L’obesità è una condizione medica determinata da un eccessivo accumulo di grasso nel tessuto adiposo. L’obesità è ormai considerata l’epidemia non infettiva di più vaste proporzioni del terzo millennio, per cui è giustificato il suo inserimento tra i primi problemi di salute pubblica. L’obesità  aumenta il rischio di morbilità per l’ipertensione arteriosa, la dislipidemia, il diabete di tipo 2, le malattie delle arterie coronariche, l’ictus, le malattie della colecisti, l’osteoartrosi, le apnee ostruttive e i problemi respiratori e alcuni tipi di cancro. L’obesità è anche associata con un aumentato rischio di disabilità e di mortalità per tutte le cause. Obesità e sovrappeso, prima considerati problemi dei soli Paesi ricchi, sono in aumento anche nei Paesi a basso e medio reddito, specialmente negli insediamenti urbani. Secondo i dati forniti dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), il numero di persone affette da obesità nel mondo è raddoppiato a partire dal 1980: nel 2014 oltre 1,9 miliardi di adulti erano in sovrappeso, tra cui oltre 600 milioni raggiungevano la soglia dell’obesità.

L’obesità è definita dall’indice di massa corporea (IMC), che viene calcolato dividendo il proprio peso (in chilogrammi) per il quadrato della propria altezza (in metri). Secondo questa classificazione una persona è in “sovrappeso” se ha un IMC tra i  25 ed i 29,9 ed è affetta da obesità se lo ha uguale o superiore a 30.

Le cause dell’obesità

L’obesità è una condizione complessa con eziologia multifattoriale. Fattori genetici, metabolici, comportamentali (dieta,attività fisica) e ambientali contribuiscono a determinare l’obesità.

Le difficoltà nell’ottenere la perdita di peso

La strategia chiave della gestione dell’obesità è creare un bilancio energetico negativo che consente ai pazienti di raggiungere un peso ottimale. Questo si ottiene solitamente combinando raccomandazioni specifiche su dieta ed esercizio fisico a strategie di modifica dello stile di vita. Tuttavia, al fine di evitare il riacquisto di peso, i pazienti devono mantenere un equilibrio energetico neutro persistente, e molti dei trattamenti per l’obesità falliscono in questo senso, rendendoli inefficaci a lungo termine.

Gli studi effettuati hanno dimostrato che i trattamenti per la perdita del peso (non chirurgici), nella maggior parte dei casi, non consentono di raggiungere e mantenere una condizione di normopeso. Le cure migliori esistenti consentono, mediamente, di raggiungere una perdita dell’8% del peso. Una perdita del peso di circa 5-10% è comunque sufficiente per dare dei benefici sia a livello medico che psicologico.

 I pregiudizi

Con l’aumento dei tassi di obesità, sono aumentati anche gli stereotipi e i pregiudizi nei confronti di chi è affetto da questa condizione. Nonostante la ricerca abbia dimostrato quanto i trattamenti medici (non chirurgici) esistenti siano poco efficaci nel determinare e mantenere una condizione di normopeso la società moderna ha adottato credenze negative secondo cui chi è affetto da obesità è pigro, irresponsabile e privo di autodisciplina. Purtroppo questi pregiudizi sono molto diffusi in ambiente lavorativo, educativo e persino medico. L’attuale convinzione della società è che etichettare un individuo come “obeso” motiverà la perdita di peso.

Al contrario i  pregiudizi nei confronti delle persone affette da obesità hanno implicazioni negative sia sul piano fisico che psicologico. Diverse ricerche hanno messo in evidenza che le persone interiorizzano i pregiudizi e sono meno sicure della loro capacità di perdere peso. Pertanto, gli individui affetti da obesità conducono uno stile di vita meno salutare con conseguente comorbidità con malattie cardiovascolari, diabete e ictus. Inoltre, la stigmatizzazione del peso porta a un maggior rischio di depressione, ideazione suicidaria e bassa autostima.

Psicoterapia ed obesità

Come evidenziato in precedenza l’eziologia dell’obesità  è multifattoriale, di conseguenza i trattamenti che considerano solo gli aspetti medici e comportamentali non sono sufficienti ad aiutare le persone a raggiungere e mantenere una perdita di peso adeguata. Per il successo del trattamento a lungo termine dell’obesità è importante il ruolo della psicoterapia. Vediamo nel dettaglio in che senso.

