La depressione è stata definita il male del secolo, se ne sente spesso parlare ma non tutti sanno davvero cosa sia. La depressione è una malattia del tono dell’umore. È corretto parlare di depressione quando il tono dell’umore perde il suo naturale carattere di flessibilità, cioè quando è sempre basso e non viene più influenzato da fattori esterni favorevoli, provocando disagio e interferendo con le normali attività e la vita della persona. 

La depressione è uno stato mentale e non una nostra debolezza o colpa.

Secondo il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali le principali caratteristiche associate al disturbo sono:

  • umore depresso per la maggior parte del tempo. Potreste piangere molto oppure sentire il bisogno di farlo ma non riuscirci.
  • perdita di interesse e piacere. Dovete sforzarvi per fare le cose che prima vi piacevano o addirittura evitate di farle in quanto credete che non vi porteranno piacere.
  • cambiamenti nell’appetito. Aumento importante o perdita di appetito.
  • disturbi del sonno.  Dormite troppo o troppo poco. 
  • sensazione di agitazione o rallentamento. Il vostro corpo, la vostra mente e il vostro modo di parlare vanno troppo lenti o troppo veloci. Vi sentite agitati.
  • perdita di energie. Vi sentite stanchi e anche piccoli compiti vi sembrano esorbitanti,
  • sentimenti di autosvalutazione o di colpa. La vostra autostima è bassa e magari siete anche arrabbiati con voi stessi per questo.
  • difficoltà a pensare e a concentrarsi.
  • ideazione suicidaria. Potreste sentirvi talmente disperati da pensare che non valga la pena vivere. 

La depressione può consistere in un uno o più episodi gravi (disturbo depressivo maggiore) o può accompagnare la nostra vita in modo più sottile per una durata di anni (disturbo distimico).

Le donne che presentano episodi depressivi sono il doppio degli uomini. Tuttavia, in età evolutiva la probabilità di incorrere in un episodio depressivo è la stessa fra maschi e femmine.

La depressione tende a presentare una familiarità (fattore ereditario). 

In ogni caso l’incidenza della depressione non appare correlata al gruppo etnico, al livello di istruzione, al reddito o allo stato civile.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità sostiene che sono oltre 120 milioni le persone affette da depressione.

Tale patologia può presentarsi a qualsiasi età (l’età media di esordio è intorno ai 25 anni).

Un episodio depressivo non trattato, in genere, dura sei mesi o più: in seguito al primo episodio molte persone tornano alla normalità senza manifestare più il problema, molti altri tuttavia sviluppano successivi episodi depressivi o diventano distimici.

Alcuni tipi di depressione derivano da particolari eventi di vita traumatici, altri invece sono il frutto di uno stile di vita stressante.

La depressione è una patologia complessa e, in quanto tale, non ha un’unica causa ma è provocata da una serie di fattori in interazione fra loro (fattori biologici, genetici e psico-sociali). 

Prima di intraprendere una psicoterapia per la vostra depressione, dovreste però poter escludere possibili cause fisiche. Essa può infatti essere dovuta ad una sostanza di cui state abusando (es. alcool, cocaina) o ai medicinali che vi ha prescritto il dottore (es. steroidi, tranquillanti).

Anche certi problemi fisici possono causare la depressione, come ad esempio ipotiroidismo o ictus. Di conseguenza, vi consigliamo di sottoporvi ad una visita medica completa così da poter escludere cause fisiche

Terapia CBT della Depressione

Le ricerche dimostrano che la terapia cognitivo – comportamentale, talvolta unita ad una terapia farmacologica, è tra i metodi più efficaci per curare la depressione.

Tale trattamento permette di intervenire in modo mirato sugli aspetti di pensiero e di comportamento tipici della patologia promuovendo stili di pensiero e di comportamento che migliorano il tono dell’umore, aumentano l’autostima e diminuiscono il pessimismo.

La teoria cognitivo – comportamentale è particolarmente efficace a lungo termine in quanto insegna delle strategie utilizzabili anche dopo la fine del trattamento. L’uso esclusivo dei medicinali comporta, invece, un alto rischio di ricadute non appena l’assunzione viene sospesa.

Articolo a cura di Serena Baj psicologa e psicoterapeuta

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