Non esiste una definizione univoca e scientificamente accreditata di responsabilità genitoriale né sotto il profilo normativo né sotto quello psicologico e ciò è indice della complessità insita nel costrutto stesso.
Basti pensare al turbinio di cambiamenti che il “semplice” fatto di diventare genitori porta con sé nella quotidianità e la profonda ridefinizione del sé che avviene conseguentemente alla necessità di integrare il nuovo ruolo di “madre” o “padre”.
L’esercizio della genitorialità è, infatti, una competenza che non riguarda soltanto la relazione genitore-figlio bensì l’intero complesso delle interazioni familiari (relazione triadica, coniugale, co-genitoriale, con le famiglie di origine) e delle caratteristiche personologiche di ciascun soggetto coinvolto.
Definizione normativa
Nonostante non esista nella legislazione italiana un articolo di legge cha fornisca una definizione di responsabilità genitoriale, possiamo avvalerci dell’art. 316 del Codice civile e dell’art.30 della Costituzione per trarre quanto segue. “La responsabilità genitoriale è il complesso dei diritti e dei doveri, facoltà, obblighi, oneri facenti capo al genitore a seguito dell’atto di riconoscimento del figlio e aventi ad oggetto la sua istruzione, educazione, mantenimento fino al raggiungimento della maggior età e/o indipendenza economica”.
Dal punto di vista normativo, quindi, l’esercizio della responsabilità genitoriale è finalizzata ad assicurare da un lato un adeguato adempimento dei doveri che gravano sui genitori e, dall’altro, un’adeguata garanzia dei diritti e dei bisogni del minore per salvaguardare e promuovere il suo processo di crescita.
Ho appositamente parlato di bisogni per sottolineare come il dato normativo debba necessariamente integrarsi con altre scienze: psicologiche, neuropsicologiche, pedagogiche e sociali.
Definizione psicologica e sociale
Utilizzando le scienze psicologiche e sociali e cercando di integrare le varie definizioni presenti nel panorama della letteratura, possiamo riferirci alla responsabilità genitoriale come al “risultato dell’interazione fantasmatica e reale fra quel particolare figlio – con bisogni specifici legati al temperamento e all’età – e quel genitore, diversa in ogni momento della vita seppur con una sua stabilità di fondo”. Ma è altresì il risultato di interazioni familiari multiple – triadica per eccellenza ovvero fra il bambino e i due genitori – condizionato da modelli culturali, dai tratti di personalità dei genitori, dal rapporto coniugale e co-genitoriale e da fattori socio-ambientali e contingenti di vita.
La genitorialità, cioè l’essere genitori, vuol dire creare uno spazio mentale e relazionale in cui il figlio pian piano possa determinarsi perché “pensato” da qualcuno che lo vede nei suoi bisogni.
È, infatti, fondamentale che il genitore riesca ad allinearsi con quelli che sono i bisogni e i desiderata del figlio avendo in mente le sue inclinazioni e caratteristiche peculiari così da accompagnarlo e supportarlo nel suo processo di crescita e sviluppo.
Non esistono genitori buoni o cattivi in assoluto, quello che vediamo nel nostro lavoro è che spesso ci sono genitori che per molteplici ragioni e magari solo per circoscritti periodi della vita faticano ad agire nell’interesse dei figli e a vederli nei loro reali bisogni.
Separazioni, lutti, cambi di ruoli, stress, conflittualità, precarietà economica rappresentano alcuni dei fattori che possono contribuire ad affaticare un genitore nell’esercizio della propria genitorialità e alla creazione di interazioni familiari poco funzionali che determinano un malessere diffuso.
Alla luce dell’importanza e della complessità del ruolo genitoriale, un percorso di supporto psicologico/psicoterapeutico orientato a lavorare sulle proprie fragilità e fatiche e ad individuare insieme ad un professionista le strategie più funzionali per accompagnare i propri figli nel loro percorso di crescita si dimostra spesso una soluzione funzionale e risolutiva per quel senso di appesantimento che in alcuni momenti della vita possiamo provare.
Infine, ricordiamoci che essere genitori è veramente il compito più difficile tant’è che Sigmund Freud stesso affermava :
“essere genitori è un mestiere impossibile (accanto al governare e al curare) anche perché il genitore, nell’ambito di una relazione di dipendenza, ha la responsabilità di accompagnare l’emancipazione del figlio”.
Bibliografia:
- Valutare le competenze genitoriali. Teorie e tecniche Laura Volpini Carocci Faber Editore
- Buone pratiche per la valutazione della genitorialità: raccomandazioni per gli psicologi a cura dell’Ordine degli psicologi della regione Emilia- Romagna. Pendragon
Articolo scritto dalla dott.ssa Serena Baj psicologa presso il centro di Saronno è possibile prenotare un appuntamento attraverso la nostra pagina dei contatti.
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