La paura di mangiare in pubblico può minare seriamente la tua vita sociale, le prospettive lavorative o la tua carriera universitaria. Qualsiasi momento di socializzazione include mangiare o bere: gli incontri di lavoro spesso sono a pranzo o cena, i bar dell’università sono un ambiente dove è molto facile fare amicizie, e via dicendo.
Stress e paura di mangiare in pubblico
Se il mangiare o il bere di fronte agli altri ti causa molta ansia, potresti vivere queste situazione con grande stress o evitarle direttamente. L’evitamento crea un circolo vizioso che restringe progressivamente la tua quotidianità, perché più eviti, più sarà difficile mangiare o bere davanti agli altri.
Potresti ritrovarti a declinare inviti di amici o fare scelte di vita su opzioni che non prevedono il mangiare davanti agli altri, come ad esempio mangiare sulla scrivania dell’ufficio invece che andare in mensa e conoscere nuovi colleghi.
Meccanismi di innesco
La paura di mangiare o bere davanti agli altri può essere innescata da una grande varietà di situazioni:
- alcune persone si sentono ansiose in ogni situazione in cui devono mangiare o bere di fronte agli altri, mentre altre sono preoccupate solo in situazioni specifiche, come cene formali o feste.
- alcuni individui hanno molta ansia solo quando devono mangiare di fronte a figure autorevoli, altre invece si sentono in ansia anche quando devono mangiare assieme a persone che conoscono bene
- altri ancora hanno più paura di mangiare in ristoranti affollati, mentre non hanno una così forte attivazione ansiosa in posti tranquilli con pochi commensali.
Mangiare in pubblico e aumento dell’ansia
Se sei come la maggior parte delle persone con l’ansia di mangiare in pubblico, il tuo livello di ansia probabilmente aumenta in proporzione a quanto è difficile il cibo che devi mangiare:
- I cibi che necessitano posate come insalate, zuppe e piatti con molte salse sono generalmente quelli che provocano più ansia
- Cibi potenzialmente “incasinati” come gli spaghetti possono essere molto ansiogeni perchè c’è un’alta probabilità di episodi imbarazzanti durante il pasto.
- I “finger food” (cibo da mangiare con le mani come tartine, panini ecc.) sono in genere meno ansiogeni
Paura di mangiare in pubblico
Se hai paura di mangiare o bere in pubblico, c’è probabilmente una lunga lista di eventi che temi succedano durante queste situazioni, come ad esempio
- le tue mani tremeranno
- Rovescerai il cibo o la bibita
- Ti strozzerai con il cibo e tutti ti guarderanno
- Vomiterai o perderai il controllo dell’intestino
- Sembrerai poco attraente mentre mangi
- Diventerai rosso per il troppo piccante nel cibo
Ricerche sull’ansia sociale
Alla base di tute queste paure c’è la paura di essere giudicato negativamente dagli altri.
Infatti, uno studio del 2015 ha trovato che questa paura del giudizio negativo spiega in parte la relazione tra ansia sociale e alcuni aspetti dei disturbi alimentari. Uno studio del 2012 ha scoperto che l’ansia sulla propria rappresentazione sociale e la paura di un giudizio negativo sono fattori di rischio sia per l’ansia sociale sia per i disturbi alimentari.
Di conseguenza, per trattare questo tipo di ansia è necessario modificare queste credenze sottostanti negative e la paura del giudizio sociale.
Soffro di fobia sociale?
Risulta doverosa a questo punto una precisazione importante: non tutte le volte in cui sperimentiamo un’attivazione emotiva spiacevole, come ad esempio l’ansia anticipatoria, l’imbarazzo o la vergogna significa che stiamo vivendo un problema di rilevanza clinica.
A ciascuno di noi può succedere di provare timidezza in una situazione sociale, ma ciò non significa che il disagio provato in quella circostanza sia così intenso da pregiudicare il nostro normale funzionamento, ne che produca conseguenti reazioni di evitamento sistematico.
Ciò che discrimina quindi una normale timidezza caratteriale da una fobia sociale è l’intensità degli stati emotivi, che quando divengono di rilevanza clinica ostacolano il normale svolgimento delle attività quotidiane.
