Il perfezionismo clinico, detto anche rigido o patologico, è caratterizzato innanzitutto da:
- Tendenza a obiettivi elevati, irrealistici
- Continuo e profuso impegno per raggiungerli, nonostante le cadute
- Insoddisfazione a prescindere dal risultato
- Timore dell’errore, usato come metro di misura del proprio valore personale
- Timore del giudizio altrui
- Inevitabile caduta/crollo nel verificare che non si riescono a raggiungere gli obiettivi “perfetti”
Chi tende a pensieri e condotte volte al perfezionismo si pone standard irraggiungibili, teme il fallimento e tende a valutarsi esclusivamente in base ai risultati ottenuti, non percependo soddisfazione anche nel momento in cui la performance sia adeguata: ho commesso un errore, di conseguenza non valgo niente, sono sbagliato/a io!
Come si può immaginare, tal modo di pensare e comportarsi può portare a una serie di conseguenze negative, tra cui ansia, depressione, bassa autostima, rabbia, frustrazione e un senso di inadeguatezza costante.
Il perfezionismo denota una modalità di gestione di alcune situazioni di vita, pertanto è di per sé una strategia. Tuttavia, quando diviene disfunzionale per la salute (ansia, depressione, stress, inadeguatezza etc), allora siamo di fronte a una rigidità e, per definizione, rigidità è patologia, perché queste “strategie perfezioniste” evidentemente non portano più a stare bene, non aiutano, danneggiano.
Come la CBT può aiutare nel superare il perfezionismo clinico
La Terapia Cognitivo-Comportamentale (CBT) è una forma di psicoterapia basata sull’idea che i nostri pensieri, emozioni e comportamenti si influenzino reciprocamente. Nella CBT, terapeuta e paziente lavorano a stretto contatto per identificare e modificare i modelli di pensiero disfunzionali che alimentano il perfezionismo.
Una prima tecnica è quindi quella di identificare e sfidare i pensieri disfunzionali: la CBT aiuta le persone con perfezionismo clinico a riconoscere i pensieri automatici negativi che alimentano la ricerca della perfezione. Il terapeuta guida il paziente nell’identificazione di pensieri irrealistici e nella loro sostituzione con pensieri più adattivi e realistici. Gradualmente, il paziente sarà in grado di usare in autonomia questo strumento.
Altra tecnica è l’esposizione: la CBT incoraggia i pazienti a sperimentare gradualmente situazioni che solitamente evitano a causa del timore di fallire o di non raggiungere gli standard elevati che si sono imposti. Attraverso l’esposizione, si impara a tollerare l’incertezza e a gestire l’ansia che deriva dal non sentirsi totalmente perfetti, invitando la persona con perfezionismo clinico a considerare l’idea che la perfezione non esiste e questo non per forza deve essere un fallimento intollerabile.
Si cercano poi insieme nuove strategie di auto-cura: la CBT offre strumenti concreti e personalizzati per sviluppare abilità di auto-cura e per sostituire le strategie perfezioniste con altre che siano più sane, utili ed equilibrate. Tali strategie possono includere la gestione dello stress, l’auto-compassione, la flessibilità cognitiva, l’accettazione di sé.
Altre forme di perfezionismo patologico
Le tipologie entro cui si manifestano credenze e comportamenti perfezionisti sono tante, poiché molto ampia è la variabilità umana.
Secondo gli autori, rientra tra le forme di perfezionismo clinico anche quando sentiamo un bisogno insaziabile di perfezione in ogni aspetto della vita, che va ben oltre i limiti ragionevoli. Le persone possono mostrarsi eccessivamente concentrate sui dettagli e incapaci di accettare errori o imperfezioni; si pongono standard irraggiungibili e vivono costantemente sotto pressione per ottenere risultati impeccabili.
Notiamo inoltre una mancanza di flessibilità e adattabilità e tutto ciò può portare a un’esperienza di stress e insoddisfazione costante, oltre ad un notevole impatto sulla salute mentale e relazionale.
Questa rigidità può influenzare negativamente il benessere psicologico, causando elevati livelli di stress e ostacolando la capacità di adattarsi ai cambiamenti e di godersi appieno la vita. Anche le relazioni possono risentirne, soprattutto nel caso in cui persone con perfezionismo clinico si aspettano che anche gli altri debbano pensare/fare lo stesso. In tal caso può capitare che persone con perfezionismo patologico non accettino di lavorare in gruppo oppure preferiscano non delegare ad altri alcuni compiti, poiché ritengono che ci sia un unico modo adeguato di svolgerli e delegare ad altri significa sperimentare l’incertezza che sbaglino: poiché il fantasma dell’errore diventa più probabile, preferiscono agire in autonomia, con l’implicazione che la fatica purtroppo in tal modo aumenta.
Conclusioni
Il perfezionismo clinico può essere un ostacolo significativo al benessere emotivo.
La Terapia Cognitivo-Comportamentale apre alla possibilità di superare questa sfida e di vivere una vita maggiormente gratificante e appagante. La CBT ci offre gli strumenti necessari per riconoscere e affrontare i pensieri disfunzionali, sfidare le credenze irrealistiche e imparare a gestire l’ansia e l’auto-critica eccessiva.
Video sul perfezionismo
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Ricordate sempre di consultare un professionista qualificato prima di intraprendere qualsiasi trattamento o terapia. Il video e l’articolo sono a cura della dott.ssa Silvia Bosio psicologa presso il centro di psicologia di Saronno. Puoi seguire altri video di psicologia sul nostro canale YouTube dedicato agli approfondimenti di tematiche psicologiche.