Per alcune persone, non essendo semplice né descrivere le proprie emozioni tanto meno comprendere quelle dell’altro, è più difficile relazionarsi in maniera stabile. Inoltre, all’interno delle relazioni siamo guidati da un sistema di aspettative sulle risposte dell’altro in diverse situazioni: una cattiva valutazione di queste dinamiche complica ulteriormente il proprio funzionamento sociale.
Come e quando si sviluppano le capacità relazioni?
Per lo sviluppo di capacità relazionali è necessario avere una buona competenza emotiva, che inizia a svilupparsi fin dalla prima infanzia grazie alla relazione con i caregiver, solitamente i propri genitori. Infatti, crescere in un contesto validante – cioè in un ambiente dove il caregiver valida le emozioni del bambino – è essenziale per sviluppare una buona competenza emotiva. Così facendo, il bambino impara che le sue emozioni “vanno bene”, le riconosce ed è in grado di esprimerle.
Risultano quindi fondamentali le relazioni di attaccamento. Con il concetto di attaccamento si intende un sistema di atteggiamenti e comportamenti nella creazione di un legame specifico tra due persone che si sviluppa fin dall’infanzia nel rapporto tra bambino e genitore e che viene portato avanti per tutta la vita. Per definire il tipo di attaccamento si osserva la modalità di relazione del caregiver in situazioni problematiche e di vulnerabilità del bambino. In base a queste interazioni, più o meno funzionali, il bambino sviluppa rappresentazioni mentali e pattern che lo guideranno nelle interazioni con l’esterno.
In base a questa interazione vengono definiti diversi quattro tipi di attaccamento:
- sicuro: nel momento in cui il bambino viene lasciato dal caregiver risulta turbato e in seguito si fa consolare;
- insicuro-evitante: il bambino ignora il caregiver, sembra non interagire con esso;
- insicuro-ambivalente: il bambino ha comportamenti contraddittori nei confronti del caregiver: a tratti la ignora, a tratti cerca il contatto;
- disorganizzato: il bambino mette in atto dei comportamenti stereotipati ed è sorpreso quando il caregiver si allontana.
Lo sviluppo di un attaccamento sicuro porterà il bambino a sviluppare l’abilità di regolare e modulare impulsi ed emozioni; promuoverà valori e comportamenti prosociali come l’empatia la compassione, la gentilezza e la moralità; a sviluppare un solido senso del sé cioè maggiore autostima, abilità di mastery e differenziazione di sé, la capacità di gestire imprevisti e stress e infine a creare e mantenere relazioni stabili. Questo rende l’attaccamento sicuro un fattore protettivo contro comportamenti e pattern cognitivi antisociali.
Quando si parla di dipendenza patologica?
Nonostante tutti noi sperimentiamo la sensazione di solitudine e in momenti di difficoltà sentiamo il bisogno dell’altro, non siamo in presenza di una dipendenza patologica perché l’idea che abbiamo di noi non viene influenzata. Al contrario, si parla di dipendenza patologica quando il bisogno di vicinanza dell’altro è pervasivo e intenso, tanto da ricercare costantemente rassicurazione e vicinanza dell’altro avviando di conseguenza dei circoli viziosi. Se queste dinamiche sono agite fin da piccoli risultano poco consapevoli, risulta faticosa la comprensione delle conseguenze sull’altro e la creazione di modalità alternative.
Perché si sviluppa una dipendenza patologica?
Non esiste una singola causa, solitamente vi è un’interazione tra predisposizione genetica a manifestare alcuni comportamenti in momenti di vulnerabilità ed esperienze in età infantile. Questo porta allo sviluppo di credenze sul sè, sul mondo e sull’altro. Per esempio, nel caso di persona con un carattere introverso e con genitori assenti e poco accudenti si possono sviluppare delle specifiche credenze su di sè: “sono solo”, “non sono amabile”. Nel tentativo di fronteggiare questa situazione vengono messe in atto delle strategie. Secondo questo esempio una strategia di fronteggiamento possibile è la richiesta costante dell’altro. Nel caso questa strategia sia agita in maniera rigida può portare a dipendenza patologica, alimentando il circolo vizioso.
Quindi cosa succede in una relazione?
Molto spesso si evidenzia che le dinamiche relazionali si ripetono nel tempo e nelle diverse relazioni che creiamo. Si vengono a creare dei cicli interpersonali: mettiamo in atto dei comportamenti sulla base delle nostre credenze, scatenando nell’altro una risposta. Talvolta questa risposta sembra confermare la nostra credenza.
Come uscire da queste dinamiche?
È importante riconoscere i propri comportamenti, le proprie credenze ed eventuali cicli interpersonali che creiamo. Un percorso psicoterapeutico può aiutare a prendere consapevolezza delle nostre dinamiche relazionali e avviare un cambiamento per raggiungere un buon funzionamento sociale.
Articolo scritto dalla dott.ssa Giada Sera psicologa e psicoterapeuta presso la sede di Saronno del centro di psicologia Interapia