Perché hai iniziato a fumare?
Molto probabilmente avrai iniziato a fumare nel periodo della preadolescenza o dell’adolescenza.
In Italia, infatti, il problema del fumo è un’emergenza che riguarda circa un milione e 400 mila giovani tra i 15 e i 24 anni e circa 140 mila giovanissimi tra i 15 e i 17 anni fumano ogni giorno mediamente 10 sigarette [1] .
L’adolescenza è l’età in cui fattori come lo stress, pressioni psicologiche e conflitti con i genitori svolgono un ruolo importante sullo sviluppo della personalità individuale. Iniziare a fumare, spesso contro il volere degli adulti di riferimento, è sinonimo di trasgressione e ribellione, inoltre, fumare rappresenta un modo per affermare la propria identità indipendenza ed autonomia.
Perché continui a fumare?
Una volta che si inizia a fumare, spesso capita che le motivazioni che spingono a farlo non siano più le stesse che oggi fanno accendere una sigaretta.
Fumare assume per ogni individuo simboli e significati differenti: per alcuni può rappresentare una modalità per affrontare stress, ansie e disagi della vita quotidiana; per altri facilita i rapporti sociali e dà la percezione di migliorare alcune capacità cognitive come la concentrazione.
Inoltre, con il tempo, il fumo tende ad associarsi a situazioni tipiche come guidare, bere il caffè, parlare al telefono e si creano, così, collegamenti tra vissuti, immagini e sensazioni.
La percezione del rischio e le false credenze
Nel tempo, la dipendenza da nicotina altera la capacità di giudizio delle persone, spingendo ad una condotta estremamente deleteria per cui, mentre il pensiero della sigaretta diventa dominante l’intensità del disagio aumenta significativamente.
L’atto del fumare diventa compulsivo, il soggetto sente di doverlo fare e se ne è ostacolato può sentire un’agitazione che se raggiunge il suo picco si trasforma in ansia. L’utilizzo cronico porta ad un accumulo di conseguenze negative che determinano la decisione, volontaria o meno, di cercare aiuto [2].
Fumare: assunzione compulsiva di sostenze
Ma qual è il vero processo con cui si giunge all’assunzione compulsiva di sostanze? Qual è il ruolo degli eventi cognitivi nelle sue decisioni?
Gli approcci terapeutici cercano di ridurre le reazioni negative di tipo emotivo e/o comportamentale, attraverso il cambiamento di pensieri, credenze irrazionali e distorte, cercando di comprendere il modo in cui le scelte comportamentali e i pensieri disfunzionali contribuiscono al mantenimento della dipendenza.
Dal momento che è impossibile eliminare, minimizzare o evitare tutti gli eventi attivanti e di rischio che aumentano il bisogno di fumare, si sviluppano interpretazioni cognitive e scelte comportamentali alternative da mettere in atto quando si è di fronte a quelle situazioni.
Il fumo e la ricerca del piacere
Le credenze sono centrate sui temi di ricerca del piacere, di sollievo e fuga dal disagio e comprendono l’idea disfunzionale che una sostanza sia in grado di:
- mantenere l’equilibrio psicologico,
- fornire piacere o conforto,
- migliorare diverse aree del funzionamento della persona,
- alleviare la noia, il cattivo umore, lo stress.
Il fumo di sigaretta è concepito dal fumatore come una diretta conseguenza di una decisone spontanea e consapevole, per cui ci si percepisce come individui capaci di valutare rischi e benefici legati alla sigaretta e in grado di interrompere la dipendenza dal fumo.
In realtà, dietro questo aspetto si cela un comportamento che è “apparentemente razionale” e le decisioni spesso non sono guidate dalla nostra consapevolezza o volontà. Molto spesso, le persone sono portate a credere che siano meno a rischio di sperimentare un evento negativo rispetto ad altri, questa distorsione cognitiva viene chiamata Optimistic Bias.
Squilibrio di valutazione del rischio
È un atteggiamento per cui gli esseri umani valutano il rischio di una certa situazione, sottovalutando, in particolar modo, i pericoli quando il rischio li riguarda, e cambiando questo atteggiamento quando il rischio riguarda altre persone. Non è un tratto di personalità, come l’ottimismo, ma è un vero e proprio squilibrio nella valutazione del rischio [3].
È quindi importante:
- Rinforzare una maggiore consapevolezza di queste assunzioni distorte e introdurre credenze e comportamenti più adattivi, ma soprattutto, basati sulla realtà, che prendano il posto delle credenze disfunzionali;
- Promuovere un’analisi dettagliata dei costi e dei benefici, dei vantaggi e degli svantaggi, a breve e a lungo termine, ed esplorare ciò che è sbagliato.
Fissa un colloquio con la dott.ssa Federica Ferrari
Centro InTerapia Monza
Indirizzo: Via Felice Cavallotti, 11, 20900 Monza MB
Telefono: 375 568 1922
[1] Annamaria Bellantoni, sfuMIAmo? I benefici di una vita senza fumo, Indagine LILT (Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori), 2008
[2] Samuel A. Ball, Schemi cognitivi e credenze di base, Schema Therapy e Terapia Cognitiva nel trattamento dei disturbi di Asse I, 2011
[3] Masiero Marianna, Chiara Renzi, and Gabriella Pravettoni. “The Smoking Mind: A Psycho-Cognitive Perspective.” Beiträge zur Tabakforschung International/Contributions to Tobacco Research 27.5 (2017): 33-41.