Rimuginio: “Pensa bene prima di prendere una decisione! Rifletti su ciò che hai fatto!”
Quante volte, probabilmente, abbiamo sentito queste frasi nella nostra vita, quante volte siamo stati invitati a usare il pensiero e la riflessione a fronte di una situazione problematica. La riflessione su esiti indesiderati ci ha permesso di comprendere e apprendere dall’esperienza come poter cambiare le cose.
Uno degli aspetti importanti nello sviluppo dell’essere umano è stata la capacità di prevedere gli esiti di un comportamento o di una situazione, che ci ha permesso di proteggerci da conseguenze potenzialmente negative.
La mente umana è caratterizzata dalla tendenza a ritornare sui problemi irrisolti e a prevenire eventuali minacce future.
Ruminazione mentale
Si parla di ruminazione mentale (o rimuginio), un processo di pensiero comune a tutti, ognuno di noi sperimenta di continuo momenti di riflessione necessari per prendere una decisione o pianificare la soluzione di un problema e in questo caso risulta essere utile.
Il rimuginio di per sé non è una condizione, un comportamento disfunzionale, ma può diventarlo quando si protrae nel tempo e prevalgono emozioni e pensieri negativi.
Cos’è il rimuginio?
Il termine “rimuginio” indica un fenomeno clinico caratterizzato da ripetitività e capacità pervasiva di occupare spazio mentale (Sassaroli, Ruggiero et al 2003).
In termini tecnici è considerato uno stile di pensiero negativo, analitico, ripetitivo che negli ultimi decenni ha mostrato di avere un impatto fondamentale nel sostenere molti disturbi psicologici.
Esso è caratterizzato dalla concatenazione di pensieri con valenza negativa e relativamente incontrollabili, attivata nel tentativo di mettere in moto un problem solving mentale su una questione dal risultato incerto.
Rimuginare diventa quindi una strategia di regolazione delle preoccupazioni che implica la costruzione di scenari negativi futuri, restringendo l’attenzione a potenziali problemi per anticiparne gli esiti ragionando come in un dialogo interno fatto di ricorsività e ipotesi non verificabili.
Caratteristiche del rimuginio
Il rimuginio o WORRY è caratterizzato dalla ripetitività del pensiero, pensieri vissuti come intrusivi che ci chiudono la mente, ci isolano e ci tengono lontano da ciò che ci circonda. Il rimuginio non permette di andare oltre perché quando si inizia a rimuginare è difficile, quasi impossibile, smettere.
Rimuginio e Problem Solving
Per spiegare il rimuginio è utile partire da un altro processo mentale molto simile: il problem solving.
Tutti, nella quotidianità, si impegnano in questo tipo di ragionamento: si presenta un problema e, in modo sistematico, si analizzano tutte le possibili strade da percorrere per arrivare ad una soluzione analizzando pro e contro e le possibili conseguenze e implicazioni. Questi ragionamenti sono adattivi e funzionali in quanto permettono di giungere ad una decisione ponderata e consapevole che consente di risolvere il problema.
Il rimuginio o “worry”, invece, è uno stile di pensiero che accomuna i disturbi d’ansia e si caratterizza per la successione veloce di pensieri negativi, ripetitivi, incontrollabili relativi a eventi futuri, spesso senza una soluzione chiara. Questi pensieri si attivano in modo automatico nel tentativo di mettere in atto un problem solving mentale su una situazione futura dal risultato incerto. L’insidia sta nel fatto che, in quanto futuri e ipotetici, gli esiti della situazione temuta non sono in alcun modo controllabili in anticipo.
Graficamente il rimuginio potrebbe essere rappresentato come una spirale il cui punto di partenza è il problema su cui si incentrano i pensieri e da qui parte una spirale di scenari negativi che allontana sempre più da una soluzione.
Il rimuginio viene erroneamente scambiato per una modalità adattiva di gestione dei problemi perché, in effetti, preoccuparsi per eventi che potrebbero accadere, cercando di immaginare ogni scenario possibile, dà un senso di controllo. Così rimuginare diventa una strategia di regolazione dell’ansia che implica la focalizzazione dell’attenzione verso potenziali problemi futuri per poter anticipare gli esiti.
Conseguenze del rimuginio
Il rimuginio impedisce di fare spazio nella mente a pensieri più funzionali, questo dialogo interno prosciuga le energie del soggetto e può avere ricadute sulla capacità di prendere decisioni, affrontare i problemi ed essere in grado di concentrarsi.
