito terapeutico.
  3. L’esperienza e l’apprendimento nuove risposte, come la compassione per sé o per l’aggressore, l’empatia, l’accettazione del dolore. Quest’ultima è un processo chiave per il perdono, poiché comprende il momento in cui il paziente decide consapevolmente di lasciare andare l’affettività negativa ed i pensieri che alimentano la rabbia, a favore dell’accettazione che ciò che lo ha ferito è accaduto e che il rancore serbato nei confronti del colpevole non cambierà la situazione, se non in peggio per il paziente stesso e la sua salute. Decide quindi di abbandonare tali zavorre emotive.
  4. Il consolidamento, che comprende l’osservazione degli effetti benefici del lavoro precedente ed il rinforzo dell’estensione di tale pratica negli eventi futuri.

Conclusioni

Il perdono si rivela quindi un processo fondamentale di trasformazione e cambiamento, che in primo luogo arricchisce e lenisce le ferite emotive e favorisce la remissione di eventuali sintomi psicologici o psicosomatici che ne sono derivati, ed in secondo luogo apporta beneficio nelle relazioni, supportando la diade a attraversare momenti difficili e superarli. Se si raggiunge la consapevolezza che il pensiero persistente verso una persona da cui si è subìto un torto, piuttosto che il pensiero rabbioso e criticante riguardanti se stessi per un errore che si è compiuto, causa emozioni negative ad alta intensità e frequenza, è consigliato chiedere la consulenza a professionisti della salute mentale e intraprendere un percorso di psicoterapia. Questo può accompagnare la persona ad affrontare tali disturbi attraverso il perdono.

Sara-Angelicchio

Articolo scritto dalla dott.ssa Sara Angelicchio Psicologa e Psicoterapeuta a Saronno

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Riferimenti bibliografici

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