Disturbo da attacchi di panico: la paura della paura

L’attacco di panico è una manifestazione di ansia estremamente intensa, breve e transitoria.

È caratterizzato da un periodo ben delimitato di intensa apprensione, paura o terrore durante il quale sono avvertiti almeno quattro dei seguenti sintomi: palpitazioni o tachicardia, sudorazione, tremori, dispnea o sensazione di soffocamento, sensazione di asfissia, dolore al petto, nausea o disturbi addominali, sensazioni di sbandamento, instabilità o svenimento, derealizzazione o depersonalizzazione, paura di perdere il controllo o di impazzire, paura di morire, parestesie (sensazioni di torpore o di formicolio), brividi o vampate di calore.

Come si manifesta l’attacco di panico?

Gli attacchi di panico possono essere o provocati dalla situazione o inaspettati e non provocati.

I primi si manifestano o durante l’esposizione o durante l’attesa di uno stimolo temuto ed è evidente il rapporto stimolo-risposta, in quanto la paura inizia e cessa in concomitanza con l’esposizione alla situazione temuta; i secondi invece sopravvengono in modo del tutto inatteso, sorprendendo la persona come un fulmine a ciel sereno.

Le persone che sviluppano un disturbo da attacchi di panico sono bloccate all’interno del circolo vizioso della “paura della paura”, ovvero il terrore che un nuovo attacco si ripresenti.

Il più delle volte tali attacchi restano episodi isolati che non lasciano conseguenze, altre volte si ripetono e innestano gravi reazioni con disagio e sofferenza che possono raggiungere un disturbo clinicamente significativo. 

la paura della paura

La cosa interessante è che nell’attacco di panico la paura viene vissuta come un’emozione negativa, un ostacolo che impedisce il raggiungimento degli obiettivi prefissati.

E invece la paura è un’emozione che non solo abbiamo tutti dalla nascita, ma è anche molto utile.

A Cosa Serve la Paura

La paura serve infatti a metterci all’erta quando siamo in una situazione di pericolo e a prepararci alla reazione di fuga: tutti quei sintomi che tipicamente si avvertono nel corpo durante un attacco di panico altro non sono che la normale reazione fisiologica di fronte al pericolo, la stessa reazione che per esempio avrebbe una gazzella di fronte ad un leone affamato o la stessa reazione che avremmo qualora un’automobile si dirigesse a tutta velocità verso di noi.

Quando allora il meccanismo si inceppa?

Certo, nel caso dell’attacco di panico il pericolo percepito non è così concreto; eppure c’è qualcosa che ci spaventa: una situazione poco gradevole che temiamo possa verificarsi in futuro o lo stesso attacco di panico che vorremmo non si ripresentasse (come già detto infatti, si innesca un circolo vizioso per cui ciò che si teme maggiormente non è tanto la situazione in sé quanto la reazione di panico ad essa).

Ciò che non aiuta è una serie di convinzioni che generalmente si hanno rispetto all’evento temuto, quello che crea il panico, motivo per cui non vorremmo assolutamente che si verificasse:

“Ciò che temiamo è inevitabile; se accadrà, il danno sarà irreparabile; sicuramente sbaglierò, gli altri se ne accorgeranno e farò una figuraccia; devo assolutamente tenere tutto sotto controllo per evitare che accada il peggio; se andrà male, è perché sono un incapace; ciò che accadrà di negativo sarà solo per colpa mia; se il peggio accade, starei talmente male da non poterlo sopportare; non sono capace di fare le cose da solo; non ci sarà rimedio e il dolore non si supera; le cose devono andare per forza in un certo modo, altrimenti…”.

Sono solo pensieri, eppure condizionano in modo notevole il nostro atteggiamento di fronte agli eventi e al futuro, convincendoci del fatto che sicuramente non saremo in grado di far fronte a ciò che tanto temiamo: ed ecco il panico.

Ma è davvero così? O magari qualche risorsa potremmo anche averla?

Le conseguenze degli attacchi di panico

Le conseguenze del disturbo da attacchi di panico possono essere le seguenti:

  • evitamento delle situazioni o delle persone che provocano malessere fino ad arrivare a una vera e propria prigionia in casa, portando la persona ad un isolamento dalla vita sociale e ad una completa dipendenza da una figura affettiva di riferimento;
  • Bisogno di controllare tutto: sia fattori esterni (accertarsi che tutto sia in ordine, evitare situazioni pericolose) sia fattori interni (battito cardiaco, respiro, emozioni, ansia) per cercare di evitare il verificarsi delle catastrofi temute;
  • Mettere in atto vari comportamenti di sicurezza per prevenire il danno, come evitare di uscire senza farmaci o senza cellulare, posizionarsi vicino alle uscite di un luogo pubblico, assicurarsi di avere sufficienti soldi nel portafogli qualora succeda qualcosa;
  • Dipendenza dagli altri: avere bisogno che ci sia sempre qualcuno con sé o aver bisogno della certezza di poter telefonare a qualcuno se si è in difficoltà, perché non ci si ritiene capaci di far fronte da soli alle situazioni di disagio.

Cosa fare allora quando abbiamo gli attacchi di panico?

Anzitutto è indispensabile diventare consapevoli di come funzioniamo, di qual è l’utilità delle emozioni e del perché certe situazioni ci spaventano tanto, accorgendoci di quel nostro modo spesso automatico e inconsapevole di interpretare gli eventi, tanto da percepirli come catastrofici, terribili, incontrollabili.

Diventa fondamentale inoltre imparare a  tollerare l’incertezza e l’imprevisto nella vita di tutti i giorni e acquisire fiducia nelle proprie capacità di saper gestire ciò che ci fa soffrire, apprendendo strategie molto utili che possono aiutare a far fronte a ciò che temiamo.

psicologa milano annarita scarola

Articolo scritto dalla dott.ssa Annarita Scarola Psicologa Psicoterapeuta

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