Già Freud concepiva l’ansia come un segnale della presenza di un “pericolo” nell’inconscio.
Rimuginio e Ansia
In risposta a questo segnale d’ansia, vengono mobilitati dei meccanismi di difesa per impedire che pensieri e sentimenti percepiti come pericolosi giungano alla consapevolezza cosciente. Se il segnale d’ansia non riesce ad attivare in modo adeguato le risorse difensive allora ne deriva un’ansia intensa e persistente o altri sintomi.
L’ansia per Freud era al tempo stesso segnale e sintomo.
Il rimuginio è tipico dei disturbi d’ansia e in particolare del disturbo d’ansia generalizzato, in cui è evidente la presenza di uno stato di tensione e timore che il soggetto sperimenta nei confronti di una minaccia predetta come catastrofica.
Cosa porta il rimuginio?
Il rimuginio porta con sé:
- una scarsa o nulla attenzione per il momento presente
- il mantenimento di emozioni disturbanti
- scarsa efficacia nei comportamenti
- scarsa efficacia nella risoluzione dei problemi e nel prendere decisioni
Borkovec evidenzia gli elementi fondamentali del rimuginio: predominanza del pensiero verbale negativo, rispetto ad uno scarso pensiero immaginativo, l’evitamento cognitivo e l’inibizione dell’elaborazione emotiva.
Egli ha inoltre evidenziato un fattore di mantenimento del rimuginio nel fatto che il soggetto attribuisce erroneamente all’attività mentale del rimuginare alcuni scopi positivi e vantaggiosi.
Tra questi si evidenzia l’attenuazione dell’ansia sintomatica e di uno stato d’animo spiacevole, essendoci un raffreddamento degli stati fisiologici spiacevoli tipici dell’ansia e delle sensazioni negative caratteristiche dell’arousal ansioso. Il soggetto che rimugina attribuisce al rimuginio una funzione di strategia di risoluzione del problema, pur essendo inutile o addirittura dannoso.
Molti soggetti non sono consapevoli del fatto che il rimuginio è un’attività mentale che non porta all’elaborazione di un piano concreto ed efficace di risoluzione dei problemi; pertanto, lo percepiscono erroneamente come un pensiero produttivo.
Inoltre, è presente la credenza che il pensare continuamente ai termini di un problema e a tutti i possibili risvolti negativi di una situazione possa essere utile nel prepararsi ad affrontarli concretamente quando e se questi si presenteranno.
Rimuginio disadattivo
Il rimuginio diventa disadattivo nel momento in cui si viene a connotare come una vera e propria condizione di inibizione emozionale che si protrae a lungo nel tempo: nella elaborazione cognitiva del problema non è presente, o lo è solo in minima parte, un piano di risoluzione concreta, si genera uno stato emozionale ansioso.
Anche Sassaroli e Ruggiero (2006) delineano le caratteristiche del rimuginio patologico che è reso possibile dalla presenza nella memoria a lungo termine di informazioni negative, da un’attenzione selettiva (bias attenzionali) verso percezioni ed emozioni minacciose e da stati mentali di ipervigilanza.
Il rimuginio può essere di tipo “ascopico”: il soggetto non è in grado di spiegare o riferire le credenze circa i motivi che lo portano a rimuginare.
Wells parla di meta-rimuginio ossia di tutte le preoccupazioni che il soggetto ha per il fatto stesso di rimuginare: possono esserci convinzioni di pericolosità e di incontrollabilità, per cui il soggetto si percepirebbe come non in grado di controllare il proprio pensiero e a rischio di impazzire, o possono esserci convinzioni autosvalutative dove il soggetto interpreta la tendenza a rimuginare come un segnale di debolezza e di inadeguatezza personale.
Il rimuginio è in grado di ridurre la capacità di autocontrollo e di tolleranza delle emozioni e delle sensazioni negative in chi ne soffre, generano una condizione di costante disequilibrio emozionale.
La psicoterapia del rimuginio
I pensieri tipici del soggetto che rimugina sono connotati da interpretazioni “catastrofiche” di possibili eventi futuri e l’intervento psicoterapeutico può avere un effetto positivo.
La psicoterapia del rimuginio si basa sull’osservazione che il paziente ha una rappresentazione distorta della pericolosità e gravità degli eventi futuri che stima altamente probabili e ha uno scarso senso di autoefficacia, ovvero ha scarsa o quasi nulla fiducia nelle proprie capacità di farvi fronte e superarli.