  • Aspetti cognitivi

I trattamenti tradizionalmente offerti ai pazienti affetti da obesità mirano principalmente a contrastare i fattori biologici e comportamentali che ostacolano la perdita e il mantenimento del peso e nella maggior parte dei casi hanno un’efficacia limitata nel tempo.  Mantenere i cambiamenti  dello stile di vita può essere molto difficoltoso è questa è una delle  ragioni per cui tali trattamenti non sono efficaci. Nonostante l’opinione comune pensi il contrario per raggiungere e mantenere un cambiamento dello stile di vita non basta la forza di volontà.  La ricerca di base, per esempio, ha messo in evidenza  che i processi cognitivi sono determinanti nel mantenimento di comportamenti alimentari disfunzionali. Inoltre, numerosi studi clinici eseguiti in Italia dal gruppo di Dalle Grave (Calugi et al 2020) hanno dimostrato che alcuni meccanismi cognitivi sono associati con il drop-out (per es., avere aspettative più elevate di perdita di peso, modificare l’aspetto fisico come obiettivo primario di perdita di peso, essere insoddisfatti dei risultati raggiunti con il trattamento), la perdita di peso (per es., aumentare della restrizione dietetica cognitiva e ridurre la disinibizione) e il mantenimento del peso perso (per es., avere fiducia nel riuscire a mantenere il peso, essere soddisfatti per i risultati raggiunti).

E’ necessario per cui acquisire delle abilità che consentano di mettere in atto, mantenere le nuove abitudini e prevenire possibili ricadute e gestire situazioni critiche con strategie di coping. La psicoterapia può offrire questi strumenti.

  • Comorbidità disturbi psichiatrici.

Diversi studi hanno trovato un’associazione significativa tra obesità e un rischio più elevato di disturbi psichiatrici, nonché una maggiore presenza di caratteristiche psicopatologiche e qualità della vita inferiore che a loro volta possono ostacolare la perdita di peso e il mantenimento del peso raggiunto.

  • Disturbo da Binge eating (o disturbo da alimentazione incontrollata)

Tra i pazienti che cercano un trattamento per l’obesità una percentuale che va dal 4% al 9% soddisfa i criteri del Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM-5) per il disturbo da Binge eating(BED). Il BED è caratterizzato da episodi ricorrenti di abbuffate, analoghe a quelle della bulimia nervosa, ma che non vengono seguite da pratiche di eliminazione o compensazione. Secondo il Dsm-5 un episodio di abbuffata è caratterizzato da:

  1. ”Mangiare, in un determinato periodo di tempo (per es. Un periodo di due ore) una quantità di cibo significativamente maggiore di quella che la maggior parte degli individui mangerebbe nello stesso tempo e in circostanze simili.
  2. Sensazione di perdere il controllo durante l’episodio (per es. Sensazione di non riuscire a smettere di mangiare o a controllare cosa e quanto si sta mangiando.”

Studi epidemiologici hanno indicato che il BED è il più comune disturbo alimentare e c’è una forte associazione tra obesità e BED anche se l’obesità non è un criterio per diagnosticare il BED. In generale la presenza del BED in pazienti con obesità rende più grave la psicopatologia del disturbo alimentare (obesità più grave, maggiore preoccupazione per il peso e  la forma del corpo, mangiare più emotivo e così via).Inoltre, i pazienti con BED e obesità hanno più comorbidità psicopatologiche rispetto a quelli con obesità senza BED. E’ quindi importante valutare, nelle persone che cercano un trattamento per l’obesità se è presente il BED ed  in questo caso la psicoterapia è ancora più importante.

  • Eccessiva valutazione del peso e della forma del corpo.

