Il diffondersi dell’epidemia di COVID-19 ha destrutturato repentinamente la quotidianità e le abitudini di tutti, causando conseguenze preoccupanti dal punto di vista psicologico anche per la popolazione più anziana, esposta maggiormente al rischio di depressione e disturbi d’ansia.
Il ritiro sociale e l’esclusione dalle relazioni familiari e amicali hanno minato il senso di sicurezza; l’assenza di rapporti con l’esterno ha causato un sentimento di solitudine, accompagnato spesso da uno stato di inadeguatezza.
Il disturbo depressivo è molto frequente nella popolazione anziana e può manifestarsi con i sintomi più comuni della depressione, come la tristezza, la perdita di interesse o l’isolamento sociale, ma può anche – in un numero elevato di casi – presentarsi con una sintomatologia differente.
A fronte di una diminuzione dei sintomi psicoaffettivi vi è un aumento, negli anziani, dei disturbi somatici che spesso vanno a mascherare la parte depressiva.
Risulta comune, infatti, che un paziente anziano si rivolga ad un medico manifestando sintomi quali dolori muscolari, insonnia, irrequietezza, aggressività ed irritabilità, che vengono associati alla normale condizione di deterioramento fisico dovuto all’età, piuttosto che ad una patologia depressiva.
La difficoltà a diagnosticare un disturbo depressivo nella popolazione anziana è dovuta alla possibilità che si sviluppi la cosiddetta “Depressione Sotto Soglia”, in cui i sintomi si manifestano in forma lieve-moderata, ovvero con poca intensità, o sono presenti in minor numero. Si tratta di un disturbo invalidante e da trattare in maniera rapida poiché questo stato umorale determina un peggioramento di malattie organiche ed una compromissione più marcata della condizione sociale.
I fattori che predispongono allo sviluppo della patologia depressiva sono legati ad aspetti biologici, psicologici ed al contesto sociale dell’individuo.
Gli anziani, inoltre, sono spesso esposti ad alti fattori stressanti quali:
- rarefazione della sfera sociale dovuta spesso a lutti e ad una minore autonomia;
- allontanamento dai figli e/o dalla propria casa;
- -malattie fisiche;
- differenziazione sensoriale: sentire e vedere meno.
Quali fattori hanno favorito il benessere delle persone anziane durante la pandemia?
Di fronte alla costante preoccupazione per la propria salute, le persone anziane hanno tuttavia, nella maggior parte dei casi, utilizzato delle risorse utili a fronteggiare le difficoltà:
- Utilizzando tecnologie che hanno permesso di mantenere contatti con i loro familiari;
- Tenendo vive le relazioni con i propri amici virtualmente;
- Accogliendo i cambiamenti e adattandosi ad essi.
Dalla recente letteratura, infatti, emerge che gli over 65 hanno risposto in maniera più adeguata alla situazione pandemica, rispetto agli under, probabilmente perché la popolazione anziana per anni in passato esposta ad eventi di guerra e carestie ha acquisito una maggiore capacità di regolazione delle emozioni, buone capacità di resilienza e di adattamento.
Quali interventi possono attuare i familiari per attenuare le conseguenze dell’isolamento?
Gli anziani rappresentano un’importante risorsa all’interno delle famiglie, a patto che riescano a vivere in maniera positiva il cambiamento di ruolo insieme alle persone che gli stanno intorno. Diventare anziani è un percorso che investe il soggetto, la coppia, ma contemporaneamente anche i figli, i nipoti, e gli amici.
Un clima familiare sereno può aiutare gli anziani a contenere, gestire e tollerare al meglio questo momento di preoccupazione. Condividere e comunicare, anche a distanza con loro, accresce il senso di appartenenza, permettendo di regolare stati ansiosi e depressivi.
La struttura organizzativa della famiglia, così come i sistemi di valori e i ruoli, si modificano nel tempo. Non è cosa rara, infatti, notare che molti conflitti familiari siano generati proprio dal mancato rispetto dei ruoli e dunque dalla presenza di confini sfuocati tra i membri.
In questa dinamica, dunque, i genitori anche se anziani mantengono stabile il loro ruolo accudendo il figlio adulto, che rimane dipendente dalla figura genitoriale e non si emancipa da ruolo di figlio, generando un carico di preoccupazioni e affaticamento eccessivo.
È opportuno, soprattutto in questa fase di vita, tenere conto dei bisogni dei genitori, saperli accudire e sostenere; questo presuppone una forma di attaccamento sicuro ed un buon equilibrio emotivo, una solida capacità di resilienza e di empatia da parte del figlio.
L’intervento familiare dunque può aiutare l’anziano ad uscire dallo stato di mancato benessere caratterizzato da indifferenza e rassegnazione, definito languishing, ed accompagnarlo alla condizione di flow cioè di motivazione, gratificazione e positività.