Nonostante ciò che forse venga più naturale pensare, lo stress non è patrimonio solo del mondo adulto, ma, anzi, viene percepito e sentito anche dai più piccoli.
Le fonti stressogene possono essere molteplici, alcune danno vita a stress costruttivi e funzionali, certo, ma, come si dice, il troppo stroppia e, se lo stress percepito è eccessivo, allora la persona rischia di sentirsi sopraffatta.
Provare ad identificare segnali emotivi e comportamentali precursori di reazioni di stress può, quindi, risultare estremamente importante ai fini di un lavoro che possa prevenire l’insorgenza di eventuali problemi.
Tutti noi, dai più piccoli ai più grandi esponenti del genere umano, abbiamo esperienza di cosa sia lo stress.
“Stress” è un termine preso in prestito dalla cultura anglosassone, che significa “sforzo”. Anche in francese si trova una parola molto simile, “estrece”, che, tradotta, vorrebbe dire “strettezza, oppressione” (derivato latino di strictus “stretto”). Il vocabolario Treccani, per quanto riguarda l’uso corrente del termine, definisce lo stress come tensione nervosa, logorio, affaticamento psicofisico, e anche il fatto o la situazione che ne costituisce la causa.
Per quanto riguarda i più giovani, le cause possono essere molteplici, tra le quali, ad esempio, prendere bei voti a scuola, creare e mantenere una rete di amicizie o anche il far fronte alle aspettative di genitori, insegnanti, allenatori sportivi.
Secondo Selye, medico studioso di inizio ‘900 che per primo concettualizzò una teoria sullo stress, lo stress non è altro che una risposta del corpo ad una qualsiasi richiesta effettuata su di esso. Secondo questa idea, lo stress è qualcosa che non deve e non può essere evitato, in quanto essenza della vita stessa. Un qualsiasi stimolo esterno provoca un’attivazione e un successivo cambiamento fisiologico, psicologico e comportamentale nel nostro organismo, che si adatta e si prepara a rispondere nel miglior modo possibile sulla base delle proprie capacità.
In questo senso, una certa dose di stress percepito può fungere da spinta propulsiva, fornendo l’energia che serve per affrontare nel migliore dei modi una verifica o un esame importante, un’interrogazione o anche una gara sportiva.
Lo stress, però, assume anche un significato patogenetico nel momento in cui la reazione che l’organismo produce perdura per troppo tempo o viene esperita in modo troppo intenso o, ancora, se viene ostacolata nel suo normale svolgimento.
In quest’altro caso, cioè quando lo stress è troppo, possono venirsi a creare difficoltà e sfide eccessive, che, nei casi in cui la fatica non è più gestibile, non permettono nemmeno più il raggiungimento dell’obiettivo per il quale la sensazione era inizialmente sorta. In casi più estremi, lo stress porta addirittura a perdere cognizione di quello che era l’obiettivo, talmente ci si trova bloccati in sensazioni fisiche ed emotive ingestibili e soverchianti.
Se per gli adulti, forse, può risultare più facile identificare le fonti di stress e riconoscere lo stato in cui ci si trova, per i più giovani è molto più faticoso, trovandosi loro ancora in una fase di costruzione della consapevolezza di sè e delle modalità con cui reagiscono agli stimoli esterni. Insomma, quando si parla di ragazzi, lo stress va ad innestarsi su una fase di sviluppo che già di per sè è delicata, con modifiche e cambiamenti repentini, sia a livello fisico sia a livello psicologico.
A volte, inoltre, anche le figure di riferimento che ruotano intorno al giovane possono faticare a rendersi conto di quanto stress e quante emozioni soverchianti stia esperendo il giovane stesso. In questi casi, è importante prestare attenzione a quei segnali emotivi e comportamentali che lancia il giovane e che possono permettere di identificare potenziali problemi. In questo modo, si riesce a sintonizzarsi al meglio sul vissuto del bambino o dell’adolescente, fungendo da guida e da sostegno dell’aiutarlo a riconoscere e fronteggiare le difficoltà.
