La separazione ed il divorzio come forma di lutto
La separazione ed il divorzio prevedono lo scioglimento del vincolo coniugale, ma se la prima ha un carattere transitorio ed i coniugi possono decidere di interromperla in qualsiasi momento, il divorzio ha carattere definitivo e prevede che legalmente i coniugi non abbiano più alcun legame gli uni con gli altri, se non quello legato all’affidamento dei figli, se presenti.
Queste definizioni possono far comprendere quanto tali eventi risultino molto complessi per il nucleo familiare; infatti, Cigoli, clinico che si è occupato per anni dello studio dei legami familiari, definisce il divorzio come “un vero e proprio attacco al legame, che i soggetti avvertono come forte e traumatico” (Cigoli, Rinaldi, 2020).
Per questo, in merito all’interruzione del legame coniugale, si utilizza spesso il termine lutto, in quanto esso comporta una vera e propria perdita, di parte della propria identità, del sé in relazione all’altro, dell’altro e di tutto quello che la coppia ha condiviso e creato nel corso della propria vita insieme.
Si parla in questo caso sia di aspetti materiali ma anche di aspetti psicologici, dell’impegno, delle speranze e dei sogni condivisi, a cui si aggiunge l’impatto che questo evento ha sulla rete sociale condivisa.
Questo apre le porte all’esperienza di sentimenti profondi di tristezza, rabbia, delusione, disorientamento e della percezione di una incertezza rispetto al futuro post interruzione del legame.
Il modello ciclico del lutto
Due autori americani, Sbarra ed Emery, hanno strutturato il modello ciclico del lutto per spiegare l’emotività vissuta dai coniugi durante la fine del rapporto coniugale, emotività che deve essere elaborata ed integrata per un corretto superamento di tale fase della vita.
Il ciclo parte dall’esperire un sentimento di amore, che porta con sé una integrazione tra il dispiacere per la fine del legame e una remota speranza per la rinascita dello stesso; permanere troppo in questa fase ha in sé il rischio della negazione della realtà della separazione e quindi l’impossibilità di rielaborare correttamente la stessa.
All’amore segue la rabbia, colorata da frustrazione, senso di ingiustizia, attribuzione di colpa all’altro per la fine del rapporto e per tutto ciò che in esso non ha funzionato; questa posizione, se protratta a lungo, non consente una visione critica delle reali problematiche che hanno determinato il corso del rapporto.
Segue, infine, un senso di profonda tristezza, legata alla solitudine e alla perdita, che, se non diventa oggetto di cura, può sfociare in stati depressivi, in cui vi è l’attribuzione di colpe al sé e l’idea di una impossibilità ed incapacità di uscire da questa condizione di dolore e sofferenza.
Secondo gli autori è solamente attraverso il passaggio da queste fasi, dal riconoscimento e dall’accettazione significata di queste emozioni singolarmente e dall’integrazione complessiva delle stesse, che si può raggiungere una visione più realistica dello stato del proprio rapporto e una elaborazione della fine dello stesso.
Cosa può aiutare nell’affrontare un momento di vita così delicato?
- Accettazione della fase di vita e della dimensione emotiva sperimentata: è bene assumere nei propri confronti un atteggiamento compassionevole che implichi il prendere consapevolezza, senza combattere o negare, le emozioni che si stanno esperendo, anche se contrastanti. Comprendere il perché le si prova, attribuire ad esse un significato, considerarle normali e necessarie per il processo di superamento del lutto può aiutare a stare nel momento presente e ad elaborarle. È utile anche ricordare a se stessi che la sofferenza è temporanea e che si potrà tornare a stare bene.
Può essere di aiuto, in questo processo, tenere un diario delle proprie emozioni, che può aiutare a ricostruire e a rendersi conto di quello che si sta sperimentando, in relazione a quali pensieri e situazioni.
- Accettazione dell’eventuale necessità di ridurre i ritmi della quotidianità: l’atteggiamento compassionevole aiuta il soggetto a riconoscere l’eventuale necessità di prendere un momento in cui abbassare l’intensità della propria vita quotidiana, permettendosi di non essere sempre al pieno delle proprie funzionalità, proprio perché si sta soffrendo, senza alcun tipo di giudizio personale.
Questo comporta anche il non esigere da se stessi di comportarsi in modo “normale” o di mettere pressione affinché si possa affrontare tutto nel minor tempo possibile. Implica il concedersi il giusto e necessario tempo.
- Attenzione al sé e ai propri bisogni: è importante, in questa fase della vita, riconoscere i propri bisogni e desideri, in quanto la soddisfazione di questi ultimi può aiutare nella riacquisizione di una dimensione di benessere individuale. Questo comporta il dedicarsi degli spazi privati per effettuare tutte quelle attività che stimolano e soddisfano ed il ricreare una buona routine individuale che permetta di ridurre il senso di perdita della propria individualità, che spesso accompagna il termine del rapporto. Questo permetterà di esperire la possibilità di riprendere in mano la propria vita;
- Evitamento dell’isolamento: ciò che spesso si verifica, quando si soffre, è di considerare se stessi come gli unici che stanno affrontando un momento di difficoltà. Questo pensiero disfunzionale aumenta il senso di perdita ed isolamento e quindi l’esperienza di emotività negativa. Creare con familiari o amici fidati uno spazio di ascolto libero da giudizio, consente di trovare sollievo dal rischio di chiudersi in una attività rimuginativa che non fa altro che mantenere sempre presente il pensiero negativo e la corrispondente emotività e di rielaborare con altri. Inoltre, stare in compagnia consente anche di avere un’occasione di distrazione dalla situazione specifica, scegliendo di svolgere insieme attività piacevoli;
- Individuazione di un professionista a cui chiedere aiuto: nel caso in cui il malessere esperito in seguito al divorzio dovesse permanere a lungo oppure se si dovessero sviluppare stati depressivi, rabbiosi, senso pervasivo di fallimento, perdita di valore complessivo può essere utile rivolgersi ad un professionista della salute mentale. Questo può aiutare ad effettuare quel processo di elaborazione e superamento della perdita che in autonomia non si è in grado di gestire.
BIBLIOGRAFIA
Kansky, J. and Allen, J.P. (2018). Making Sense and Moving On: The Potential for Individual and Interpersonal Growth Following Emerging Adult Breakups. Emerging Adulthood (Print) 6, no. 3 172–90.
Cigoli, V. (1998). Psicologia della separazione e del divorzio. Il Mulino
Rinaldi, G. (2020). Sul divorzio
Sbarra, D. A., & Emery, R. E. (2005). The emotional sequelae of nonmarital relationship dissolution: Analysis of change and intraindividual variability over time. Personal Relationships, 12(2), 213-232.
Articolo a cura della dott.ssa Chiara Mariani psicologa presso il centro di Legnano