Cosa significa avere un’ossessione?
All’interno di quello che viene definito Disturbo Ossessivo-Compulsivo (DOC), le ossessioni possono essere pensieri, immagini mentali, idee, impulsi a fare qualcosa che si affacciano alla nostra mente in maniera non voluta ed emotivamente allarmante e/o fastidiosa.
Quando un’ossessione bussa alla nostra porta, può apparire anche del tutto scollegata dalla situazione che stiamo vivendo in quel momento: ad esempio, può balenare in noi il dubbio di poter avere una malattia mentre siamo a tavola con la nostra famiglia. Inoltre, tra le caratteristiche delle ossessioni c’è anche la possibilità che vadano a cozzare con nostri valori e ideali: ad esempio può apparire nella nostra mente l’idea che la moglie del nostro collega sia bella e questo pensiero è così lontano dal nostro ideale di matrimonio che ci spaventiamo all’idea di aver pensato una cosa simile della moglie di un altro.
Ancora, le ossessioni possono sembrarci paradossali: ad esempio posso rendermi conto di essere una persona che non crede alla fortuna né alla sfortuna, ma intanto ho un’ossessione relativamente al fatto che il volume della radio debba essere sempre di numero pari perché questo è meglio dei numeri dispari.
Cosa sono le Compulsioni
Le ossessioni sono seguite da quelle che vengono chiamate compulsioni.
Si tratta di comportamenti ripetuti nel tempo, volti a scongiurare che si verifichi il contenuto delle ossessioni.
Ad esempio potrei scoprirmi a continuare a dire una preghiera per tutte le volte che alla mia mente bussa l’ossessione relativa alla moglie del mio collega:
“se penso che la moglie altrui sia bella, significa che sono colpevole e in qualche modo devo redimermi”. Oppure: “potrei essermi contaminata toccando la maniglia del bagno pubblico, quindi devo lavarmi le mani per scongiurare che ciò si verifichi”.
Oppure: “se penso che quell’uomo sia elegante e piacevole, forse sono omosessuale ed è bene che io mi faccia una doccia per allontanare questa idea che mi spaventa”.
Le ossessioni sono raggruppabili in alcune categorie, ad esempio esistono ossessioni da contaminazione, da danno o aggressività verso sé o altre persone (“ho visto quel coltello in cucina e ho pensato che potevo prenderlo per fare male a me o a qualche mio familiare”), scaramantiche, omosessuali, relazionali-sentimentali (come nell’esempio suddetto relativo alla moglie del collega).
Anche le compulsioni (che possono essere comportamenti visibili oppure azioni mentali) sono possono essere annoverate in categorie, come le compulsioni da lavaggio, da controllo (ad esempio verificare che il gas sia chiuso per scongiurare l’ossessione che si verifichi un incendio domestico; oppure ricontrollare ripetutamente di aver chiuso la macchina o la porta di casa), da ordine e simmetria (es. riordinare i libri perfettamente allineati sugli scaffali), da conteggio, da accumulo etc.
Le compulsioni che invece non sono comportamenti osservabili bensì sono azioni mentali possono essere ad esempio ripetere delle frasi nella propria mente, pensare ripetutamente a preghiere etc.
Cosa sono le preoccupazioni
Le preoccupazioni sono parimenti dei pensieri, delle immagini mentali o delle idee, a volte possono assumere caratteristiche catastrofiche o drammatiche (es. “non supererò mail l’esame”, “dovrò fare una presentazione al lavoro e so che starò male per l’ansia”, “potrei avere un tumore”), non desiderate, a volte intrusive e fastidiose o angoscianti. La differenza sta nella frequenza con cui si verificano questi pensieri, nel peso che vi attribuiamo e nella tolleranza emotiva che associamo ad essi.