Preoccupazioni di chi soffre di ansia sociale
Chi non soffre di ansia sociale solitamente inizia a preoccuparsi poco tempo prima che si verifichi la circostanza temuta, non evita la situazione e gradualmente dopo essersi esposto a tale situazione riscontra una riduzione del livello di attivazione emotiva; tutto ciò porterà l’individuo a non desiderare di evitare in futuro altre situazioni dalle caratteristiche simili.
Chi soffre di ansia sociale invece solitamente inizia a preoccuparsi molto tempo prima che si verifichi la situazione temuta, sperimentando ansia crescente tanto più si avvicina all’evento che, talvolta, può arrivare ad evitare per l’eccessivo timore; quando si trova in questa situazione l’individuo che soffre di ansia sociale inoltre tende a stare sempre peggio e in futuro si scoprirà ancor più preoccupato all’idea di affrontare una situazione simile a quella in cui ha provato malessere.
Quindi, se la timidezza o il senso di disagio che qui è stato descritto diventa il motivo per cui la persona evita determinate situazioni sociali o le affronta ma con un’ansia molto elevata, si può parlare allora di Fobia Sociale.
Sintomi e conseguenze della fobia sociale
La Fobia Sociale causa una serie di importanti conseguenze sulla vita dell’individuo, in quanto interferisce significativamente con il suo grado di funzionamento sociale appunto, ma anche scolastico/lavorativo ed affettivo.
Per quanto concerne l’ambito scolastico, spesso l’ansia si esprime sotto forma di ansia da prestazione, mentre all’interno dell’ambito lavorativo si esprime soprattutto sotto forma di evitamenti: evitamento di situazioni in cui si debba parlare di fronte a dei colleghi, evitamento di mansioni che potrebbero comportare una valutazione, evitamento di contatti con il pubblico, evitamento di colloqui di lavoro.
Sintomi che impattano sulla vita
Questi sintomi impattano sulla vita dell’individuo in maniera importante, causando talvolta la perdita del lavoro o l’impossibilità a trovarne uno. L’ansia sociale, per definizione esprimendosi in rapporto alle relazioni sociali, ostacola la vita interpersonale dell’individuo e può addirittura comportare un vero e proprio isolamento sociale, con ricadute sulla soddisfazione dei bisogni di natura affettiva e sul tono dell’umore (tristezza, fino alla depressione).
Infine, è importante sottolineare come sia frequente che gli individui che soffrono di ansia sociale ricorrano all’uso di sostanze stupefacenti (cannabis, cocaina, amfetamine e alcool) al fine di alleviare i sintomi affettivi e di ottenere una sorta di impulso chimico alla propria iniziativa sociale, facilitando in qualche modo le relazioni con gli altri.
Questo meccanismo tuttavia esita in poco tempo in un circolo vizioso, in cui la persona non riesce più a sostenere situazioni sociali senza consumare la sostanza, dalla quale può sviluppare una dipendenza anche in breve tempo.
Trattamento della paura di mangiare
Quando la paura di mangiare o bere in pubblico è un sintomo del Disturbo d’Ansia Sociale (circa il 25% delle persone con DAS ha questo tipo di paura) è raccomandata la psicoterapia cognitiva.
La psicoterapia cognitiva mira a identificare i pensieri automatici negativi e a sostituirli con pensieri più realistici.
Affianco al lavoro sui pensieri, è fondamentale l’esposizione graduale alle situazioni temute, ossia stabilire insieme al terapeuta una serie di situazioni in cui si mangia davanti agli altri.
Per superare la paura, bisogna affrontare la paura, realmente, sul campo. In questo modo, la persona prima lavora sui pensieri automatici che la portano a dare molta importanza al giudizio degli altri, quando si sente pronta, accompagnata dal terapeuta, inizia a stabilire una serie di situazioni in cui prova progressivamente più ansia e poi inizia ad affrontarla.
Roma non è stata costruita in un giorno, così come la paura di mangiare fuori non si può superare semplicemente “fregandosene”, ma stabilendo un itinerario graduale passo per passo si possono raggiungere risultati prima reputati impossibili.
Articolo scritto dal Dott. Simone Sottocorno Psicologo e Psicoterapeuta responsabile clinico del Centro InTerapia
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