L’eccessiva valutazione del peso e della forma del corpo (cioè il giudicare se stessi esclusivamente o prevalentemente in termini di forma, peso e controllo del peso) è comune nei disturbi alimentari. L’eccessiva valutazione del peso, della forma del corpo è diversa dall’insoddisfazione per il proprio corpo. Alcuni studi hanno infatti dimostrato che il primo è più stabile e strettamente associato all’autostima rispetto al secondo, che è malleabile, fluttua notevolmente in risposta alle circostanze e agli stimoli ambientali (p. es., cambiamenti di umore, recente assunzione di cibo), ed è comune nella popolazione generale. Uno studio recentemente pubblicato su Obesity (Dalle Grave et al. 2020) ha messo in evidenza, per la prima volta,  che l’eccessiva valutazione del peso e della forma del corpo era presente nel 20% dei pazienti con obesità ma in assenza di disturbi alimentari. Questo aspetto era in particolare associato al genere femminile, una maggiore perdita di peso prevista, una psicopatologia correlata all’alimentazione più grave, una psicopatologia generale più grave e una peggiore qualità di vita mentale. Per questo motivo è importante che l’eccessiva valutazione del peso e della forma e del peso sia  valutata di routine nei pazienti che cercano un trattamento per l’obesità, specialmente nelle donne e che, se presente, sia affrontata.

Conclusioni

Il presente articolo aveva lo scopo di mettere in evidenza quanto gli aspetti psicologici e psicopatologici siano importanti  nel trattamento dell’obesità. L’obesità è una condizione medica che sta diventando sempre più diffusa con conseguenze molto gravi per la salute. La ricerca ha messo in evidenza che la maggior parte dei trattamenti esistenti sono inefficaci nel raggiungere e mantenere  una perdita di peso adeguata. Questo avviene anche perché la maggior parte dei trattamenti prende in considerazione solo aspetti biologici e comportamentali tralasciando quelli psicologici. Per questo motivo nel trattamento dell’obesità è fondamentale il ruolo dello psicologo e della psicoterapia che può aiutare il paziente a lavorare sui processi cognitivi che ostacolano la perdita di peso,  trattare l’eventuale presenza di disturbi psichiatrici in comorbidità, valutare se è presente anche un disturbo alimentare e se il paziente presenta anche un ‘eccessiva valutazione del peso e della forma del corpo.

Bibliografia essenziale 

  • American Psychiatric Association (2013). Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders, Fifth Edition, DSM-5. Arlington, VA. (Tr. it.: Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, Quinta edizione, DSM-5. Raffaello Cortina Editore, Milano, 2014).
  • Calugi, S., Sermattei, S., Sartirana, M., Camporese, L., Filardo, D., Campagna, S.,Iarrera, F.. Il ruolo dello psicologo nella gestione dell’obesità: Position Paper di AIDAP.2020  IJEDO, 2, 1-4. doi:10.32044/ijedo.2020.01
  • Castelnuovo G, Pietrabissa G, Manzoni GM, Cattivelli R, Rossi A, Novelli M, Varallo G, Molinari E. Cognitive behavioral therapy to aid weight loss in obese patients: current perspectives. Psychol Res Behav Manag. 2017 Jun 6;10:165-173. doi: 10.2147/PRBM.S113278. PMID: 28652832; PMCID: PMC5476722.
  • Cooper Z, Calugi S, Dalle Grave R. Controlling binge eating and weight: a treatment for binge eating disorder worth researching? Eat Weight Disord. 2020 Aug;25(4):1105-1109. doi: 10.1007/s40519-019-00734-4. Epub 2019 Jun 18. PMID: 31214963.
  • Dalle Grave R. Perdere e mantenere il peso. Un programma di modificazione dello stile di vita basato sulla terapia cognitivo comportamentale. Positive Press 2019.
  • Dalle Grave, R., Misconel, A., Fasoli, D., & Calugi, S.. Overvaluation of Shape and Weight and Associated Features in Patients Without Eating Disorders Seeking Treatment for Obesity. Obesity 2020 , 28(4), 733-739. doi:10.1002/oby.22750
  • Dalle Grave R, Sartirana M, Calugi S. Personalized cognitive-behavioural therapy for obesity (CBT-OB): theory, strategies and procedures. Biopsychosoc Med. 2020 Mar 9;14:5. doi: 10.1186/s13030-020-00177-9. PMID: 32175002; PMCID: PMC7063798.
  • Zhao G, Ford ES, Li C, Strine TW, Dhingra S, Berry JT, Mokdad AH. Serious psychological distress and its associations with body mass index: findings from the 2007 Behavioral Risk Factor Surveillance System. Int J Public Health. 2009 Jun;54 Suppl 1:30-6. doi: 10.1007/s00038-009-0004-3. PMID: 19424662.

Articolo scritto dalla dott.ssa Alice Mazza psicologa e psicoterapeuta presso il centro di Interapia della città di Monza

 

5/5 - (2 votes)