Per esempio, possiamo immaginarci di essere delle donne con figli piccoli o appena nati. A un certo punto sentiamo una notizia al telegiornale di una donna che ha gettato dal balcone il proprio figlio neonato. In noi balena il parallelismo tra questa notizia e la nostra situazione: siamo donne anche noi, siamo neomamme anche noi…
- A questo punto,
- quali scenari possono prospettarsi?
- Come sappiamo se questi pensieri sono ossessioni o preoccupazioni?
Da un lato, possiamo iniziare a pensare di poter fare lo stesso e prefigurarci l’immagine di andare nella camera di nostro figlio e immaginare con orrore di fare come nella notizia in TV.
Per questo motivo, corriamo a farci una doccia fredda oppure iniziamo a pregare oppure attuiamo altre compulsioni credendo fermamente che siano l’unico modo per non compiere quell’atto tremendo. In questo caso, l’immagine intrusiva di poter essere come la donna della TV diventa una vera e propria ossessione, si ripete nel tempo e viene seguita da compulsioni mentali (ripetere preghiere nella propria mente) oppure osservabili (fare una doccia).
Dall’altro lato, possiamo iniziare a pensare di poter fare come la donna in TV e ignorare successivamente questa idea: il pensiero arriva, sentiamo ansia, ma scegliamo poi di ignorarlo e riusciamo in qualche modo a tollerare sia l’ansia che sopraggiunge nell’averlo sia l’idea di averlo avuto.
Gradualmente l’ansia si ridurrà parallelamente all’aver lasciato correre quel pensiero.
Questo breve esempio ben descrive la differenza tra un’ossessione e una preoccupazione.
Nella vita di tutti i giorni, tutte le persone sperimentano preoccupazioni, che spesso sono anche pensieri bizzarri, come ad esempio l’idea di non aver chiuso adeguatamente la porta di casa oppure il pensiero di poter contrarre AIDS in seguito al non aver lavato bene le mani in bagno.
Nel caso di ossessioni, la persona che ne è affetta continuerà ad avere il dubbio di essere stata contagiata e continuerà a lavarsi le mani in un rituale sfinente e infinito, pur sapendo di essersi già lavata le mani e pur ammettendo l’ipotesi di non essere stata contaminata e di non contrarre per forza AIDS; invece la persona che sarà afflitta da una preoccupazione, sentirà agitazione e ansia, magari anche molto intensamente, ma tollererà questo stato emotivo e attribuirà minor peso a questo dubbio, finché a un certo punto quest’ultimo gradualmente non si affaccerà più alla sua mente.
Persone che soffrono di Disturbo Ossessivo-Compulsivo spesso pensano di essere pazze, di aver perso totalmente il controllo, di non poter fare nulla per la propria patologia; spesso si vergognano e vengono realmente additate da amici, familiari o dalla società come aventi qualcosa di strano, insolito e, per tale motivo, grave o pericoloso. Naturalmente non è così.
Terapia dei DOC
Ci sono linee guida di trattamento chiare e ben rigorose in quanto al DOC.
Si tratta di una patologia e, come tale, va riconosciuta e inserita entro un percorso terapeutico ben delineato.
Creare un ambiente di accoglienza supportato dalla presenza di un team di professionisti multidisciplinare è la base per poter intraprendere un lavoro terapeutico valido. La terapia cognitivo-comportamentale è elitaria nel garantire efficacia nel trattamento di questo tipo di disturbo.
Autore
Articolo A cura di: Dott.ssa Silvia Bosio psicologa e psicoterapeuta presso la sede di psicologia del centro interapia di Saronno
Bibliografia Essenziale sulle ossessioni
Fricke S. & Hand I. (2007), “Avrà chiuso la porta di casa? Affrontare le proprie ossessioni”, Erickson.
Mancini F. (2016), “La mente ossessiva. Curare il disturbo ossessivo-compulsivo”, Raffaello Cortina Editore.
Melli G. (2018), “Vincere le ossessioni. Capire e affrontare il disturbo ossessivo-compulsivo”, Erickson.