Quante volte, a seguito di determinate situazioni, hai cercato di cambiare i tuoi comportamenti e le tue emozioni? Ti sei mai trovato a dire “Tanto sono fatto così e non cambierò mai”? Questi pattern sono trappole in cui tendiamo a cascare e ricascare senza esserne consapevoli, e sono meccanismi che ci caratterizzano, ci accompagnano da sempre e applichiamo a quasi tutte le aree della nostra vita.
La Schema Therapy
La Schema Therapy è un approccio psicoterapeutico che permette di comprendere meglio questi circoli viziosi in cui tendiamo ad inciampare nella nostra vita e ci indica la strada per provare ad uscirne. Sviluppata dallo psicoterapeuta Jeffrey E. Young, è nata principalmente per il trattamento dei disturbi di personalità.
Trappole o schemi: il nostro principale ostacolo
Una trappola è un pattern che ha origine durante l’infanzia e che influisce su tutto il resto della vita. Ha inizio con qualcosa che “Ci viene fatto” dalla nostra famiglia o da altri bambini e finisce per diventare parte di noi, agendo infatti nel tempo come un filtro attraverso cui leggere la realtà e approcciarsi agli eventi e alle relazioni della nostra vita. Determina il nostro modo di pensare, di sentire, di agire e di entrare in relazione con gli altri, suscitando sentimenti intensi di rabbia, tristezza e ansia. Il termine tecnico di trappola è Schema.
Le convinzioni della Schema Therapy
Uno schema è composto di convinzioni riguardanti noi stessi e il mondo, emozioni e ricordi, che viene appreso nelle prime fasi della vita e che si radica profondamente in noi. Gli schemi hanno un’importanza fondamentale per il senso di sé, smettere di credere in uno schema significherebbe infatti abbandonare la sicurezza di sapere chi siamo e com’è il mondo, per questo ci aggrappiamo ad esso anche quando ci fa male, ci dà un senso di prevedibilità e certezza diventando familiare e rassicurante. Gli schemi determinano il nostro modo di pensare, di sentire, di agire, di entrare in relazione con gli altri. Una volta formati, funzionano come pilota automatico che dirige le scelte della nostra vita. Ogni volta che ci si presenta una situazione che attiva lo schema, ecco che reagiamo con i soliti meccanismi di sempre!
Come nascono le trappole?
L’essere umano nasce con dei bisogni emotivi fondamentali quali il bisogno di sicurezza; autonomia; autostima; espressione di sé; buoni rapporti con gli altri; avere limiti realistici. Nel corso della nostra storia di vita, in particolare nei primi anni di vita, questi bisogni non sempre vengono soddisfatti nell’ambiente nel quale l’individuo nasce e cresce. Gli “schemi” rappresentano, quindi, tutte le emozioni, i ricordi e i pensieri legati al non soddisfacimento dei bisogni emotivi primari.
Ma come vengono frustrati questi bisogni?
A volte Poco di una cosa buona: per esempio quando non vengono soddisfatti i bisogni di stabilità, sicurezza, accudimento, amore, empatia (da questa frustrazione possono svilupparsi schemi come la deprivazione emotiva o l’abbandono).
Una seconda situazione è quella in cui c’è Troppo di una cosa buona: è il caso di famiglie iperprotettive che possono condizionare la fiducia in sé del bambino, oppure troppo permissive che trasmettono un senso di superiorità (come negli schemi della dipendenza e delle pretese).
La terza situazione è quella in cui vi sono Eventi traumatici, che sono spesso alla base di schemi quali quello dell’inadeguatezza e della sfiducia.
Infine vi è il caso della Interiorizzazione di alcuni aspetti appresi: in una famiglia severa e incentrata sul dovere può venire frustrato il bisogno di spontaneità (esempio è lo schema “standard severi”).
Frasi del libro: Reinventa la tua vita
Nel libro Reinventa la tua vita, Young descrive le trappole più comuni attraverso una frase significativa per ognuna:
“Ti prego non lasciarmi!”: trappola dell’abbandono;
“Non mi fido di te”: trappola della sfiducia;
“Non avrò mai l’amore di cui ho bisogno”: trappola della deprivazione emotiva;
“Non riesco a inserirmi”: trappola dell’esclusione sociale;
“Non posso farcela da solo”: trappola della dipendenza;
“Qualcosa di terribile potrebbe accadere da un momento all’altro”: trappola della vulnerabilità;
“Non valgo nulla”: trappola dell’inadeguatezza;
“Mi sento un fallito”: trappola del fallimento;
“Faccio sempre come vuoi tu”: trappola della sottomissione;
“Niente va mai bene abbastanza”: trappola degli standard severi;
“Posso avere tutto quello che voglio”: trappola delle pretese.
Perché ci caschiamo e ricaschiamo?
La trappola lotta con tutte le sue forze per sopravvivere, rappresenta ciò che conosciamo e, sebbene provochi dolore, è qualcosa di familiare e rassicurante. Per questo motivo è faticoso cambiare. Anche perché quando si sono sviluppate e consolidate le trappole rappresentavano soluzioni appropriate di adattamento alla famiglia e all’ambiente nel quale vivevamo, erano le migliori strategie che potessimo avere a disposizione. Il problema è che continuiamo a ripeterle anche quando non hanno più motivo di esistere.
Il cambiamento è difficile
Ma cambiare è un processo difficile e il desiderio di evitare la sofferenza è uno degli ostacoli al cambiamento più faticosi da superare. Per modificare le trappole principali, dobbiamo essere disposti ad affrontare ricordi dolorosi che suscitano emozioni come tristezza, rabbia, ansia, senso di colpa, vergogna. Dobbiamo essere pronti ad affrontare situazioni che abbiamo evitato per gran parte della nostra vita per paura che si concludessero con il fallimento, il rifiuto o l’umiliazione. Se non affrontiamo questi ricordi dolorosi e queste situazioni angosciose, saremo destinati a ripetere i pattern che ci fanno del male. Per attuare il cambiamento, dobbiamo impegnarci ad affrontare la sofferenza.
Come liberarsi dalle trappole
Il primo passo è riconoscere e dare un nome alle proprie trappole, identificarle e capire come condizionano la vostra vita. Conoscerle e ri-conoscerle può aiutare per la comprensione di noi stessi e facilitare il cambiamento. Lo step successivo sarà cercare modi più funzionali e adattivi per soddisfare quei bisogni emotivi che sono rimasti frustrati. Infine, cambiare non significa solo assenza di trappole: ciascuno di noi deve scoprire che persona desidera essere e che cosa vuole dalla propria vita. Le trappole sono ostacoli al raggiungimento dei nostri scopi, ma non ci dicono nulla di ciò che ogni persona, nella sua unicità, ha bisogno per essere felice.
Bibliografia
- Jeffrey E. Young, Janet S. Klosko e Marjorie E. Weishaar (2007) Schema therapy. La terapia cognitivo-comportamentale integrata per i disturbi della personalità, a cura di A. Carrozza, N. Marsigli e G. Melli, Firenze, Eclipsi.
- Jeffrey E. Young, Janet S. Klosko (2004.). Reinventa la tua vita. Raffella Cortina Editore.
Articolo a cura della dott.ssa Pamela Ciociola Psicologa presso la sede di Legnano del Centro InTerapia.