E’ importante, ai fini del trattamento psicoterapeutico, che il terapeuta aiuti il paziente a prendere coscienza dei pensieri disadattivi, per poi intervenire con tecniche di ristrutturazione cognitiva per modificarli e rimodularli.
Si è detto che il soggetto che rimugina può erroneamente rappresentarsi questo processo come utile per fronteggiare le situazioni problematiche: sarà, pertanto, importante che il terapeuta individui e intervenga sulle convinzioni disfunzionali.
Pensieri negativi sul futuro
Il rimuginio, inoltre, è costituito da numerosi pensieri negativi sul futuro che non permettono al soggetto di prestare attenzione al presente; questo può essere un elemento su cui il terapeuta può intervenire aiutando il paziente a concentrare le proprie energie ed il proprio tempo sul qui ed ora.
La psicoterapia del rimuginio sarà fondamentale per rendere i pazienti consapevoli, tramite l’auto-osservazione ed il monitoraggio, dei propri comportamenti e pensieri oltre che delle situazioni in grado di stimolarli.
L’automonitoraggio consentirà al paziente di individuare sempre più precocemente l’inizio del rimuginio e di rispondere prima, mettendo in atto nuove strategie di fronteggiamento apprese in terapia.
Psicoterapia Cognitiva
La psicoterapia cognitiva ha diverse tecniche di ristrutturazione cognitiva dei pensieri negativi tra cui, ad esempio, la ricerca delle prove a favore e contro le credenze patogene, individuate insieme al terapeuta in seduta.
Una tecnica molto valida è quella della decatastrofizzazione il cui scopo è rimodulare la rappresentazione catastrofica della situazione temuta promuovendo una valutazione degli eventi più realistica attraverso l’immaginazione di esiti più probabili e l’individuazione di strategie di coping più efficaci.
La psicoterapia del rimuginio mediante il terapeuta guiderà il paziente verso un modo più funzionale e adattivo di interpretare le esperienze: solleciterà la scoperta attiva incoraggiando il paziente ad essere propositivo.
Tutto ciò favorirà nel paziente l’abbandono di un pensiero rigido a favore di un pensiero flessibile e funzionale, tramite cui interpretare gli eventi da diverse angolature.
Il paziente sperimenterà come sia possibile interpretare la realtà guardandola da diversi punti di vista dandole significati differenti.
Un’altra tecnica cognitivista è il “Worry Outcome Diary” che consiste nel chiedere al paziente di individuare e registrare ogni rimuginio che sperimenta durante la giornata e quali siano, nello specifico, le conseguenze che teme.
Questa tecnica evidenzia al paziente la frequenza reale con cui gli eventi negativi temuti si verificano e come sia possibile padroneggiarli con adeguate strategie di coping.
Infine, la psicoterapia del rimuginio non potrà prescindere da tecniche di esposizione e tecniche di rilassamento che insegnano al paziente la respirazione diaframmatica e il rilassamento muscolare progressivo.
Conclusioni
E se è vero che pensare, riflettere, soffermarsi sulle questioni della vita fa parte dell’essere umano, è altrettanto vero che pensare troppo uccide la serenità, crea insicurezza e disturba l’umore e non solo.
Quando si rimugina una parte importante del nostro quotidiano è accompagnata da preoccupazioni che interferiscono sulle attività e a volte capita di essere talmente dentro questo processo da riuscire a riconoscerlo solo quando inizia ad avere un costo troppo alto.
Rimuginare è come un vortice che “ingloba”, “cattura”, è come se si volesse uscire dalle sabbie mobili ma in realtà ci si continua a muovere e oltre a non trovare una soluzione chiara ci si annega dentro.
Come diceva Wells, celebre psicoterapeuta e autore di numerose pubblicazioni scientifiche, non è tanto un pensiero negativo a generare tristezza o emozioni spiacevoli, ma il fatto di alimentarlo rimuginando più e più volte su di esso.
Articolo scritto dalla Dott.ssa Viviana Orizzi della sede del Centro InTerapia di Saronno
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Bibliografia
- Sassaroli S., Ruggiero G.M. (2003) “La psicopatologia cognitiva del rimuginio (worry), Psicoterapia Cognitiva e Comportamentale
- Sassaroli S., Ruggiero G.M., Lorenzini R. (2006) “Terapia cognitiva dell’ansia. Rimuginio, Controllo ed Evitamento.” ed. Raffaello Cortina
- Wells A. (2012) “Terapia metacognitiva per i Disturbi d’ansia e la depressione.” ed. Erikson
- Ellis A. (1957) “Teoria e terapia del pensiero ripetitivo” ed. Cortina