IL SONNAMBULISMO
Il sonnambulismo è un disturbo del sonno che rientra tra le parasonnie non-REM, dunque ha origine durante il sonno profondo ed è codificato nel Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM), redatto dall’American Psychiatric Association, come parasonnia.
Le parasonnie possono essere classificate in base alla parte del ciclo del sonno durante la quale si verificano: il sonnambulismo si verifica durante il sonno non-REM (NREM), di solito nella fase 3 del ciclo del sonno, noto anche come sonno profondo.
Nel concreto, per sonnambulismo si intende quando una persona cammina o compie attività complesse mentre non è ancora sveglia del tutto. Di solito, si manifesta nelle prime ore dopo l’addormentamento durante la fase di sonno profondo.
Il sonnambulismo può insorgere a qualsiasi età, ma è più comune nei bambini. Si pensa che almeno il 20% di essi possa sperimentare il sonnambulismo almeno una volta nella vita. Nella maggior parte dei casi il disturbo scompare all’età della pubertà ma, talvolta, può persistere fino all’età adulta.
In alcuni episodi di sonnambulismo la persona si siede sul letto e si guarda intorno apparentemente confusa; in altri compie azioni quotidiane, ad esempio scende dal letto e cammina, apre gli armadi, si veste o mangia o si mostra agitata. In casi estremi può addirittura uscire di casa e compiere azioni complesse come quella di guidare l’auto.
Durante l’episodio di sonnambulismo gli occhi sono generalmente aperti, sebbene con uno sguardo che sembra attraversare le persone senza riconoscerle. Inoltre, spesso la persona è in grado di muoversi bene tra gli oggetti familiari e se le si parla può rispondere, almeno in parte, a proposito oppure dire cose senza senso.
La maggior parte degli episodi dura meno di 10 minuti, ma in alcuni casi può protrarsi più a lungo. Alla fine di ogni episodio, la persona può svegliarsi o tornare a letto e mettersi a dormire; la mattina al risveglio, di solito, non ne avrà memoria o avrà un ricordo spezzettato. Se, invece, viene svegliata durante l’episodio di sonnambulismo, potrà sentirsi confusa e agitata e non ricordare nulla dell’accaduto.
La causa esatta del sonnambulismo è sconosciuta, ma sembra essere di natura ereditaria. Si ha, infatti, una maggiore probabilità di avere episodi di sonnambulismo se nella famiglia di origine sono già presenti delle persone con questo disturbo o con paure notturne.
Le cause che possono innescare il sonnambulismo, o peggiorarlo, sono: stress e ansia, consumo eccessivo di alcool, uso di sostanze stupefacenti, uso di farmaci (sedativi), risvegli bruschi nella fase di sonno profondo.
Gli incidenti che si verificano durante gli episodi di sonnambulismo possono causare lesioni se l’individuo perde l’equilibrio, inciampa e cade o entra in collisione con altri oggetti mentre cammina o corre. Il sonnambulismo è associato, inoltre, ad un significativo peggioramento del sonno e ad un’eccessiva sonnolenza diurna. Non è ancora noto se questi problemi insorgano a causa di disturbi reali dovuti alla parasonnia o se esiste un fattore sottostante che influenza il riposo dei sonnambuli e li rende a rischio sia di sonnambulismo, che di sonnolenza diurna.
Se occasionali, gli episodi di sonnambulismo non richiedono un’attenzione particolare da parte del medico. Raramente, infatti, rappresentano segnali di qualcosa di serio e, in genere, migliorano con il tempo, soprattutto nei bambini. Tuttavia, è consigliabile farsi visitare dal medico di medicina generale in circostanze specifiche: se gli episodi diventano frequenti, se si ritiene di essere a rischio di incorrere in situazioni pericolose con possibilità di farsi del male o di procurarlo agli altri, se gli episodi persistono o insorgono nell’età adulta.
Il medico di medicina generale può prescrivere una visita dal neurologo, medico specialista per i disturbi del sonno, per escludere la presenza di altri disturbi.
Non esiste una cura specifica per il sonnambulismo ma, di solito, è di aiuto dormire per un tempo adeguato e mantenere delle abitudini (routine) regolari e rilassanti prima di andare a dormire come, ad esempio andare a letto alla stessa ora tutte le notti, trovare modi per rilassarsi, come fare un bagno caldo, leggere o respirare profondamente.
Se il disturbo riguarda un bambino e gli episodi di sonnambulismo si manifestano generalmente alla stessa ora della notte, si può cercare di tenerlo sveglio per circa 15-30 minuti prima dell’ora in cui normalmente si presenta il sonnambulismo, così da impedirne la comparsa andando a modificare il ciclo del sonno.
Di solito, non vengono prescritti medicinali; tuttavia, nei casi di episodi frequenti di sonnambulismo o in quelli che mettono a rischio l’incolumità della persona o degli altri, il neurologo può prescrivere le benzodiazepine o gli antidepressivi: questi farmaci, infatti, favoriscono il sonno e riducono la frequenza degli episodi di sonnambulismo. Talvolta, terapie come quella cognitivo comportamentale o l’ipnosi possono dimostrarsi utili.
E’ OPPORTUNO SVEGLIARE O MENO UN SONNANBULO?
E’meglio evitare di svegliare un sonnambulo: al contrario, sarebbe opportuno cercare di interagire con lui per riportarlo a letto, in maniera delicata.
Bisogna avere questa accortezza perché se si spaventasse potrebbe avere anche comportamenti violenti, di cui non è cosciente: questo accade perché durante un episodio di sonnambulismo il cervello si trova in una condizione di “dissociazione”.
Infatti le parti che regolano la capacità di muoversi e quelle più legate alle emozioni primitive, sono in un apparente stato di veglia, mentre altre aree, tra cui quella della coscienza del sé e l’ippocampo, che regola la memoria, permangono in uno stato simile al sonno profondo; tale condizione mentale potrebbe favorire comportamenti inadeguati.