L’APA, American Psichological Association, suggerisce diversi modi per riconoscere possibili segnali di stress maladattivo nei più giovani.
Osservare il comportamento e sue modifiche disfunzionali
I giovani tendenzialmente faticano più degli adulti a riconoscere e verbalizzare ciò che stanno provando, per questo, soprattutto nei più piccoli, lo stress si può manifestare attraverso cambiamenti a livello comportamentale. Ad esempio, possono essere più facilmemente irritabili, volubili o malinconici, possono iniziare ad evitare attività che prima invece davano piacere, potrebbero lamentarsi molto più spesso di ciò che fanno o anche mostrare reazioni inaspettate di paura. Potrebbero anche mostrare alterazioni nel ritmo sonno-veglia, dormento troppo o troppo poco, o anche a livello di alimentazione, avere crisi di pianto apparentemente immotivate o anche accusare sintomi fisici senza cause organiche.
Per quanto i comportamenti disfunzionali non siano sempre connessi a dosi eccessive di stress, modifiche a livello comportamentale, soprattutto se repentine e apparentemente senza motivo, costituiscono comunque segnali che qualcosa non stia andando per il verso giusto. Sarebbe, quindi, opportuno prestare maggiore attenzione a tali segnali per poter agire nel miglior modo possibile per poter essere di supporto.
Il “Sentirsi male”
Come accennato prima, anche i sintomi fisici, come mal di stomaco o dolori alla testa, potrebbero essere modalità somatizzate per esprimere stress e malesseri che non hanno una base fisica.
Segnali del genere, dopo aver accuratamente escluso la presenza di cause organiche, non andrebbero ignorati, soprattutto se si manifestano in modi molto intensi in occasione di eventi e situazioni ben precise, come ad esempio l’andare a scuola.
Osservare come il giovane interagisce con gli altri
A volte i giovani potrebbero anche non sembrare molto cambiati tra le mura di casa, anzi, potrebbero sembrare proprio come gli stessi di tutti i giorni, ma potrebbero anche mettere in atto comportamenti disfunzionali all’esterno.
Sarebbe rilevante, per questo, che tutti gli adulti (genitori, insegnanti, istruttori sportivi, figure educative, altri genitori, parenti ecc..) che ruotano intorno ad un singolo giovane operassero tra loro in concerto, confrontandosi continuamente al fine di identificare segnali di stress fuori controllo il più tempestivamente possibile.
Ascolto e traduzione
I giovani non sempre riescono ad identificare le proprie emozioni e vissuti, dando loro un nome e una cornice di significato. Quando sentono che qualcosa in loro non va possono anche utilizzare termini molto vari per definire come si sentono (preoccupat*, in ansia, confus*, arrabbiat*, infastidit*, non a posto ecc..) o, anche, potrebbero esprimere questi sentimenti attraverso l’uso di pensieri negativi su di sè o sugli altri (Nessuno mi vuole, Sono stupid*, Non mi piace niente, Non voglio fare niente, Faccio schifo ecc…).
È estremamente importante che gli adulti restino a sentire queste parole e queste frasi, per provare a capire insieme cosa realmente vogliano significare e se possano essere o meno segnali di stress disfunzionale.
Cercare supporto e sostegno
Pur vivendo in una società che inneggia molto spesso all’indipendenza e al farcela da soli, non è necessario, e spesso purtroppo nemmeno molto utile, fare i supereoi in questi casi. Quando lo stress e il conseguente malessere smettono di essere un’ “ansietta” da pre verifica, quando la preoccupazione cresce ed è chiaro che non sia più solo “un momento”, sarebbe bene cercare l’aiuto di un professionista che si occupa proprio di salute mentale e che può dare una mano a comprendere la difficoltà e a capire come farvi fronte nel migliore dei modi.
Bibliografia:
American Psychological Association. (2019, September 5). Identifying signs of stress in your children and teens. https://www.apa.org/topics/stress/children
Articolo Scritto dalla dott.ssa Ilaria Loi riceve presso la sede di Legnano