La capacità di regolare le emozioni si sviluppa all’interno della relazione caregiver-bambino, quando i cambiamenti di stato del bambino, come fame o sonno, vengono colti adeguatamente da chi si prende cura di lui momento per momento.
Il bambino piccolo impara a regolare gli affetti prima ancora di imparare a parlare, all’interno del legame di attaccamento: questo si potrebbe considerare come il primo step nella conquista dell’abilità di regolare le emozioni. Quando, in maniera ripetuta e sistematica, questa sintonizzazione adulto-bambino non avviene, l’esito è spesso un deficit nella regolazione delle emozioni.
COS’E’ LA MENTALIZZAZIONE
La mentalizzazione è un’abilità sofisticata che progredisce durante lo sviluppo e si può considerare il secondo step nella capacità di regolare le emozioni. La sua acquisizione avviene in maniera complessa ed è influenzata da numerosi fattori che riguardano la qualità dell’attaccamento con le figure genitoriali. Essa implica l’abilità di:
- regolare le emozioni;
- riconoscerle;
- poterle pensare;
- fare dei ragionamenti su di esse.
Si tratta della capacità di “tenere in mente la mente” (la propria e quella degli altri), comprendere i fraintendimenti, vedere sé stessi dall’esterno e gli altri dall’interno. Mentalizzare significa usare il proprio pensiero in modo vivace e flessibile e permette di:
- costruire e distruggere;
- simbolizzare, associare e creare connessioni;
- fare piani, fantasie e sogni.
COSA SUCCEDE QUANDO LA MENTALIZZAZIONE E’ CARENTE?
Un deficit nella capacità di mentalizzare comporta una difficoltà:
- nella regolazione delle proprie emozioni;
- nel comprendere e riconoscere le emozioni degli altri;
- nel controllare gli impulsi.
Si tratta perciò di difficoltà o carenze a carico delle emozioni e dei pensieri, spesso di entrambi allo stesso tempo. Nel disturbo istrionico di personalità, ad esempio, emozioni come pianto, rabbia e gioia sono espresse in maniera incontrollata e plateale, anche per eventi di scarso rilievo.
DIFFICOLTA’ NELLA GESTIONE DELLE EMOZIONI:
In assenza o carenza di mentalizzazione, la gestione delle emozioni risulta difficile perché non si riesce a contenerle, tollerarle o dar loro senso. Si tratta di un continuum di difficoltà che vanno dall’inibizione alla disregolazione emotiva, cioè da una sorta di “scollegamento” a veri e propri “scoppi” emotivi.
Si possono perciò provare emozioni intense tali da essere esplosive, vissute come troppo forti o troppo dirompenti. In questi casi si verifica una concomitante “perdita di pensiero”: in assenza di regolazione emotiva può accadere di smarrirsi in un caos di sentimenti.
TROPPA EMOTIVITA’ E TROPPO POCA
L’emotività può essere così forte e intensa da compromettere la capacità di pensare e comprendere gli stati mentali propri e altrui. Può trattarsi di una condizione costante oppure essere circoscritta a situazioni particolari. Ad esempio, a chiunque può capitare di perdere la capacità di riflettere quando “viene premuto il bottone”. Possiamo infuriarci, incolpare e gridare a seconda di ciò che ci attiva. Possiamo cadere nella disperazione, nel terrore nel dolore.
All’estremo opposto si può sperimentare un’inibizione emotiva: si tratta di una sorta di “soppressione” delle emozioni. In questi casi c’è una mancanza di parole per riconoscere, esprimere e differenziare le emozioni e dar loro significato. Il pensiero tende ad essere rigido oppure “scollegato” dall’emotività, le difficoltà sono attribuite a circostanze esterne e materiali piuttosto che a fattori psicologici, la fantasia è povera o assente così come i sogni.
COME AUMENTARE LA CAPACITA’ DI MENTALIZZAZIONE
È possibile migliorare l’abilità di mentalizzare in diversi modi, per esempio svolgendo semplici esercizi quotidiani:
- Esercizi su di Sé: si tratta di auto-osservarsi e concentrarsi sulle emozioni. Sentire cosa si sta provando in quel momento e formulare delle teorie su quale bisogno, desiderio, motivazione, intenzione sottendono quella particolare emozione.
- Esercizi sugli altri: si può selezionare un comportamento di qualcuno che ci ha particolarmente impressionato e formulare delle ipotesi su quali emozioni possa aver provato, quali intenzioni, desideri, bisogni o motivazioni possano averlo indotto a quel comportamento.
QUANDO RIVOLGERSI A UNO PSICOLOGO
La psicoterapia è un’altra modalità con cui cercare di incrementare l’abilità di mentalizzare. Il lavoro terapeutico si muove innanzitutto dalla costruzione di una relazione di fiducia, in cui ci si possa sentire accolti e compresi. Esso può svolgersi nel “qui e ora”, facilitando ed agevolando l’espressione, l’accoglienza e la comprensione di ciò che si prova durante la relazione terapeutica.
In generale l’obiettivo è quello di:
- nei casi di disregolazione: creare uno spazio di riflessione tra l’emozione e il comportamento, per accogliere e comprendere le emozioni senza che queste diventino paurose o dirompenti.
- nei casi di inibizione: creare un ponte tra il pensiero e il sotterraneo mondo emotivo, per poter dare un nome, riconoscere e vivere le emozioni negate.
Articolo scritto dalla dott.ssa Elisa Bezze